LA CINA SI OPPONE A SANZIONI UE CONTRO IRAN

LA CINA SI OPPONE A SANZIONI UE CONTRO IRAN

26 gen.- Pechino stronca le sanzioni europee sull'Iran, che secondo il ministero degli Esteri cinese non costituiscono "un approccio costruttivo". Il commento fa eco alle parole del ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov: "Auspichiamo il ripristino delle negoziazioni che qualsiasi mossa avventata potrebbe compromettere".

 

La risposta ufficiale del Gigante asiatico, alleato di Teheran, arriva a quattro giorni di distanza dalla decisione di Bruxelles di congelare i beni della banca centrale iraniana detenuti nell'Ue. Non solo: "il commercio di oro, metalli preziosi e diamanti con enti pubblici iraniani e la banca centrale non saranno più permessi" si legge nel comunicato ufficiale del consiglio degli Affari Esteri Ue.

 

La misura - parte del piano di embargo petrolifero deciso contro l'Iran che sarà pienamente in vigore entro l'1 luglio 2012 – è stata definita da Washington un "passo importante per aumentare la pressione sul regime degli ayatollah" sempre più vicino, secondo le potenze occidentali, alla costruzione di armamenti nucleari. "Il programma non ha scopi militari" ha puntualmente ribattuto Teheran che, dopo le sanzioni finanziarie approvate da Washington il 31 dicembre, aveva minacciato di chiudere lo Stretto di Hormuz - rotta vitale per la maggior parte delle esportazioni di petrolio del Medio Oriente - e che lunedì ha definito "illogiche" le sanzioni approvate dall'Ue.

 

Resta fermo il Dragone su quella che è la sua posizione ufficiale sulla questione iraniana: sebbene  la Cina - come ha dichiarato il premier Wen Jiabao la scorsa settimana in visita di stato in Qatar - si opponga fermamente al programma nucleare iraniano e alla costruzione di armi nucleari da parte di Teheran, il governo ha più volte fatto sapere "la questione va risolta con il dialogo e con i negoziati" (questo articolo).  "Pechino è contraria a mettere una legge nazionale al di sopra del diritto internazionale e a imporre sanzioni unilaterali contro altri Paesi. Inoltre, in quanto Paese firmatario del Trattato di non Proliferazione Nucleare, l'Iran ha diritto all'uso pacifico dell'energia nucleare nel rispetto degli obblighi internazionali" aveva detto il portavoce del ministero degli Esteri Hong Lei commentando le sanzioni finanziarie approvate da Washington.

 

D'altra parte Pechino, affamato di energia, mantiene con Teheran una sorta di dipendenza energetica,  basti pensare che, secondo i dati rilasciati sabato dall'Amministrazione doganale cinese, l'interscambio petrolifero tra Cina ed Iran si è intensificato del 30% nel corso del 2011, mentre le importazioni di greggio cinesi sono ammontate a 27,76 milioni di tonnellate metriche, per un interscambio giornaliero che si attesta intorno ai 557mila barili. E la fame di petrolio sembra non conoscere sosta: nel 2011, in media, la Cina ha consumato 9,24 milioni di barili al giorno, o 590mila barili al giorno in più rispetto alla media di 8,65 milioni del 2010. Uno scambio tale da vedere Pechino impegnata su due fronti: da un lato il governo cinese appoggia la risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che blocca il programma iraniano di arricchimento dell'uranio, dall'altro invece cerca – tra alti e bassi  di mantenere rapporti regolari con Teheran, terzo fornitore di greggio del Dragone dopo Arabia Saudita e Angola.


di Sonia Montrella


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