La Cina compra in Sudamerica
ADV
ADV
La Cina compra in Sudamerica

La Cina compra in Sudamerica

LENTE D'INGRANDIMENTO - La crisi globale ha rafforzato i legami commerciali
di lettura
Fate un po' da soli... Così sembrava si dicesse, ma non era così. C'erano molte altre cose nell'invito della Wto, qualche anno fa, a sviluppare il commercio tra paesi del Sud: il riconoscimento di una crescita economica che rendeva vantaggioso aprirsi e stringere legami tra paesi un po' spaventati delle pressioni delle economie ricche, insieme forse all'ammissione di un grande squilibrio insostenibile, quello che vedeva gli Stati Uniti unico grande compratore netto, e a debito, dei beni prodotti nel pianeta.
Quei rapporti si sono davvero sviluppati, segno che l'invito non era frutto di una sorta di indifferenza, ma coglieva una realtà già in movimento. E nessuno si sorprenderà a vedere la Cina come motore di una rete di relazioni che non coinvolge solo la regione asiatica, ma si estende verso l'Africa e, soprattutto, verso l'America Latina.
L'interscambio di questa regione con Pechino cresce infatti rapidamente: le esportazioni cinesi sono salite, secondo un'analisi di BankofAmerica Merrill Lynch, da 4,5 miliardi di dollari del 2000 a 42 miliardi del 2009; mentre le importazioni sono passate da 5 a 58 miliardi.
«È qualcosa - spiega la ricerca di David Beker e il suo team - che gli investitori in paesi emergenti devono osservare con grande attenzione. Sono relazioni mutevoli che possono avere implicazioni positive e negative per crescita, valute e quotazioni del reddito fisso».
Una maggiore interconnessione tra le due aree può essere positiva «soprattutto per economie esportatrici di materie prime come il Cile e il Perù» e il Brasile, primo partner di Pechino. Gran parte delle importazioni cinesi sono infatti ancora legate alle materie prime, per ovviare alle relative carenze del paese asiatico, che non ha ancora sviluppato i suoi consumi interni al punto da poter davvero essere un polo di attrazione per prodotti a maggior valore aggiunto. Il 50% delle esportazioni cilene alla Cina e il 39% di quelle boliviane sono così costituite da rame, il 75% di quelle argentine di prodotti di soia.
È anche vero che il Sudamerica importa relativamente poco dalla Cina. Pesano, in questo caso, quelle tariffe che la Wto invita ad abbassare; insieme - è il caso per esempio della soia argentina - a qualche controversia commerciale. Tra i principali acquirenti, in termini di "dipendenza", compaiono così nomi in parte diversi da quelli degli esportatori. La Colombia, innanzitutto, al pari per esempio del Brasile: entrambi comprano nel paese asiatico il 9,2% delle proprie importazioni, ma il gigante americano vi vende il 22,2% dell'export, contro il 3% del più piccolo paese limitrofo. Limitati – anche a causa dei forti legami con gli Stati Uniti, destinazione dell'80% delle sue esportazioni – i legami del Messico.
I rapporti tra i paesi dell'America Latina e la Cina sono molto diversificati, e la stessa crisi ha avuto un impatto diverso da economia a economia. Il Brasile ha così un surplus, nei confronti di Pechino, mentre il Messico ha un disavanzo; e anche la dinamica della bilancia commerciale - in rapida crescita il surplus del Cile, stabile quello di Venezuela e Perù - appare molto differenziata. Il forte calo dei prezzi dell'anno scorso ha un po' deformato - quasi per rifrazione - l'andamento dell'interscambio, ma i volumi parlano chiaro: sono aumentati per tutti i paesi, con la sola eccezione dell'Argentina.
La domanda – a cui la ricerca della BoA Ml intende rispondere – è allora quanto queste relazioni possano pesare nel caso di una frenata cinese un po' più pronunciata. La banca americana ha previsioni diverse, rispetto a questo scenario, sull'andamento dell'economia asiatica (+10,1% quest'anno, +9% il prossimo), ma l'eventualità non può essere del tutto esclusa. «Potrebbe far scattare un episodio di avversione al rischio, che potrebbe spingere a una vendita di asset sudamericani», anche se i bassi rendimenti Usa dovrebbero comunque sostenere, anche al di là delle valutazioni tecniche, l'appetibilità di titoli più redditizi», come quelli sudamericani. In ogni caso «il Pil dell'America Latina non è alla mercè della forza o della debolezza relativa della domanda cinese». Le esportazioni latinoamericane sono pari al 5,8% del Pil totale, le importazioni al 3,5 per cento.
riccardo.sorrentino@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com

ADV
58 miliardi
Le importazioni
Secondo un'analisi di Bank of America Merrill Lynch, l'import della Cina dai paesi dell'America Latina è passato da 5 miliardi di dollari nel 2000 a 58 miliardi nel 2009 Anche le esportazioni sono cresciute: erano pari a 4,5 miliardi nel 2000 e sono passate a 42 nel 2009



50 per cento
Rame e soia
Dal Sudamerica la Cina importa soprattutto materie prime per soddisfare la fame del suo apparato produttivo. Così, per esempio, il 50% delle esportazioni cilene è costituito da rame, come il 39% delle esportazioni boliviane. E ancora, la soia rappresenta il 75% delle importazioni di Pechino dall'Argentina

12/09/2010
ADV