La scelta razionale della Cina nucleare
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La scelta razionale della Cina nucleare

La scelta razionale della Cina nucleare

ENERGIA
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Certamente è una decisione razionale, quella cinese di riavviare il programma di costruzione delle centrali nucleari interrotto dopo l'incidete giapponese di Fukushima nel marzo scorso. Allora, in tutti i paesi del mondo, ci fu un quasi generale ripensamento sulle politiche energetiche che aveva portato persino un convinto assertore del nucleare come la Germania ad approvare un programma, cadenzato e di lungo periodo, di interruzione della costruzione di nuove centrali e di progressivo spegnimento di quelle attive. L'onda lunga delle emozioni aveva fatto breccia nei Governi, nei Parlamenti e nelle opinioni pubbliche tanto che in Italia, a giugno, il riavvio del programma nucleare è stato affossato dal referendum popolare. Certo la Cina, un regime senza Parlamento e senza referendum, non ha il «piccolo fastidio» della democrazia. Ma il ritorno al nucleare, considerati i ritmi di crescita, i consumi, il fabbisogno energetico e le risorse disponibili per Pechino è una strada quasi obbligata. Così la Cina nel 2050 potrebbe avere un terzo della potenza nucleare installata. Resta l'incognita della sicurezza e dei controlli. Di questo la comunità internazionale deve farsi carico mai smettendo di dialogare con il gigante cinese.

19/01/2012
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