La scossa anti-crisi parte dai distretti
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La scossa anti-crisi parte dai distretti

La scossa anti-crisi parte dai distretti

L'indagine. Per l'Osservatorio nazionale il traino principale delle filiere è nelle vendite oltreconfine
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MILANO
Dopo aver subito pesantemente gli effetti della crisi, tornano a respirare i distretti italiani e, se pure non si può ancora parlare di un recupero pieno, tuttavia nel 2010 cominciano a vedere uno spiraglio di luce.
Il Sole 24 Ore è in grado di anticipare i dati salienti del secondo Rapporto dell'Osservatorio nazionale distretti italiani, promosso e coordinato dalla Federazione dei Distretti italiani e realizzato con la collaborazione di Confindustria, Unioncamere, Intesa Sanpaolo, Fondazione Edison, Symbola, Censis, Istat, Banca d'Italia, Cna e Confartigianato. Il Rapporto verrà presentato domani, mercoledì 9 febbraio, a Roma, nella sede di Unioncamere, dove verranno anche fornite delle previsioni per l'anno in corso.
Nei 101 distretti messi sotto la lente, dove sono stati interpellati tra gli altri 49 imprenditori, il 58% degli intervistati ha dichiarato che a fine del 2010 il distretto era in una fase di ridimensionamento, con la flessione del fatturato della maggior parte delle imprese che ne fanno parte. Se questa percentuale sembra considerevole, occorre tuttavia considerare che il dato, a fine del 2009, era addirittura pari all'82 per cento. Inoltre, a fine dell'anno appena concluso il 20% del campione ritiene che il distretto abbia recuperato le posizioni perse e il 5% degli intervistati parla addirittura di crescita. Per quanto riguarda le singole aziende, il dato registrato è anche più incoraggiante: infatti, solo un imprenditore su quattro parla di un ciclo congiunturale ancora negativo a fine 2010 (era il 35% alla fine dell'anno precedente), il 20% è in una situazione stazionaria, e il 27% parla di fase di ripresa. Ancora più positivi sono i dati portati dal Centro Studi di Unioncamere per il Rapporto: su un campione di 1.500 aziende distrettuali, il 34,3% delle imprese ha registrato un incremento del fatturato rispetto al 2009 (l'anno precedente il dato era di solo il 4%), mentre quelle che hanno registrato un calo del fatturato sono state il 19,3 per cento. Significativo è anche il dato che mette a confronto le aziende distrettuali rispetto a quelle non distrettuali che operano nel medesimo comparto: in base ai dati forniti per il Rapporto dalla Fondazione Edison, nel 2010 le esportazioni dei distretti hanno ritrovato slancio. Infatti, nel periodo che va da gennaio a settembre dell'anno scorso l'export è cresciuto del 10,5% rispetto all'anno precedente, e in particolare spicca il boom delle esportazioni verso la Cina, dove i distretti hanno ottenuto performance assai migliori rispetto ai risultati del manifatturiero italiano nel suo complesso (+81,6% contro +48,8%). Inoltre, per la prima volta da diversi anni a questa parte, i distretti industriali hanno mostrato tassi di crescita superiori, anche se di un punto percentuale, rispetto a quelli di aree non distrettuali (rispettivamente +16,6% contro +15,6%). Ma quali sono i problemi che stanno affrontando i distretti italiani per uscire dalla crisi? Le difficoltà principali sono di quattro tipi: i ritardi nell'incasso di crediti commerciali, lamentati dal 75% delle imprese; la difficoltà di reperire sul mercato del lavoro personale qualificato (57,1%), problemi legati alla efficienza organizzativa, come i ritardi nelle consegne, la difficoltà di entrare in mercati ancora poco battuti e in genere alla commercializzazione di prodotti e, infine, un rapporto più critico con il sistema bancario che, fin dalla fine del 2008, ha adottato dei criteri di concessione del credito più prudenti alle aziende di distretto.
La conferma della fase di ripresa selettiva viene dall'analisi dei settori industriali di Prometeia e Intesa Sanpaolo, secondo cui il 2011 sarà ancora un anno di sfide per il manifatturiero italiano ma le imprese meglio posizionate sui mercati più dinamici potranno recuperare buone condizioni operative e fronteggiare le tensioni sui margini. La debolezza della domanda interna, sia sul fronte dei consumi sia su quello degli investimenti, imporrà alle imprese italiane di affidare la loro crescita ai mercati internazionali, che presenteranno però un ciclo meno vivace rispetto al 2010. Nel 2010, il fatturato manifatturiero (stimato in crescita a tassi prossimi al 10%) è stato sostenuto dalla positiva evoluzione delle vendite all'estero. Per la gran parte dei settori la crescita del fatturato estero è risultata infatti più vivace rispetto a quella nazionale.
franco.sarcina@ilsole24ore.com
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08/02/2011
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