La Cina è la nuova frontiera
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La Cina è la nuova frontiera

La Cina è la nuova frontiera

Pitti Filati
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Scorrendo i paesi da cui sono arrivati i buyer di filati e tessuti che nei giorni scorsi hanno visitato le rassegne fiorentine (Pitti Filati e Prima-Moda tessuto), salta agli occhi l'assenza della Cina. Eppure il gigante asiatico è in cima ai pensieri di molte aziende tessili italiane, che – rincuorate dalla "ripresina" in atto, certificata proprio dalle fiere concluse giovedì (+4% i compratori di Pitti Filati, crescite simili a Prima) - guardano con attenzione alle potenzialità del mercato cinese.
«Per noi è una grossa opportunità - dice Paola Rossi di Zegna Baruffa Lane Borgosesia, che ha completato l'aggregazione con Filatura di Chiavazza (incorporato il ramo aziendale) e Botto Poala (ora controllata al 100%) dando vita a un gruppo di filati da 125 milioni di fatturato - perchè i nuovi ricchi cinesi ambiscono al prodotto italiano, e non solo a quello finito. Abbiamo un ufficio di promozione a Shanghai dal 2001, e quest'anno esporremo per conto nostro alla fiera Spinexpo. Ben sapendo che il mercato cinese non è facile da aggredire». Zegna Baruffa quest'anno prevede di crescere del 10% circa e di arrivare al pareggio prima delle imposte. Torna a crescere anche la marchigiana Cariaggi, che dovrebbe salire da 56 a 63 milioni di fatturato (+12%) e che sta spingendo proprio sul mercato cinese. «Per adesso pesa poco - spiega Cristiana Cariaggi - ma quest'anno aumenteremo le vendite del 20%, anche perché tra i clienti cinesi sta crescendo l'interesse per i titoli sottili e i filati pettinati, destinati a una maglieria di fascia alta. Per questo stiamo pensando di aprire una struttura commerciale».
A riaprire l'ufficio di rappresentanza di Shanghai, inaugurato dieci anni fa e poi chiuso, sta pensando anche la pratese Pecci Filati, che quest'anno punta a una crescita del 18% a 17 milioni. «L'industria italiana dei filati sta tornando sui livelli del 2008 - spiega l'a.d. Pierluigi Marrani - anche se resta il problema della bassa redditività. Il mercato cinese appare interessante come sbocco per i prodotti italiani,non per andare a produrre lì, perché significherebbe perdere valore aggiunto». Sulle potenzialità del mercato cinese è netto anche Alessandro Benelli della Linea tessile italiana, presidente del consorzio di produttori di tessuti Pratotrade che organizza la rassegna "Prima": «La Cina è un mercato enorme, in grande espansione e con grandi potenzialità. Stiamo pensando di organizzare un workshop a novembre».
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10/07/2010
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