La Cina mostra i muscoli su Taiwan e nel Mare Cinese, con un occhio alla tensione in Siria. Il 18 aprile si terranno nello stretto di Taiwan esercitazioni militari a fuoco vero che secondo gli osservatori sono anche un segnale di sostegno alla Russia nel dossier siriano. L'annuncio è stato dopo pochi minuti prima la notizia diffusa dai media di Pechino della più grande parata navale della storia della Repubblica Popolare Cinese, nelle acque del Mare Cinese Meridionale, al largo delle coste dell’isola di Hainan, avvenuta sotto gli occhi attenti del presidente cinese, Xi Jinping, nel suo ruolo di capo delle Forze Armate.
Il doppio messaggio di Pechino è giunto a poche ore dalla conclusione del Boao Forum, la “Davos Asiatica”, dal cui palco Xi ha elencato le nuove aperture della Cina, ed è indirizzato sia a Taipei e agli Stati Uniti, che stanno vivendo un momento di riavvicinamento dopo il Taiwan Travel Act varato il mese scorso, sia alla Russia, secondo uno dei più rispettati esperti di strategie militari di Pechino, Anthony Wong Dong. Secondo quanto spiega l’analista al South China Morning Post, il conflitto tra Usa e Russia in Siria potrebbe esplodere “in qualsiasi momento”, e le manovre nello stretto di Taiwan in programma per il 18 aprile prossimo, rappresentano un segno di sostegno di Pechino al suo partner strategico, Mosca.
Il sostegno alla Russia sarebbe anche più concreto, secondo le voci comparse negli ultimi giorni, e prevederebbe l’invio di navi della Marina cinese dislocate nel Mediterraneo, in direzione del porto siriano di Tartus, in supporto ai mezzi russi nel caso di “un massiccio bombardamento”, secondo fonti citate da alcuni media russi. Le voci di un possibile invio di navi cinesi verso la Siria non sono state confermate da Pechino.
Ieri, nell’ultima dichiarazione ufficiale sulla situazione in Siria, il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino, Geng Shuang, aveva dichiarato che “la Cina è preoccupata rispetto alla possibilità di una escalation della tensione”, e che Pechino è “in stretto contatto” con Usa, Russia e gli altri membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Chiediamo a tutte le parti di rimanere come e moderate e di allentare la tensione il prima possibile”, aveva concluso Geng, che già nei giorni precedenti aveva affermato che per la Cina “la soluzione politica è l’unica via percorribile” per risolvere la crisi siriana.
Pechino, però, ha mostrato i muscoli dopo le dichiarazioni di Xi a Boao che privilegiano un approccio soft alle tensioni commerciali con gli Usa e che hanno fatto rifiatare i mercati nella giornata di martedì. Il presidente cinese, in tenuta mimetica ha osservato le operazioni al largo dell’isola di Hainan, nelle quali sono state coinvolte 48 navi da guerra, 76 mezzi aerei, e oltre diecimila tra funzionari e soldati della Marina.
Negli esercizi navali conclusisi ieri, con la grande parata, sono stati spiegati anche i nuovi sottomarini, e i nuovi mezzi aerei della Marina. Lo stesso Xi ha ispezionato quattro caccia J-15 di quarta generazione a disposizione delle forze navali. “L’importanza di costruire una Marina potente non è mai stata più urgente di oggi”, ha detto Xi ai membri della Marina, di cui il presidente vuole fare “una forza di livello mondiale”, in linea con i progetti per l’esercito già elencati a ottobre scorso, in occasione del diciannovesimo Congresso del Partito Comunista Cinese.
Taiwan, nel frattempo, ha minimizzato la notizia degli esercizi navali a fuoco vero nello Stretto, i primi dal settembre 2015, e oggi ha dato il via agli esercizi navali dalla base navale di Su’ao, sulla costa orientale dell’isola. Alle esercitazioni cominciate oggi era presente anche la presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, alla prima volta da quando si è insediata al vertice dell’isola, nel maggio 2016. Tsai è anche salita a bordo di una delle navi impegnate nelle esercitazioni, e ha esortato a non caricare di significati l’evento, che sarà il primo di una serie.