Alan Greenspan, il presidente della Fed che per quasi 20 anni ha guidato la politica monetaria americana e condizionato quella di mezzo mondo, ha sostenuto che le bolle speculative non si possono prevedere e tanto meno curare. Può darsi che abbia ragione, e dello stesso parere è anche il suo successore Ben Bernanke. Forse è un caso, ma le ultime 3 bolle sono scoppiate o, quanto meno maturate, proprio durante il mandato di Greenspan. E non può essere attribuito alla sorte se gli ultimi 20 anni sono stati particolarmente critici per la finanza internazionale: in balia dei derivati, con il culto del debito, anzi della leva finanziaria come lo si definiva per dargli una connotazione virtuosa. Ma un ventennio (ed oltre) in cui la finanza ha predominato su tutte le attività industriali e commerciali, ha potuto affermarsi perché sono mancate le regole e agli alchimisti (ingegneri finanziari nel lessico di Wall Street) sparsi nelle banche d'affari e commerciali s'è lasciato fare di tutto: in nome del profitto, del valore per l'azionista e persino della finanza "democratica", quella dei mutui subprime.
Se Greenspan, nel 1996, invece di limitarsi a denunciare l'esuberanza irrazionale delle borse avesse tre anni dopo ribadito la demenzialità delle quotazioni dei titoli Internet e tecnologici e intrapreso qualche azione per frenare l'eccessiva liquidità dei mercati, forse lo scoppio della bolla sarebbe stato meno fragoroso. Se nel 2005 anziché chiamare «schiuma» l'effervescenza del mercato immobiliare Usa l'avesse definita senza eufemismi, e se invece di lamentare la stranezza di alcune cartolarizzazioni di mutui e la generica pericolosità di certi derivati avesse intrapreso qualche misura per circoscrivere il fenomeno, forse si sarebbe potuto limitare i danni.
Cina, 65 milioni di case invendute
Di bolle se ne sono viste crescere e scoppiare tante fin dal XVII secolo. Altre ne vedremo in futuro e qualcuna probabilmente ce l'abbiamo già sotto gli occhi: quella immobiliare in Cina, quella sull'oro e forse pure sui titoli di stato. Pur concordando con Greenspan che una bolla si riconosce solo quando scoppia, in tutti e tre i casi si possono leggere i sintomi di una anomala rincorsa dei prezzi. Nel caso cinese c'è anche una sorta di riconoscimento ufficioso. La settimana scorsa l'autorità bancaria di Pechino, nel proporre un nuovo stress test per gli istituti di credito del Paese, ha suggerito uno scenario "estremo" in cui i prezzi delle case potrebbero crollare fino al 60%. Se il prezzo degli appartamenti costruiti in gran numero nei palazzoni di Pechino e Shanghai dovesse crollare del 60%, rischierebbero il fallimento quasi tutte le società sponsorizzate dallo stato e con esse le banche che le hanno finanziate. Le indicazioni dell'autorità bancaria sono un'ammissione implicita che esiste una bolla speculativa.
S'è costruito oltre ogni ragionevole criterio nelle città cinesi e lo s'è fatto perché gli immobili sono l'attività che rende più di tutte. I prezzi delle case sono triplicati in pochi anni e un piccolo appartamento a Shanghai costa oltre 200mila $, quando il reddito medio di una famiglia è di 4mila $ all'anno. I terreni, attorno a Pechino, sono saliti del 750% dal 2003 e metà del rialzo è avvenuta negli ultimi due anni. Un numero crescente di municipi ha creato «veicoli d'investimento» che s'indebitano presso le banche (possedute dallo stato) per costruire infrastrutture e immobili. Solo nel 2009 le banche hanno prestato 1.400 miliardi di $, gran parte dei quali sono finiti in case e terreni. Il risultato è che, come racconta il South China Morning Post, vi sono 65 milioni di abitazioni vuote sparse nelle maggiori città del paese.
Non ricordano nulla quei «veicoli d'investimento»? Ma certo i Siv e i Conduit americani, quelle società finanziarie fuori bilancio con cui banche, assicurazioni e holding varie s'indebitavano per emettere e commercializzare mutui casa e anche immobili. Travolte dalla crisi del 2007-2009 nei paesi occidentali, ora queste fantasiose costruzioni contabili proliferano e trionfano in Cina. Vuoi vedere che si ritrovano anche i medesimi prodotti dell'ingegneria finanziaria anglosassone, come i Cdo, i Clo, i titoli salsiccia di cui s'è parlato nella seconda puntata (8 agosto)? Eccoli infatti: cartolarizzazioni su crediti per 5.900 miliardi di yuan (quasi 900 miliardi di $) solo nel primo semestre 2010, il 28% in più delle cifre ufficiali, secondo uno studio di Fitch. Buona parte di questi crediti sono stati impacchettati e reinpacchettati in Cdo da veicoli finanziari creati fuori bilancio, da una dozzina di grandi banche cinesi, per essere venduti a investitori d'ogni sorta, compresi i piccoli. «In un clima di così scarsa trasparenza – annota l'agenzia di rating – questi comportamenti potrebbero portare a una considerevole riduzione della liquidità o addirittura a una crisi del credito».
Oro e bond, che passione!
Visto quello che è successo negli Usa o in Gran Bretagna, come si fa ad escludere un nuovo crack cinese? Essendo in quel paese tutto controllato dallo stato ed avendo lo stato cinese meno debiti delle nazioni occidentali, possiamo aspettarci un immenso salvataggio pubblico dell'economia. Certo, ma con quali conseguenze sulla crescita mondiale?
Al confronto, meno pericolosa appare la bolla sull'oro: in questo caso a rimetterci dovrebbero essere coloro che hanno investito a 1.250 dollari (+70% in 18 mesi) nella convinzione che quel metallo fosse l'unico bene rifugio della Terra. E invece le quotazioni sono salite, non solo perché si cercava di scappare dalle azioni e dai bond greci, ma anche perché a forza di accaparrarlo ha finito per diventare una rarità. Di titoli di stato, invece, ce n'è una quantità enorme in giro e ancor di più ce ne saranno nei prossimi anni poiché i debiti sovrani, dopo la crisi finanziaria e la recessione, sono destinati ad esplodere. Quello americano potrebbe superare abbondantemente il Pil e diventare in termini relativi più pesante di quello italiano (si veda la terza puntata dell'11 agosto). A dispetto di un'offerta crescente, tutti lo comprano e i rendimenti dei decennali sono crollati dal 4% di 4 mesi fa al 2,8%. Quelli dei titoli a due anni (0,51%) sono ai minimi da sempre. Anche il Bund tedesco offre appena il 2,5% e non si ha ricordo di rendimenti così bassi nemmeno nel corso delle peggiori recessioni.
Gli investitori sostengono che Bond e Bund sono un investimento sicuro. Ma a ben guardare tutta questa euforia ricorda un poco la corsa ad accaparrarsi i bulbi di tulipano nell'Olanda del 1620-30 o la smania per le azioni Internet di 11 anni fa. I titoli di stato si acquistano perché c'è incertezza sull'economia, ribattono alcuni investitori. Se davvero fosse così, si starebbe profilando la peggior recessione degli ultimi cento anni. E se fosse così, perché mai starebbero allegramente salendo le borse, come sta avvenendo da inizio luglio? Forse che la bolla si stia invece gonfiando a Wall Street?
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LA LIBRERIA
E, invece, è sempre la stessa cosa. Il titolo scelto da Reinhart e Rogoff è ironico. La percezione di chi sta vivendo una crisi è che questa possa essere diversa dalle altre, meno grave e più facile da affrontare. L'analisi storica si rivela più efficace delle teorie finanziarie nello spiegare le crisi succedutesi nei secoli. La stessa consapevolezza storica anima il libro di Franco Bruni
Dai tulipani ai mutui subprime: secoli di irrazionalità
Stati Uniti
2003-2008
BOLLA DELLA LIQUIDITÀ
Tassi bassi, corsa ai debiti e ingegneria fianziaria hanno creato la più grande crisi del credito dagli anni TrentaOlanda
1610-1637
PAZZIA DEI TULIPANI
Un bulbo di tulipano costava quanto una casaCina
2009-2010
65 MILIONI DI CASE VUOTE
A Pechino e Shanghai una casa costa come in EuropaBorse occidentali
1998-2000
INTERNET MANIA
I titoli delle società telefoniche, tecnologiche e "dot com" quotavano a multipli mai visti in precedenzaMercati
2009-2010
BOND ALLE STELLE
I rendimenti dei titoli di stato sono ai minimi storiciStati Uniti
24 ottobre 1929
IL CROLLO DI WALL STREET
L'indice Dow Jones, dopo essere salito del 165% in 5 anni, crolla improvvisamente. Seguirà la peggior recessione del XX secolo: la Grande DepressioneGran Bretagna
1840-1846
RAILWAY FOLLIA
I titoli delle società ferroviarie sono alle stelleGiappone
29 dicembre 1989
BORSA E IMMOBILI
Il Nikkei tocca il massimo a 38.957. Sette anni prima valeva 8mila. Ieri, a distanza di quasi 21 anni, era a 9.197Stati Uniti
2003-2007
LA "SCHIUMA" IMMOBILIARE
Volano i prezzi delle case spinti anche dai mutui faciliMercati
2009-2010
L'ORO COME RIFUGIO
L'oro è volato a 1.250 $. Nel 2001 valeva appena 250 $Le aspettative irrazionali
Alan Greenspan
Ex presidente Federal Reserve 5 dicembre 1996
È impossibile capire se un'esuberanza fa salire troppo i prezzi, tanto da causare una crisi come in Giappone
Kenneth Rogoff
Professore alla Harvard University 6 luglio 2010
Stiamo iniziando a vedere il crollo dei prezzi degli immobili e questo colpirà le banche cinesi
QUARTA PUNTATA
Le uscite
1] Una crisi non compresa (6 agosto 2010) 2] Dalla finanza al crack delle banche (8 agosto 2010) 3] Dalle banche alla bufera sugli stati (11 agosto 2010) 4] Nuove bolle crescono 5] 2015: nasce il «Nuovo mondo»
17/08/2010