La grande muraglia a difesa delle terre rare

Tutti contro la Cina, nel nome del libero commercio. Stati Uniti, Unione europea e Giappone si sono coalizzati per portare alla Wto l'annosa questione delle terre rare: 17 metalli strategici di cui Pechino controlla oltre il 90% della produzione e di cui limita drasticamente l'export. Una politica giustificata con l'esigenza di tutelare l'ambiente, ma che ha fatto – giustamente – infuriare gli importatori: nel giro di 2-3 anni i prezzi di alcuni di questi materiali, usati nell'industria hi-tech, sono decuplicati. La scelta di ricorrere proprio adesso all'Organizzazione mondiale per il commercio appare tuttavia un po' sospetta. Benché restino costose, le terre rare da metà 2011 sono calate moltissimo di prezzo, per effetto della crisi e dell'utilizzo di materiali sostitutivi: solo nel 2012, il ribasso è del 25%, stima Morgan Stanley. Inoltre, dati i tempi lunghissimi delle procedure d'infrazione alla Wto, la Cina rischia di essere condannata quando non sarà più in grado di nuocere: molte minerarie stanno sviluppando depositi di terre rare in altre aree del mondo e dal 2014-2015, secondo alcuni analisti, l'offerta potrebbe superare la domanda. Il dubbio è che l'unico a guadagnarci, facendo la voce grossa con Pechino, sia il presidente Obama, in corsa per la rielezione.

14/03/2012