La Cina punta alle infrastrutture
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La Cina punta alle infrastrutture

La Cina punta alle infrastrutture

MERCATI E RISPARMIO
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«Siamo venuti per l'Italia e la Spagna, Paesi dove vale la pena investire, a differenza della Grecia», avrebbero detto i delegati cinesi, guidati dal presidente del Cic Lou Jiwei, impegnati la settimana scorsa in una fitta agenda di incontri con ministeri e istituti italiani. E non per discutere dell'acquisto dei nostri titoli di Stato con il ministro Tremonti: a smentirlo è stato proprio via Venti settembre chiarendo anche che all'incontro non ha partecipato il direttore Generale del Tesoro, Vittorio Grilli. L'interesse ha riguardato semmai investimenti in settori decisamente più materiali, secondo la sua natura di fondo di venture capital: infrastrutture e industrie.
Il quadro è quello di un interscambio che nel 2010 si è attestato a 45 miliardi di dollari e che ad aprile 2011 ha segnato un aumento del 36,6 per cento. Per ora su questo fronte sembrano sfumate le possibili partecipazioni dirette di Cic in Eni ed Enel (proprio di quest'ultima si era parlato anche un anno e mezzo fa, quando sembrava che Pechino volesse rilevarne una quota di minoranza tra il 3 e il 5 per cento). E a spiccare è l'incontro della delegazione cinese con la Cassa Depositi e Prestiti di mercoledì scorso. L'obiettivo è promuovere la crescita delle nostre Pmi attraverso due fondi di private equity, vale a dire il Fondo italiano di investimento e il nuovo Fondo strategico italiano, che operano per rafforzare patrimonialmente le piccole e medie imprese favorendo anche l'ingresso di capitali esteri spogliati da pericolosi fini speculativi. I cinesi, in cambio, hanno a disposizione una preselezione, firmata dallo Stato italiano, di aziende sane in cui investire. Sul fronte energetico, poi, Cic starebbe valutando la possibilità di finanziare impianti fotovoltaici su piccola e media scala in Sicilia. Dove i cinesi potrebbero finanziare sostanziosamente anche il Ponte di Messina.
«C'è un forte interesse» per il progetto, ha commentato il ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, che ha incontrato la delegazione martedì scorso, sottolineando come sia stato apprezzato in particolare «il nostro modello di project financing». A confermare che dalla Cina potrebbe arrivare il 50% dei fondi privati necessari per completare il Ponte è Francesco Attaguile, dirigente generale del Dipartimento per il collegamento con le istituzioni dell'Unione europea (e recentemente anche con i Bric) della Regione Sicilia. Che già nel novembre scorso, fra l'altro, ha siglato un memorandum con la China development Bank per il finanziamento di almeno otto grandi progetti infrastrutturali sull'isola e ha recentemente inviato a Cic le relative, dettagliate schede. Intanto, sarebbero già in arrivo 90 milioni di euro per ampliare i porti di Augusta e di Pozzallo, strategici per le rotte mediterranee, e renderli così capaci di accogliere le enormi navi container provenienti da Oriente.
L'esito degli incontri della scorsa settimana ha rassicurato la Sicilia, che si prepara agguerrita all'incontro di martedì prossimo con il Commissario europeo per i Trasporti Siim Kallas, al quale chiederà di non abbandonare il progetto della tratta finale Napoli-Palermo del Corridoio 1. Mentre questo venerdì una delegazione di sedici dirigenti delle ferrovie cinesi incontrerà i vertici della Società dello Stretto nella loro sede.
La Cina, intanto, guarda anche a Nord, dove è in stallo il progetto (da oltre 700 milioni di euro) della piattaforma logistica del Nord Adriatico. Per discuterne la delegazione di Cic la scorsa settimana ha incontrato Unicredit, coinvolta nel progetto ma dubbiosa nel proseguirlo, anche se a sostenerlo in prima linea è stato più volte lo stesso ministro Franco Frattini.
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14/09/2011
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