di Emma Lupano
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Pechino, 15 set. - La faccia paffuta, un marcato accento sichuanese, la passione politica espressa nei discorsi pubblici come in quelli privati. Sono alcuni dei tratti del Deng Xiaoping della serie tv prodotta e trasmessa in prima serata da CCTV per celebrare i 110 anni dalla nascita del 'piccolo timoniere'.
Da quando la serie è iniziata, in agosto, “Deng Xiaoping al crocevia della storia” occupa non solo gli schermi, ma anche le pagine dei giornali - dall’intellettual-liberale Nanfang Zhoumo all’ufficialissimo Renmin Ribao.
L’eco della serie si è spinta fino in occidente, con testate anglofone ma anche italiane che si sono soffermate sull’iniziativa. Un’attenzione globale che un editoriale pubblicato dallo Huanqiu Shibao alla vigilia dell’anniversario, il 21 agosto, spiega con la levatura politica di Deng Xiaoping, “su cui eccezionalmente tutto il mondo è d’accordo”.
Negli ultimi cinquanta anni di storia, scrive il giornale, “molti leader hanno ottenuto rispetto e apprezzamento nel proprio paese, ma sono stati criticati all'estero. Ad altri è successo il contrario. Nel caso di Deng, persino i detrattori della Cina ammettono che le riforme cinesi sono un successo e che Deng è stato una grande personalità”.
Il giornale ripercorre il lascito politico e teorico del leader venuto dalla provincia del Sichuan, elencando i punti fondamentali della sua eredità: “la via delle riforme e dell’apertura”, “il contributo alla creazione della via del socialismo con caratteristiche cinesi”, “la ricerca della verità nei fatti”. Pur tenendosi alla larga dal dettaglio di temi spinosi, lo Huanqiu Shibao non nega l’esistenza di qualche ombra nell’operato del leader: “Mentre era rispettato e ammirato, Deng ha anche ricevuto critiche”. Le attenuanti, però, sono presto trovate: “Il rispetto si basa sul fatto che le azioni di Deng Xiaoping hanno avuto effetti positivi su più generazioni, per esempio hanno migliorato la vita dei cinesi, portato la liberazione del pensiero, dato il via a un progresso fondamentale. Le critiche muovono invece da problemi specifici di quella fase o dal dispiegarsi di eventi concreti”, di cui i fatti del 4 giugno 1989 potrebbero essere un esempio.
Nonostante Deng sia scomparso da 17 anni, continua il giornale, “i commenti sui suoi successi e i suoi errori si basano spesso sul presente. Questo dimostra proprio la grandezza di Deng, perché la via delle riforme e dell’apertura da lui avviata continua ancora oggi”.
E poiché “quando i leader lasciano il potere ciò che sancisce la loro fama è quello che hanno saputo lasciare alla gente”, e poiché “il rispetto per Deng ha già superato la prova del tempo”, secondo l’editoriale “nessuna critica legata a fatti specifici potrà ribaltare la sostanza di questo rispetto”.
L’apprezzamento internazionale per la figura del 'piccolo timoniere' viene poi ulteriormente sottolineata in contrapposizione con un altro personaggio di grande rilievo che, secondo lo Huanqiu Shibao, a distanza di vent’anni non ha più un vero peso. “Negli anni '90 in occidente sono stati messi a confronto Deng e Gorbaciov, ma oggi un paragone del genere non sussiste più. La reputazione di Gorbaciov è stata fatta a pezzi nella ex Unione sovietica, e l'occidente l'ha quasi dimenticato. Deng, invece, mentre era vivo ha influenzato la Cina, dopo la sua morte ha continuato a influenzare il mondo”.
Ecco perché, continua l’editoriale, “pochissimi in occidente negano in modo completo l’importanza di Deng Xiaoping e la maggior parte celebra apertamente o privatamente la sua potente visione”.
Rimane solo “qualcuno che mantiene una posizione di acuta critica, persone che sono unite nell'opporsi ai successi della Cina”. Ad essi, dice lo Huanqiu Shibao, la Cina deve rispondere “con una completa persuasività della via delle riforme e con l’accumulo di molti successi”. Perché chi critica Deng “non critica già più il suo operato in vita, ma le incertezze del futuro della Cina”, la risposta che Pechino deve dare è quella di “segnare sempre più vittorie e realizzare il sogno cinese”.
15 settembre 2014
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