Pechino, 10 dic.- Prove tecniche di tensione a Pechino, mentre si avvicina la cerimonia per la consegna del Premio Nobel per la Pace al dissidente Liu Xiaobo,detenuto in una prigione del nordest della Cina, dove sta scontando una pena di 11 anni per "incitazione alla sovversione". I servizi televisivi trasmessi sulla vicenda da BBC, CNN e altri network stranieri risultano oscurati; e se in tv la censura viene operata con metodo selettivo, quella sul web è pressoché totale: i siti delle stesse testate sono irraggiungibili da ieri, quello della Commissione per il Premio Nobel è bloccato da settimane. Ma Pechino non ha messo in campo solo misure di sicurezza virtuali: in città si vedono molte più pattuglie di polizia del solito, soprattutto in zone 'sensibili' come Piazza Tian An Men. Numerosi poliziotti in borghese presidiano la casa dove due mesi fa la moglie di Liu Xiaobo, Liu Xia, è stata sottoposta agli arresti domiciliari subito dopo l'assegnazione dell'onorificenza, e le forze dell'ordine hanno allontanato un gruppo di diplomatici tedeschi che voleva incontrare la donna. Tutti i relatori cinesi -soprattutto avvocati esperti di diritti umani- invitati al "Rule of Law Dialogue" promosso ieri dalla Delegazione UE di Pechino sono stati trattenuti dalle autorità; una piccola pattuglia che va ad aggiungersi ai circa 250 attivisti dei diritti umani che secondo Amnesty International la polizia cinese ha fermato o sottoposto a sorveglianza negli ultimi due mesi, impedendo loro di lasciare il paese nel timore che potessero recarsi a Oslo a manifestare solidarietà a Liu. Sorvegliati con discrezione anche i dintorni dell'Ambasciata norvegese, nonostante non si siano ancora verificate le previste manifestazioni di protesta contro il riconoscimento conferito a quello che per la Cina è "un criminale, processato secondo le leggi cinesi".
La strategia di queste ore consiste nell'abbassare il volume delle interferenze straniere e aumentare al massimo quello della propaganda: "Oggi in Norvegia andrà in scena una farsa intitolata 'La Cina sotto processo' – si legge nel numero in edicola stamattina del quotidiano cinese 'Global Times'-, mentre l'opinione pubblica occidentale non cessa di congratularsi con la giuria del Premio Nobel. Stanno tentando di imporre alla Cina valori stranieri, cercano di descrivere 'l'imbarazzo cinese' ma, per quanto siano forti le opinioni dell'Occidente, non riusciranno a imbrogliare il popolo". "L'assegnazione del premio a Liu Xiaobo dimostra le sinistre intenzioni dell'Occidente- si legge in un editoriale del 'Quotidiano del Popolo'- e se quei pochi galantuomini che stanno ad Oslo, godendo dell'appoggio di alcune potenze occidentali, pensano di ottenere un applauso per via della fama che circonda il Premio Nobel, si sbagliano di grosso!". "Liu Xiaobo ha incitato al rovesciamento del sistema socialista e della legittima dittatura democratica del popolo, che è sotto la guida del Partito Comunista Cinese" dice l'esperto di diritto penale Gao Mingxuan in un'intervista all'agenzia di stato Xinhua, ampiamente ripresa da tutti i media. "Le sue parole sono dannose per la società e oltrepassano il limite della libertà d'espressione. Se il popolo cinese agisse in base al suo pensiero, la nazione andrebbe sicuramente incontro a guerre e conflitti, verso la distruzione di quella pace che la Cina ha conquistato in anni di sforzi pesantissimi". 54 anni, professore di letteratura, ex della protesta di Piazza Tian an Men, Liu Xiaobo è stato incarcerato il giorno di Natale per avere ideato e promosso il manifesto "Carta 08", nel quale si chiedeva una riforma in senso democratico dello stato cinese e l'abolizione del regime a partito unico (leggi questo articolo). Anche i fratelli di Liu, come la moglie Liu Xia, sono stati trattenuti dalle autorità. Nessuno dei familiari potrà essere presente oggi ad Oslo per ritirare il premio.
di Antonio Talia
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