LA PROTESTA DEI TASSITI DI HANGZHOU
ADV
ADV
LA PROTESTA DEI TASSITI DI HANGZHOU

LA PROTESTA DEI TASSITI DI HANGZHOU

Inflazione e sciopero taxi
LA PROTESTA DEI TASSITI DI HANGZHOU
di lettura

Pechino, 04 ago. - Inflazione e benzina sempre più cara hanno fatto traboccare il vaso dei tassisti di Hangzhou. La misura è colma, sciopero! Lunedì primo agosto le strade di Hangzhou – capitale dello Zhejiang e meta turistica di fama internazionale – sono state invase da un numero imprecisato di taxi, per una volta a motore spento.

 

Difficile dedurre una stima realistica del numero degli scioperanti: in tre giorni stampa cinese e straniera, come spesso accade, sono riuscite a non trovarsi mai d'accordo nel contare i tassisti a braccia conserte. Si va dal "più di un migliaio" di Xinhua fino agli "oltre quattromila" del South China Morning Post, passando per i 1700 del Financial Times e i quasi quattromila di AFP.

 

Migliaio più migliaio meno, la causa scatenante è stata unanimemente individuata nel mancato adeguamento delle tariffe rispetto al caro-vita gonfiato dall'inflazione, che secondo AFP nel mese di giugno si è attestata sul 6,4%, record degli ultimi tre anni.

Le dichiarazioni di un anonimo rilasciate al Global Times ci aiutano a fare i conti in tasca ai tassisti. Secondo il quotidiano, lo scioperante anonimo guadagna 500 yuan al giorno, 180 dei quali da versare alla compagnia ed altri 200 se ne vanno per la benzina. A fine turno rimangono in tasca del tassista 120 yuan, che al cambio corrente equivalgono a 13,5 euro. Su scala mensile, il signor Zhou (40 anni) spiega al China Daily: "Prendo 3000 yuan al mese (328,65 euro), guadagnavo di più quando facevo l'addetto alle pulizie".

Dal 2003 ad oggi il prezzo della benzina ad Hangzhou è più che raddoppiato, da 3 yuan al litro a 7,44, mentre le tariffe dei taxi sono state arrotondate solamente una volta, aggiungendo poco meno di uno yuan per ogni km percorso. Oltre al prezzo del carburante i tassisti si lamentano delle condizioni del traffico che ad Hangzhou, come altrove, vanno giorno dopo giorno peggiorando. Imbottigliati nelle ore di punta, gli 8100 tassisti ufficialmente registrati in città devono fronteggiare anche le spese accessorie dell'attesa. Senza contare che in una meta turistica come Hangzhou - "In cielo c'è il paradiso, in terra Hangzhou e Suzhou" recita un famoso detto – fioriscono i tassisti abusivi.

Il governo di Hangzhou, a poche ore dallo sciopero, ha deciso di varare una manovra straordinaria per sedare gli animi: con effetto immediato i tassisti riceveranno un sussidio governativo di uno yuan (11 centesimi di euro) per ogni corsa. Da ottobre, secondo quanto annunciato dalle autorità, entreranno in vigore le nuove tariffe.

 

La novità avrebbe convinto 250 scioperanti a tornare al lavoro, un risultato sicuramente ben al di sotto delle aspettative dell'amministrazione di Hangzhou che, sempre secondo il China Daily, solo nel secondo trimestre del 2010 avrebbe fornito alle compagnie di taxi un totale di 59,8 milioni di yuan. Il problema, ammesso anche dalla stampa cinese, è che "a volte alcune compagnie si tengono i sussidi".

In Cina i taxi, grazie alle loro tariffe sempre mitigate dal governo, sono un mezzo di trasporto accessibile dalla maggioranza della classe media. Per questo l'episodio di Hangzhou, in un contesto turbolento come quello di questa estate cinese caratterizzata dal disastro ferroviario di Wenzhou e dagli attentati in Xinjiang, acquisisce un'importanza particolare: il problema dell'inflazione su scala nazionale rischia di allargare a macchia d'olio la protesta che già a Shanghai ha coinvolto una cinquantina di tassisti, anche loro subito accontentati con un sussidio lampo di uno yuan a corsa.

 

L'imperativo delle autorità è bloccare l'emoraggia, circoscrivere il problema come una temporanea manifestazione locale e correggere ostinatamente al ribasso il numero dei partecipanti.In sintesi, salvare la faccia.

 

di Matteo Miavaldi

 

©Riproduzione riservata

ADV
ADV