L'inflazione dà tregua alla Cina
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L'inflazione dà tregua alla Cina

L'inflazione dà tregua alla Cina

Pechino. Ad agosto l'aumento dei prezzi ha rallentato al 6,2% dal 6,5% di luglio
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
L'inflazione resta in alta quota, ma concede una tregua al Governo cinese. Ad agosto l'indice dei prezzi al consumo ha registrato un incremento su base annua del 6,2 per cento. Si tratta di un dato leggermente inferiore al mese precedente, quando l'inflazione si era portata al 6,5% toccando il livello più alto degli ultimi tre anni, ma comunque superiore alle stime di molti analisti che si attendevano una frenata più decisa della corsa dei prezzi. «Ci aspettavamo una flessione più marcata, ma purtroppo i corsi dei generi alimentari hanno continuato a salire più del previsto» spiega Shuang Ding, economista di Citi.
I numeri snocciolati ieri dal l'ufficio statistico di Pechino, infatti, dicono che l'inflazione da cibo (la principale responsabile del carovita cinese) resta più aggressiva che mai. È vero, ad agosto è scesa al 13,4% rispetto al 14,8% di luglio, per effetto di una sensibile discesa dei prezzi della carne di maiale, cioè della principale fonte di energia della popolazione cinese.
Ma è altrettanto vero che gli interventi calmieranti operati negli ultimi mesi dalle autorità di controllo sui mercati alimentari e sugli ammassi agricoli nelle scorse settimane avevano spinto con forza verso il basso i prezzi all'ingrosso di quasi tutte le derrate alimentari. Queste riduzioni, però, si sono trasferite solo parzialmente sui prezzi al dettaglio. «L'aggiustamento non poteva essere immediato – osserva il responsabile di un grande magazzino – probabilmente è solo una questione di tempo».
Gli esperti concordano: è solo una questione di tempo. A luglio, infatti, la corsa dei prezzi cinesi dovrebbe aver raggiunto la sua velocità massima. E, d'ora in avanti, non potrà che decelerare. Già, ma di quanto?, s'interrogano preoccupati gli analisti facendo notare che, per quanto inferiore ai massimi registrati durante la bollente estate 2011, un tasso d'inflazione elevato resterebbe comunque una spina nel fianco della nomenklatura cinese.
Per almeno due buone ragioni. La prima: come insegna la storia, il carovita rappresenta un fattore di rischio molto elevato per la stabilità sociale. La seconda: finché i focolai d'inflazione non saranno spenti, la banca centrale cinese sarà costretta a tenere alta la guardia sulla politica monetaria. Con tutto ciò che ne consegue per l'economia reale, a partire dalle piccole e medie imprese che, da tempo ormai, stanno pagando sulla loro pelle i cinque aumenti dei tassi d'interesse e i nove rialzi della riserva obbligatoria operati dal l'ottobre 2010 a oggi dalla People's Bank of China. Per ora nessuno azzarda previsioni ma la speranza condivisa è che nel quarto trimestre del 2011 l'inflazione riabbassi la testa. Il target programmatico fissato dal Governo è del 4 per cento.
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Riflettori sui generi alimentari
L'indice dei prezzi al consumo ha registrato in Cina, nel mese di agosto, un incremento su base annua del 6,2%, in lieve miglioramento rispetto al 6,5% toccato nel mese precedente: il livello più alto degli ultimi tre anni. A preoccupare in particolare resta l'inflazione dei generi alimentari - +14,8% in luglio, +13,4% in agosto - fattore di rischio molto elevato per la stabilità sociale

10/09/2011
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