*Anticipiamo alcuni stralci della rubrica "Lettere dalla Cina" che AgiChina24 proporrà ai lettori a partire da gennaio 2010. La rubrica ospiterà gli interventi di giovani italiani che vivono e lavorano in Cina, offrendo spunti di vita quotidiana e riflessioni originali. Chi sono? Andrea Bernardi, Corrado Gotti Tedeschi, Elisa Ferrero e Gianluca Morgese.
di Elisa Ferrero
Sinologa classe 1978, laureata in Lingue e Letterature straniere all'Università di Torino, 10 anni dal primo ingresso in Repubblica Popolare Cinese.
La lingua cinese mi appassiona ormai da 10 anni, ma parlo con piacere anche l'inglese, lo spagnolo e il francese, sperimentati tutti in varie fasi della vita.
Una forte attrazione per Pechino nata dal primo giorno mi ha portata a viverci, studiando prima e lavorando poi, dal 2004 al 2007. Vivo nuovamente qui da maggio 2009.
Gli stimoli derivanti dalla conoscenza di diverse lingue straniere e da una propensione per esperienze di carattere internazionale sono molteplici. E' da questi che nasce in me la ricerca continua della condivisione della realtà con le persone lontane. La scrittura e la fotografia, i mezzi che più uso per farlo.
La mia prima volta in Cina. E poi la seconda, quella di oggi.
Era mattina, intorno alle 8, e tanto sonno...
Il portellone di un aereo si apriva lasciando spazio alle sensazioni più' sconosciute.
La scena, alla vista, offriva un cielo di uno sgradevolissimo colore giallognolo, mai visto prima, o comunque non in cielo. E un termometro digitale con una scritta, +34.
All'olfatto, un odore che, nella sua altrettanta sgradevolezza, si abbinava perfettamente al colore del cielo. Misteriosamente però, da qualche altra parte di me che non era né la vista né l'olfatto, il tutto risultò qualcosa di gradevole.
Tutto intorno, un calore un po' soffocante... troppo caldo, per essere il 6 di settembre. Soprattutto per chi atterrava con una valigia piena di caldissimi vestiti invernali, in vista del rigido inverno di Pechino. Avevo dimenticato di chiedere, però, quando ha inizio l'inverno in Cina.
Era il 6 settembre 1999, e io atterravo per la prima volta a Pechino.
Sono appena passati 10 anni da quando, la prima volta, sono partita per la Cina.
Da quel giorno, l'aeroporto di Pechino è stato ricostruito, e poi un'altra volta ampliato in maniera scioccante, e io non ho mai più rivisto quel piccolo aeroporto sgangherato in cui atterrai solo quella volta.
Da quel giorno, sono state costruite prima una, poi due, poi tre, poi altre linee di metropolitana nuove.
Da quel giorno, i negozietti in cui si comprava tutto contrattando sul prezzo sono quasi tutti spariti.
Da quel giorno, per dirne una, a Pechino ci sono state le Olimpiadi, anche con tutte le polemiche che si sono portate dietro.
E' stato costruito il mitico Bird's Nest, che ho visto per la prima volta l'8 agosto 2009, esattamente un anno dopo la gloriosa cerimonia di apertura dei giochi. La creatura olimpica che mi ha fatta rimanere a bocca aperta e constatare, insieme a molte altre cose, tutto il lavoro che è stato fatto in questa città.
Posso anche dire con gioia che il colore dello smog ingiallito dai residui del carbone della corsa all'industrializzazione se n'è andato dal cielo (…).
(Continua a gennaio sulla nuova rubrica di AgiChina24 "Lettere dalla Cina")
di Gianluca Morgese
Imprenditore a basso budget di Provincia Italiana che si trova a vivere nella Provincia Cinese all'inseguimento di lavori di nicchia. Settori che nessun businessman solido si prenderebbe la briga di coprire, in luoghi spesso lontani dai bagliori di Shanghai e le suggestioni di Pechino. Durante una cena con altri 95 commensali ha un'esperienza gasto-mistica: un occhio, forse suino, lo sta fissando dal suo cucchiaio da zuppa. Da qui la decisione di raccontarvi, senza pretese di verità ma con imparzialità fotografica, ciò che vede della sua amata Cina, durante i suoi viaggi e la sua vita di provincia.
La scomparsa della gattina Pulce
La scomparsa della gattina Pulce, non rientrata a casa neppure al suono dei crostini di gamberetto agitati nella ciotola, mi dà la possibilità di conoscere più a fondo la geografia, le dinamiche e l'anima del condominio Vecchia Porta d'Occidente.
Condominio dove ho abitato per due anni.
Palazzina arancione di dodici piani, romanica nella stabile postura dal baricentro basso, riccamente balconata e invecchiata precocemente, fu costruita nella seconda metà degli anni Novanta per accogliere la nuova borghesia cinese del boom. I materiali da costruzione auto biodegradabili, la manutenzione anarchica delle strutture, l'inquinamento della Tibet Road e forse una grave depressione dell'architetto durante la fase progettuale, le regalano già un'aria da palazzo antico siculo decaduto.
La mia condizione di uomo d'affari di Provincia senza fiuto per il business e in settori a basso e bassissimo valore aggiunto mi donano la possibilità di vivere in un ambiente autoctono, non viziato dalla presenza di altri espatriati europei o americani né dalle lussurie degli studi di progettazione giapponesi e honkonghini.
Finalmente ho il pretesto per parlare con la portinaia, alla quale per due anni non ero riuscito a strappare più di un grugnito e un paio di inarcamenti del sopracciglio destro.
Mi spiega che la gatta sarà probabilmente stata mangiata. "A loro piace mangia gatto carne!".
Inquietato dal modo in cui sussurra la parola loro (ma loro chi?), preoccupato per il destino dell'amata gatta e soprattutto incuriosito dalla possibilità che alle 9 di domenica mattina qualcuno possa avere già cacciato, cucinato e mangiato un felino per prima colazione, ottengo di essere scortato da un guardiano per tutto lo stabile. Alla ricerca della verità.
Il guardiano prende sul serio il compito assegnato dalla severa portinaia e si presenta con un enorme anello di chiavi. Busseremo ad ogni porta, entreremo in ogni ufficio, locale caldaia, appartamento sfitto, solaio dello stabile.
Si parte dall'ultimo piano, a scendere (…).
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di Corrado Gotti Tedeschi
Laurea in Economia e Commercio, Università Cattolica di Louvain-la-Neuve, Belgio. Ha collaborato con Osservatorio Asia prima di approdare in Cina nel 2006, dove ha maturato la propria conoscenza del mercato cinese a Pechino prima presso la Camera di Commercio Italiana in Cina, poi in Boston Consulting Group e Palazzari&Turries. Oggi si occupa di consulenza strategica nel settore delle Telecomunicazioni presso Value Partners.
Spirito natalizio
Come ogni anno, la Cina si appropria del Natale e ne offre una versione rigorosamente pagana e sfarzosa, completamente snaturata del suo significato religioso. In una metropoli come Pechino le festività natalizie vengono sapientemente strumentalizzate dal Governo cinese al fine di stimolare i consumi interni. Quando passeggio per le zone del centro non mi aspetto di certo di trovarmi immerso in un universo dickensiano, tuttavia è palese che i pechinesi non si interroghino sul vero significato del Natale. Restano abbagliati dai tanti giochi di luce e meravigliati dalle dimensioni di certi alberi natalizi al cui confronto quello del Rockefeller Center sembra una pianta nana. La scritta "Merry Christmas" campeggia ovunque. Recentemente, ho chiesto alla commessa di un negozio quale fosse la traduzione in cinese di tale augurio. Mi è stato risposto "Il giorno della nascita". "Nascita di chi?" ho replicato. E la commessa, con fare poco convinto, mi ha indicato con il dito l`immagine di Babbo Natale… Che dire, basterebbero due click su google e la verità verrebbe a galla. (…)
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di Andrea Bernardi
Lecturer in Organisational Behaviour presso The University of Nottingham, China Campus, Ningbo.
2 Settembre 2009: il secondo giorno a Ningbo
Anche oggi il cielo è grigio; non ci sono nubi, semplicemente non si vede il cielo. Ovvero il sole va e viene ma non c'è blu né con il brutto né con il cattivo tempo. Mi dicono che a Shanghai è sempre così, a Ningbo oltre la Hangzhou Bay talvolta le nuvole portano via il grigio e per qualche ora il cielo è sempre più blu. Per superare il malessere da cielo grigio ogni tanto cerco cose belle o buone. Oggi mi sono regalato un massaggio in un posto bellissimo. Mi avevano messo in guardia che talvolta i massaggi possono sfociare in situazioni ambigue, fortunatamente non è stato questo il caso. A seguire cena giapponese nel nuovissimo ed elegante Sofitel. Le cameriere del ristorante, capito che ero italiano, hanno iniziato a guardarmi come se venissi da un altro pianeta. Ho commesso nuovamente l'errore di lasciare la mancia. Tutti restano interdetti, sembra quasi un'offesa. Pare che il Socialismo reale gli abbia insegnato a lavorare per il solo piacere di lavorare...
La fase di ambientamento si è definitivamente conclusa con tre buone notizie.
1) I colleghi europei (ndr. University of Nottingham) sono simpatici, gradevoli e preparati.
2) Il megastore Metro mi ha appena venduto olio Carapelli, pasta De Cecco, Birra Hoegardee, Biscotti Pavesini, sughi pronti Barilla, e Chinotto Neri (No, il chinotto non c'è, ho mentito. Me lo mandate?).
3) La grande Repubblica Popolare Cinese, per tre anni non mi farà pagare imposte in quanto
cittadino Europeo. Tutta salute.
Il campus della University of Nottingham è nel quartiere universitario, University Park, dove sorgono anche le università cinesi e una enorme e bella biblioteca centrale. I campus sono molto grandi e verdi; in genere c'è un laghetto o un fiume che li attraversa. In particolare il nostro è stato costruito a immagine e somiglianza della sede inglese. Così come per la sede di Kuala Lumpur in Malesia, gli architetti erano stati incaricati di costruire un campus che richiamasse la sede britannica, nell'Inghilterra centro occidentale. I malesi si sono limitati a mettere nel loro campus una torre, un laghetto e delle papere. I cinesi, invece, sono andati a Nottingham, hanno misurato tutto e hanno ricostruito pezzo per pezzo con il centimetro. Poi sono arrivati i nuovi edifici e altri continuano a sorgere. L'ultimo, il più bello, moderno e sostenibile è stato progettato da un architetto italiano.
Le cittadelle universitarie sono tuttavia minacciate da enormi palazzoni e grattacieli che sorgono ai confini della zona universitaria in questo quartiere ricco e moderno della città. Dalla mia finestra vedo un grattacielo che viene su giorno e notte. Di giorno rumorosamente e con operai appesi nel vuoto come nelle famose foto in bianco e nero dei grattacieli di New York. Di notte, più discretamente, il cantiere resta in funzione e si preparano i materiali e le strutture che verranno utilizzate a partire dall'alba.
Ho visitato quello che resta di Ningbo antica, la città ha quasi 7000 anni. Pagode, templi e la più antica biblioteca cinese fondata da un certo Tianyi al quale è intitolata la piazza principale della città. Per ora il luogo più piacevole visitato è una deliziosa sala da thè sul moon lake, che marco Polo paragonò al paradiso. Antico edificio in legno con lanterne rosse e finestrelle di legno intagliato a mano. Entro rispettosamente ed esitando perché il buio, i buddha e il legno mi fanno pensare a un tempio (..).
(Continua a gennaio sulla nuova rubrica di AgiChina24 "Lettere dalla Cina")