L'investimento scende in campo
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L'investimento scende in campo

L'investimento scende in campo

Mercati e risparmio - LE COMMODITIES
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PAGINA A CURA DI
Alberto Ronchetti
Le materie prime sono state, fino a pochi mesi fa, una delle asset class preferite dai gestori. Poi i timori di recessione prima e di implosione dell'area euro hanno prima bloccato (da giugno) e poi fatto crollare (da inizio settembre) l'indice Crb, che misura l'andamento generale delle commodities.
Certo, quando si parla di materie prime bisogna fare una distinzione fra le varie tipologie: se i metalli industriali perdono valore, sull'onda del timore di una recessione, quelle agricole sono comunque spinte dalla voglia di alimentazione delle nazioni in via di sviluppo.
Nelle ultime settimane hanno fermato la crescita – e in alcuni casi pesantemente indietreggiato – i metalli prezioni, le materie prime legate all'energia e quelle industriali, mentre hanno perso di meno le soft commodities, le materie prime legate all'agricoltura. Non è un caso se James "Jim" Roger, un "nome mitico" per chi lavora su questa asset class, proprio pochi giorni fa ha invitato i suoi clienti a puntare prevalentemente su grano e affini, lasciando perdere le altre.
Ma l'investitore che voglia puntare una parte limitata (o comunque dipendente dalla propria propensione al rischio) del portafoglio sulle commodity, cosa dovrebbe comprare? Petrolio, rame e industriali sono condizionati dall'andamento congiunturale. Piuttosto, in termini di investimento, converrebbe guardare alle materie agricole, più anticicliche delle altre.
Comunque, se si vuole ragionare in senso generale, l'andamento dell'asset class si prospetta misto nelle prossime settimane. «L'energia risente delle alterne vicende nelle aree del Medio Oriente – ha osservato Maria Paola Toschi, Market strategist di Jp Morgan Asset Management, intervenendo a una recente tavola rotonda online organizzata da www.ricercaefinanza.it – e il rame è impattato dalle aspettative di rafforzamento o meno della Cina e del ciclo economico. Le materie prime alimentari, poi, risentono delle campagne agricole e di fattori climatici erratici. L'oro, infine, è influenzato dal l'avversione al rischio». Tutto questo, come si vede peraltro quotidianamente, «può rendere i trend di breve volatili. Tuttavia i fattori di aumento della domanda a lungo restano forti. E soprattutto la crescita dell'offerta è in molti casi più limitata. Manteniamo quindi - osserva la Toschi - una forte convinzione su questa asset class con un approccio ampio e diversificato».
Peraltro, secondo Goldman Sachs, «nonostante l'attuale scenario di rallentamento economico, la crescita della domanda annuale di materie prime si attesterà tra i 3 e il 7% perché, malgrado i timori di una nuova recessione nel mondo industrializzato, il tasso di crescita dei Paesi emergenti sarà tale da compensare il rallentamento del resto del mondo». Nemmeno i dati sulla Cina sono poi così preoccupanti, con una politica del governo cinese incentrata sullo stimolo alla crescita. In particolare, aggiungono alla Goldman Sachs, «l´offerta di alcune materie prime non riesce a tener dietro alla domanda, soprattutto per quanto riguarda il rame, del quale servirebbero almeno 4,5 milioni di tonnellate in più per ottenere l´equilibrio di mercato nel 2015».
Al momento comunque, osserva Monica Defend, responsabile Global asset allocation research di Pioneer Investments, «le preferenze sono di ordine tattico. Guardiamo alle materie prime che sfruttano fattori tecnici come il livello delle scorte e il posizionamento degli investitori. Il comparto è molto volatile e condizionato pesantemente da eventi climatici difficilmente prevedibili, pertanto le allocazioni sono soggette spesso a sensibili cambiamenti». Tuttavia il rallentamento in atto del ciclo economico globale, aggiunge Defend, «dovrebbe favorire ancora nel breve termine le materie prime legate all'agricoltura (granaglie, soia e bestiame in primis) a scapito di quelle più correlate al ciclo produttivo come alluminio, rame o petrolio».
«Le pressioni ribassiste sul prezzo degli energetici e sui materiali da costruzione – osserva Paolo Federici, Country head Italia di Fidelity – sono un effetto del rallentamento delle prospettive di crescita a livello globale. Anche nei prossimi mesi le commodities saranno fortemente influenzate dalle previsioni di crescita globale e dall'inflazione, con l'oro utilizzato come bene rifugio». Comunque «queste prospettive di volatilità sul breve periodo non cambiano le tendenze di crescita sul lungo, che restano positive per i trend secolari».
Un'osservazione sostanzialmente condivisa da Anna Guglielmetti, responsabile Fixed income di Credit Suisse Milano. «L'indebolimento del quadro macroeconomico – sottolinea l'analista – ha impattato in maniera rilevante le materie prime nelle ultime settimane». Le più colpite dalle vendite sono state le commodities industriali, dove la crescita comunque positiva della Cina non ha limitato l'impatto del rallentamento economico globale. «In ogni caso – conclude Guglielmetti – restiamo positivi sui preziosi e sull'oro, che continuerà a beneficiare dei bassi tassi d'interesse dei mercati svilupati e delle politiche inflattive messe in atto dalle loro Banche centrali».
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03/10/2011
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