La crisi « pesa» sulle rimesse
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La crisi « pesa» sulle rimesse

La crisi « pesa» sulle rimesse

Immigrazione. Per Fondazione Moressa sono 2 milioni i connazionali aiutati dalle prime sette comunità
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Il signor Wu ogni volta che invia soldi a casa, mantiene in Cina quasi tre persone. Idris, invece, di parenti in Senegal ne mantiene più di quattro. Mentre il suo collega Nazrul in Bangladesh sfama almeno cinque famigliari. Prese le prime sette nazionalità per volume di rimesse nel 2010 più di due milioni di persone hanno vissuto grazie al denaro inviato dai loro connazionali che vivono e lavorano nel nostro Paese. Nello specifico: oltre 500mila cinesi, 469mila filippini, 400mila bengalesi.
I calcoli li ha fatti la Fondazione Leone Moressa di Mestre. Che ha fornito anche l'ammontare delle rimesse totali registrate lo scorso anno: quasi 6,4 miliardi di euro. Cifre rilevanti, pari allo 0,41% del prodotto interno lordo italiano. Ma che nascondono la vera sorpresa del 2010: per la prima volta il flusso di denaro inviato dagli stranieri verso i loro paesi è diminuito del 5,4 per cento. Segno meno anche per le rimesse pro capite: ogni migrante ha inviato mediamente 1.508 euro. Nel 2009 erano duecento euro in più. Valeria Benvenuti, curatrice del dossier della fondazione, precisa che «nel calcolo non vengono considerate le vie informali di invio del denaro». E spiega che la crisi economica continua a pesare sui bilanci dei migranti.
A livello territoriale oltre un quarto delle rimesse esce dal Lazio (più di 1,8 miliardi di euro). Quindi Lombardia (1,2 miliardi) e Toscana (563 milioni). E proprio in quest'ultima regione, nel periodo 2009-2010, il flusso è crollato di quasi il 40 per cento. Segno meno anche per Friuli Venezia Giulia (-15%) e Liguria (-14,2). Dove le rimesse, rispetto alla rilevazione precedente, sono aumentate è in Puglia (+14,7%) ed Emilia Romagna (+12,5). In media, un immigrato residente nel Lazio ha spedito qualcosa come 3.678 euro, mentre in Friuli la cifra non supera i 569 euro.
Ancora più nel dettaglio, Roma e Milano si confermano le province con il volume più alto, ma la capitale registra un dato che è più del doppio di quello del capoluogo lombardo. Da Sassari, con i suoi oltre 5.700 euro, partono più soldi pro capite. Subito dopo c'è Prato, il cui valore è molto alto grazie alla comunità cinese. A proposito della provincia toscana: spulciando tra i dati della Fondazione Moressa si scopre che qui, in un solo anno, il flusso di denaro è crollato di oltre il 60%. «La principale causa è il calo drastico delle spedizioni proprio della comunità cinese», spiega la Benvenuti. Succede l'esatto opposto nelle province di Ferrara e L'Aquila, dove il flusso ha registrato un aumento, rispettivamente, del 122 e del 50 per cento.
Le rimesse pro capite dei lavoratori stranieri sono in media più alte nel Meridione. La spiegazione risiederebbe nel tipo di immigrazione. «Al Nord c'è una comunità migrante più radicata e con progetti di vita in Italia, non nel Paese d'origine – continua la ricercatrice –. Per questo tendono a inviare meno denaro e a investirlo da noi». Al Sud, invece, prima o poi l'immigrato ha in progetto di tornare a casa e continua a finanziare le attività nel sua madrepatria.
Ma dove vanno questi soldi? In Asia, soprattutto (oltre tre miliardi di euro). Poi in Europa (1,7) e Africa (quasi 800 milioni). Ogni asiatico in media ha spedito 4.400 euro, più del doppio di quanto ha spedito un latinoamericano e sei volte le rimesse pro capite di un europeo.
«Dallo scoppio della crisi il flusso di denaro inviato nei paesi d'origine si è stabilizzato, ma il calo del 2010 ci fa pensare che nei prossimi anni la cifra, se tutto va bene, resterà stabile attorno ai 6 miliardi di euro – conclude la Benvenuti –. Se poi i livelli occupazionali resteranno bassi fino al 2014, come prevedono molti economisti, questo vuol dire che gli stranieri - i più esposti alla crisi - invieranno ancora meno soldi a casa». Una notizia non buona per due motivi, secondo la fondazione. «Da un lato i soldi che non arrivano più bloccano i processi di sviluppo di molti paesi. Dall'altro il denaro che resta in Italia non viene reinvestito, ma va a coprire le spese per il sostentamento delle famiglie migranti».
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Lo studio Moressa sulle rimesse all'estero

18/04/2011
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