Roma, 11 mag. – Lo scambio fra due esperienze letterarie, quella italiana e quella cinese, dalle radici profonde e antiche; se la globalizzazione fa apparire tutto a portata di mano, autori e studiosi si interrogano sul ruolo della letteratura nel presente e nel futuro, analizzando la diffusione e la traduzione della letteratura cinese in Italia. Il 6 maggio si è svolto a Roma il Forum della Letteratura sino-italiana, un evento che rientra tra le attività in programma quest'anno in occasione del quarantesimo anniversario dell'avvio dei rapporti diplomatici tra Italia e Cina e dell'Anno della Cultura cinese in Italia, inaugurato il 7 ottobre scorso, che – attraverso una fitta agenda di mostre, spettacoli e dibattiti –si propone come importante occasione di confronto per promuovere la conoscenza della cultura cinese nel nostro Paese. Il Forum, svoltosi nella prestigiosa sede dell'Istituto Italiano per l'Africa e l'Oriente (IsIAO), ha visto l'avvicendarsi di sei tra gli scrittori cinesi più noti sia in Cina che all'estero – A Lai, Su Tong, He Shaojun, Liu Qingbang, Ge Fei, Chi Zijian – e sei studiosi italiani – Giovanni Antonucci, Marco Palladini, Rosa Lombardi, Sandra Carletti, Nicoletta Pesaro, Paola Cosentino.
L'avvio dello studio sistematico delle reciproche opere letterarie negli anni '50 del secolo scorso, nonché la traduzione di prosa, poesia e pièce teatrali hanno contribuito a veicolare ideali e a perseguire la ricerca della conoscenza del mondo. L'avvento di internet, simbolo del progresso tecnologico che ha cancellato le distanze, ha inaugurato l'inizio di un'era dal ritmo impetuoso, a cui la letteratura reagisce disorientata nel vano tentativo di stare al passo coi tempi, ha commentato Tie Ning, presidente dell'Associazione degli Scrittori Cinesi. La scelta di un circolo cinese di copiare a mano i testi dei libri pubblicati sul web rappresenta una forma di resistenza all'idea di una società che si sviluppa velocemente, che si sta abituando a leggere con lo sguardo fisso dallo schermo del computer, anziché spostare lo sguardo da sinistra a destra. Il linguaggio dei mass-media – ha continuato la celebre scrittrice – ci proietta in un frastuono di informazioni che ci confonde, senza riuscire più a darci nessuna vera informazione. Lo scrittore sente tutto il peso della difficoltà di comunicare, ma il compito della scrittura deve continuare ad essere quello di veicolare emozioni, per risvegliare quei sentimenti che illuminano l'espressione dei pensieri.
"Ogni progresso avviene pagando un prezzo", ammette Giovanni Antonucci, docente di Storia del teatro, scrittore, autore teatrale e regista. Se ne trova espressione nel teatro italiano del '900, intriso di riferimenti al pessimismo della vita, da Luigi Pirandello a Ugo Betti, a Eduardo De Filippo, che esprimono tuttavia la loro fiducia nella capacità dell'uomo di salvarsi, poiché "l'uomo è un animale pensante e quando pensa non può che essere in alto", recitava lo scrittore Ennio Flaiano.
Anche l'autore cinese di origine tibetana A Lai affronta il tema della velocità della società moderna, che vive nell'incubo di andare avanti, "poiché chi rimane indietro verrà sicuramente attaccato", recitava un vecchio slogan in Cina. Nei suoi romanzi lo scrittore descrive i mutamenti che attraversano il Tibet, il dissolvimento della vita tradizionale dei villaggi per far spazio alla modernità. Progredire è un diritto di tutti i Paesi, dichiara A Lai, che però denuncia l'uso del progresso per la creazione di un'egemonia culturale che mette ai margini tutto ciò che non rientra negli standard universali imposti dalla cultura dominante, così che le persone non sono più padrone del proprio destino. "Lo sviluppo per definirsi tale deve appartenere a tutti, è questo il vero progresso che va perseguito", ha concluso A Lai.
Oggi i margini di democratizzazione culturale e politica si configurano anche attraverso il web.
Se il linguaggio verbale è la più grande tecnologia per veicolare informazioni – esordisce Marco Palladini, poeta, drammaturgo, regista e critico nell'ambito del teatro d'autore e di ricerca – allora è necessario chiedersi come la letteratura debba comportarsi nei confronti del web. Il futuro è già oggi: la narrazione del mondo che si va imponendo sulla rete sta cambiando il profilo degli scrittori del ventesimo secolo, che diventano iperscrittori, ma con quale destino? Da qui nasce il progetto condotto da Palladini www.retididedalus.it, la rivista online del Sindacato Nazionale Scrittori, che ha lanciato la pubblicazione dell'e-book: cambia il supporto libro, che diventa digitale, ma occorre interrogarsi su come indirizzare questo sviluppo per abitare creativamente la rete in veste di scrittori. Per Su Tong la curiosità spinge alla ricerca di stimoli sempre nuovi. Fin dalla sua infanzia, vissuta in maniera semplice ai tempi della Cina maoista, Su Tong amava ascoltare le storie tramandate in strada, che stimolavano la sua fantasia. E' in questo modo che ha cominciato a scrivere, fondendo nei suoi romanzi l'immaginazione del bambino e la creatività artistica dell'adulto.
Il critico letterario He Shaojun è intervenuto parlando del tema della traduzione letteraria. A differenza dell'arte o della musica, la letteratura non possiede un linguaggio comune: così come non può esistere una lingua universale, così ogni cultura si manifesta attraverso la propria lingua, che veicola il suo modo di essere. Oltre al fascino che ne deriva, questo costituisce tuttavia – secondo il critico cinese – un grande ostacolo alla diffusione delle idee, superato solo con la traduzione. "Ma come si traduce un'opera letteraria?", si chiede He Shaojun. Il traduttore deve saper affrontare il problema dell'intraducibilità di una cultura.
"Il traduttore deve affrontare il problema di cosa e quanto mantenere delle peculiarità linguistiche del testo originale e quanto mettere alla prova la duttilità e la capacità della propria lingua di accogliere al suo interno nuove possibilità espressive", ha commentato Rosa Lombardi, docente di Lingua e letteratura cinese presso l'Università Roma Tre che ha tradotto romanzi di autori contemporanei tra cui Su Tong, Wang Shuo, Hong Li e Mo Yan. Quali sono i criteri che decidono la qualità di una traduzione? Lombardi, citando Italo Calvino, sottolinea che una buona traduzione deve tener sveglia l'attenzione del lettore, conferire alla voce che parla il giusto tono, un certo timbro e una certa vivacità, in modo da restituire al testo tradotto il ritmo dell'originale, la stessa leggerezza e necessità interiore. Riuscire in questa impresa richiede non solo la comprensione della lingua dell'originale, ma soprattutto di sapersi muovere con scioltezza e abilità nella propria lingua e averne una buona padronanza.
Per quanto riguarda l'editoria in Italia, la mancanza di un progetto editoriale mirato alla promozione della letteratura cinese, insieme all'eccessiva influenza esercitata dalle scelte del mercato anglofono e statunitense, rendono assai modesta la conoscenza della grande produzione letteraria cinese: sono poche le proposte di autori ancora non conosciuti in Italia, mentre del tutto assenti quelle di scrittori esordienti. L'appiattimento culturale si manifesta nel mercato moderno dei libri, ha affermato Liu Qingbang, scrittore realista che, sulla scia della massima confuciana "il maestro è colui che studia il passato per costruire il presente", indica nel gusto estetico l'eredità delle tradizioni passate a cui la moderna generazione di scrittori dovrebbe fare riferimento.
Fatte salve le tradizioni letterarie, che continuano a costituire il background culturale della letteratura contemporanea cinese, oggi a riscuotere molto successo tra i giovani è la generazione degli scrittori cosiddetti della "rottura", che rifiutano programmaticamente ogni tradizione ed eredità, e le cui opere vengono anche definite "letteratura spazzatura", come segnalato da Sandra Carletti, docente di Lingua e letteratura cinese all'Università Ca' Foscari di Venezia e all'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Si può affermare, tuttavia, che il destino letterario sia incerto un po' in tutte le società odierne, ha aggiunto Nicoletta Pesaro, docente presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Il linguaggio degli scrittori urbani anticonformisti e anti-intellettuali come Wang Shuo e Han Han è immediato, cinico, e fa uso di una freddezza riflessiva. L'avvento della rete, inoltre, ha contribuito da un lato alla socializzazione della letteratura, e dall'altro ha avuto come esito quello di plasmare il linguaggio dei romanzi su quello del cinema e della televisione.
In quale lingua scrivono gli autori cinesi? Lo scrittore avanguardista Ge Fei affronta questo tema controverso, emerso in Cina alla caduta dell'impero, che vedeva opporsi, nella produzione scritta, il cinese parlato a quello letterario. Gli sforzi compiuti per creare una moderna lingua letteraria scritta più vicina alla produzione orale si tradussero nella creazione della lingua cinese standard, il cossi detto mandarino, che sarebbe stata arricchita, almeno in teoria, dall'apporto dei dialetti. Nella pratica si percepisce oggi quanto il cinese ufficiale influenzi gli scrittori e lo stile narrativo, causando uno stress linguistico dovuto al fatto che gli autori, che spesso parlano dialetti anche molto lontani dalla lingua standard, si ritrovino inconsciamente a dover tradurre se stessi. C'è da chiedersi – si domanda Ge Fei – quanto questa modalità di "auto traduzione" porti a perdere o ad aggiungere colore a un testo.
L'ultima delle tematiche affrontate durante il Forum, "la letteratura della donna", ha visto l'intervento della scrittrice realista Chi Zijian e di Paola Cosentino, dottoressa di ricerca di Italianistica presso Sapienza Università di Roma. L'esiguo numero di scrittrici in Cina, secondo Chi Zijian, si deve allo stile proprio delle autrici cinesi di soffermarsi troppo sulla storia, mancando di entusiasmo sugli argomenti moderni. Cosentino, invece, si chiede perché oggi si parli ancora di letteratura femminile, una concezione letteraria del '900 italiano con cui la donna finì per auto legittimare la sua vocazione di scrittrice affrancandosi dal ruolo atavico legato alla gestione familiare. Anche Cosentino rileva che, forse proprio a causa della ricerca di una loro identità, le scrittrici italiane, rispetto ai colleghi uomini, hanno ricoperto una posizione di secondo piano, che si evidenzia nella mancanza di figure letterarie guida come è stato ad esempio per Carlo Emilio Gadda, Pier Paolo Pasolini o Italo Calvino.
Il convegno ha inoltre evidenziato l'interesse del pubblico italiano nei confronti della letteratura straniera: dal rapporto del 2010 dell'Associazione Nazionale Italiana Editori (ANIE) emerge che oltre il 20% dei libri pubblicati in Italia sono tradotti. Si tratta dunque di una fetta rilevante del mercato editoriale, se si pensa che essa costituisce il 38% del totale dei libri venduti nel nostro Paese. Sebbene la produzione letteraria cinese sia molto prolifica, con 3000 titoli pubblicati ogni anno, essa viene ancora considerata di nicchia in Italia. Oltre alla narrativa, sarebbe forse auspicabile spaziare anche verso altri generi, come la poesia, il teatro e la critica per contribuire a una più ampia conoscenza e comprensione della cultura cinese.
Oltre all'IsIAO, hanno contribuito all'organizzazione dell'evento l'Associazione degli Scrittori cinesi, l'Ambasciata della Repubblica popolare cinese in Italia, l'Associazione Italia-Cina, in collaborazione con il Sindacato Nazionale Scrittori, il Sindacato Liberi Scrittori Italiani, l'Unione Nazionale Scrittori e Artisti, con il sostegno della Società Italiana degli Autori ed Editori.
di Anna Rita de Gaetano
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