Pechino, 28 gen. – La Marina Militare cinese potrà guidare le forze internazionali antipirateria che pattugliano le coste della Somalia: la decisione di includere la Cina tra i paesi che presiedono a turno la sorveglianza del Golfo di Aden è stata confermata ieri, nel corso di un conferenza navale che ha avuto luogo a Singapore. "Ci sono stati considerevoli progressi nella comunicazione e nella cooperazione tra marine che un tempo non dialogavano tra loro, – ha spiegato il capitano Chris Chambers, ufficiale americano, direttore delle operazioni del Combined Maritime Forces – si tratta di uno sviluppo altamente positivo, che aprirà le porte alla partecipazione di altre nazioni". Il pattugliamento lungo le rotte mercantili che lambiscono la Somalia è una questione complessa, che coinvolge gli interessi di numerose nazioni: alcuni paesi operano sotto le bandiere NATO, dell'Unione Europea o del CMF (una coalizione di 24 paesi a guida USA, operativa in Medio Oriente); altri, invece, tra cui Cina, Russia, India, Iran e Malaysia, vigilano sulla zona indipendentemente. Da due anni, inoltre, è operativo lo Shade (Shared Awareness and Deconfliction), sorta di coordinamento guidato da UE e CMF , di cui adesso anche il Dragone entra a far parte. La presidenza di questa nuova formazione dello Shade ruoterà ogni 3-4 mesi; la "prima volta" della Cina alla guida del coordinamento è prevista entro metà anno. Si tratta di un punto di svolta fondamentale per la Marina cinese che, dopo aver fornito tre navi per contribuire alla vigilanza di una porzione dell'Internationally Recommended Transit Corridor (IRTC; le 470 miglia di acque territoriali nei pressi del Golfo di Aden), adesso esce definitivamente dal guscio e si impegna per la prima volta fattivamente dopo secoli in operazioni al di fuori delle sue acque. L'area è di importanza strategica (circa 33mila imbarcazioni vi transitano in un anno) e i frequenti attacchi di pirateria, che attualmente si spingono sino a oltre mille miglia dalla costa, nel cuore dell'Oceano Indiano, ipotecano le rotte dei traffici provenienti dall'Asia. Da un lato, il Dragone è interessato a proteggere le proprie rotte marittime (ben il 70% del PIL cinese viaggia infatti via mare); dall'altro, sembra cogliere l'occasione per ampliare il proprio raggio d'influenza sull'Oceano Indiano. Pechino, da tempo desiderosa di potenziare la capacità e il ruolo della propria marina, da' così nuovo slancio alla propria strategia, etichettata come 'two-oceans strategy' o 'twin oceans strategy', che si snoda tra Indiano e Pacifico. Facile ipotizzare, a questo punto, che anche Marine Militari come quella indiana o russa vorranno contare di più in questo quadrante: ""Il controllo dell'area è un compito enorme, di cui nessun singolo stato o organizzazione può farsi carico - ha dichiarato Chambers - per questo, qualsiasi aiuto concreto proveniente dalla Cina è ben accetto".