La Cina mette gli occhi sugli asset strategici Ue
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La Cina mette gli occhi sugli asset strategici Ue

La Cina mette gli occhi sugli asset strategici Ue

Crisi del debito. Dopo l'acquisizione della società elettrica portoghese
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
La Cina getta la maschera e svela al mondo come intende aiutare l'Europa oberata dai debiti: acquistando aziende strategiche e profittevoli del Vecchio Continente, possibilmente a prezzi da saldo.
La maxi-offerta da 2,7 miliardi di euro con cui giovedì la Three Gorges Corporation (la società che gestisce la Diga delle Tre Gole, il più grande impianto idroelettrico del mondo situato nel Sud della Cina) ha rilevato il 21% di Energias de Portugal (Edp), sbaragliando la concorrenza della tedesca Eon e della brasiliana Petrobras, potrebbe rappresentare la prima mossa del Dragone in questa direzione.
È vero, non è la prima volta che un gruppo di Stato cinese realizza una grossa acquisizione di elevato valore strategico in Europa: nella primavera 2010, ai tempi della prima crisi greca, il colosso della logistica Cosco aveva già messo le mani sul porto del Pireo con un'operazione da 3,3 miliardi di euro, sollevando un coro di polemiche nell'opinione pubblica ellenica.
Ora, però, il clima è completamente cambiato. Oggi, in Europa a essere sotto pressione non è più solo un Paese, peraltro piccolo e marginale, ma l'intero continente. Un continente che, negli ultimi mesi dopo l'esplosione della crisi dei debiti sovrani, ha già chiesto più volte aiuto proprio a Pechino. Ma la Cina, sebbene custodisca nei propri forzieri 3.200 miliardi di dollari di riserve valutarie, finora quel salvagente all'Europa annaspante nei debiti non l'ha ancora lanciato.
E probabilmente, sebbene Pechino abbia tutto l'interesse a tirare fuori dai guai il suo principale partner commerciale per consentirgli di continuare a importare prodotti made in China, non lo lancerà mai. Almeno nelle modalità immaginate fin qui da Bruxelles, cioè comprando pezzi del debito pubblico di questo o di quel Paese europeo.
L'intervento del cavaliere bianco cinese a sostegno dell'Europa, come suggerisce la recente acquisizione di Energias de Portugal, potrebbe assumere una forma diversa e, probabilmente, assai meno gradita dall'opinione pubblica e dalla classe politica del Vecchio Continente.
«Credo che quest'operazione sia un segnale importante di come oggi la Cina intenda investire nell'Europa schiacciata dai debiti - avverte l'ex guru per i mercati asiatici di Goldman Sachs, Kenneth Courtis - più che comprare direttamente debito dai singoli Stati, o canalizzare risorse finanziarie verso questi ultimi tramite il Fondo monetario internazionale, Pechino vuole acquisire partecipazioni che garantiscano un ritorno stabile nel lungo termine, consentano di diversificare gli investimenti dalla finanza verso asset reali, e offrano una protezione contro l'inflazione futura che i cinesi ritengono ormai inevitabile».
Il tempo dirà se, come sostengono alcuni analisti, l'ingresso della Three Gorges Corporation nell'Energias de Portugal sia un'acquisizione con cui il gruppo cinese punta solo ad aprirsi un varco sul ricco mercato dell'energia brasiliana, dove la utility lusitana ha una forte presenza. Oppure se rientri in una strategia di largo respiro messa a punto da Pechino per sostenere finanziariamente il Vecchio Continente, cercando di sfruttare a proprio vantaggio la crisi debitoria europea.
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2,7 miliardi
Acquisto in Portogallo
Il valore della quota del 21% di Energias de Portugal, la società elettrica portoghese oggetto di un take-over da parte della cinese Three Gorges Corporation, la società che gestisce la Diga delle tre gole, nel Sud del Paese, il più grande impianto idroelettrico del mondo

3,3 miliardi
Il precedente greco
Nel 2010, nel pieno della crisi del debito e di liquidità della Grecia, il colosso cinese della logistica, Cosco, ha acquisito una quota di maggioranza del Porto del Pireo, per un valore di 3,3 miliardi di euro, scatenando polemiche nell'opinione pubblica greca

3.200 miliardi
Il tesoro di Pechino
Il valore, in dollari, delle riserve valutarie detenute dal Governo cinese. In questi mesi di crisi la Ue ha più volte sollecitato aiuti finanziari di Pechino. La Cina, insieme ad altri Paesi cosiddetti Bric, si era detta disposta ad aumentare i contributi all'Fmi in cambio di maggiori quote nel fondo stesso

24/12/2011
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