La crescita cinese frena ancora
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La crescita cinese frena ancora

La crescita cinese frena ancora

Cina. Pesano debolezza del settore immobiliare e calo della domanda mondiale in parte compensato da quella interna
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
La locomotiva cinese continua a correre veloce, ma il suo motore inizia a perdere colpi. Nel terzo trimestre 2011, il Pil della superpotenza asiatica ha registrato una crescita del 9,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Si tratta del tasso d'incremento trimestrale più basso degli ultimi due anni, e anche della terza decelerazione consecutiva (il Pil cinese era aumentato del 9,8% nell'ultimo trimestre del 2010 e poi del 9,7% e del 9,5% nei due quarter successivi).
Iniziano a pesare un mix di fattori negativi domestici e internazionali: un anno e mezzo di politica monetaria restrittiva, la debolezza del settore immobiliare, il raffreddamento della domanda mondiale. Ciononostante, fanno notare alcuni osservatori, l'economia cinese appare abbastanza resiliente come dimostra la performance trimestre su trimestre: l'incremento del Pil tra luglio e settembre è stato pari al 2,3% in termini reali, pressoché invariato rispetto al secondo quarter del 2011.
«Il ritmo di crescita sta rallentando, ma ciò non significa che sia diventato lento, soprattutto se si considerano le difficoltà del quadro globale» osserva Dong Tao, economista di Credit Suisse. «La crescita registrata nel terzo trimestre è comunque meglio del previsto, grazie anche a una domanda interna che resta solida» dice Tao Wang di Ubs Investment Research.
Gli esperti preferiscono parlare di «stabilizzazione» oppure di «atterraggio morbido». I dati, come sempre, sono sempre avari di dettagli. L'Ufficio statistico cinese, infatti, non fornisce la disaggregazione di alcuni indicatori fondamentali per la comprensione del trend economico dal lato della domanda, come i consumi privati, i consumi della pubblica amministrazione, le esportazioni nette, il livello delle scorte.
Così, per capire quali forze abbiano sospinto verso l'alto il prodotto interno lordo nel terzo trimestre 2011, non resta che analizzare i pochi numeri disponibili. A settembre la produzione industriale è cresciuta in linea con i mesi precedenti (+13,8%). Frattanto, gli investimenti nominali fissi nelle aree urbane hanno registrato una crescita del 24,5% (+24,9% nei primi nove mesi del 2011), mentre le vendite al dettaglio (un indicatore da prendere con le pinze perché incorpora anche parte delle spese della pubblica amministrazione) sono aumentate del 17,7 per cento.
La verità è che nei motori della locomotiva più veloce del pianeta sta venendo a mancare la benzina del commercio estero. «Quest'anno, e in particolare nel terzo trimestre, la crescita delle nostre importazioni è stata superiore a quella delle nostre esportazioni - ha spiegato ieri l'Ufficio statistico cinese - ciò dimostra che il contributo dell'economia cinese alla ripresa mondiale è in aumento».
Il problema, però, è proprio questo: quale ripresa? La crisi debitoria dell'Europa, le persistenti difficoltà dell'economia americana, la paralisi della domanda giapponese, non fanno sperare nulla di buono per il futuro del made in China. «Il quadro è incerto e quindi non sarei sorpreso di vedere il tasso di crescita del Pil cinese scivolare intorno al 7,5%, o anche più in basso, nel quarto trimestre di quest'anno e nel primo trimestre 2012» dice Dong Tao.
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19/10/2011
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