LA CINA NON È LA PRIGIONE DELLE MENTI
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LA CINA NON È LA PRIGIONE DELLE MENTI

LA CINA NON È LA PRIGIONE DELLE MENTI

Sul Nobel a Liu Xiaobo - di Andrea Bernardi
LA CINA NON È LA PRIGIONE DELLE MENTI
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Questa Nazione, il continente Asiatico, l'Europa, il mondo intero, possono permettersi una transizione rapida verso un modello democratico occidentale? Altro che Iraq! Altro che Afghanistan! Mi sembra di poter mettere gli adamantini della democrazia occidentale sullo stesso piano delle fantasie di chi vorrebbe uno statuto dei lavoratori europeo e norme ambientali scandinave da applicarsi nelle fabbriche di chi costruisce per loro iPhone e Mac Book Pro a basso costo. Non serve arrivare a sospettare che qualcuno voglia imporre standard occidentali alla Cina per procrastinare il predominio economico piuttosto che per un sogno di democrazia.

Ho letto sui giornali italiani che il Nobel a Liu è una provocazione contro la Cina. Certamente lo è, ma non credo che nessuno sia davvero preoccupato per le conseguenze di questa scelta che peraltro ammiro. Sono felice che ad Oslo qualcuno abbia deciso di rimediare alla leggerezza della scelta del 2009 con una decisione coraggiosa. Sono convinto che non ci saranno conseguenza negative di questo evento (salvo che per i commerci norvegesi ovviamente).

Sono felice per il Nobel a Liu, spero possa contribuire ad alleviare le sofferenze dei suoi cari e delle altre vittime. Sono però convinto che si tratta di una freccia di gomma sparata contro un gigante per nulla impaurito e che non si possa attendersi null'altro che una lentissima transizione istituzionale.

Il Partito Comunista Cinese e le fazioni che lo compongono sono consapevoli della sfida che hanno davanti e stanno cercando di inventare un modo per quadrare il cerchio della transizione di un gigante grande tre volte l'Unione Europea. Il Nobel a Liu Xiaobo potrebbe contribuire ad illuminare questa riflessione. Se così fosse, in qualche modo, sarà davvero un Nobel per la Pace alla Cina.

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