L'export svizzero sale del 19, 5%
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L'export svizzero sale del 19, 5%

L'export svizzero sale del 19, 5%

Industria elvetica. Nei primi dieci mesi dell'anno il valore ha raggiunto i 15,3 miliardi di franchi (12,4 miliardi di euro)
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L'industria elvetica degli orologi continua la sua marcia, nonostante la forza del franco che dovrebbe frenarne le esportazioni. L'effetto di cambio sul giro d'affari legato all'export in effetti probabilmente un po' c'è stato, ma non più di quel tanto, meno comunque di quanto molti analisti del settore temessero nei mesi scorsi. Se manterrà questo passo spedito, il polo rossocrociato potrebbe alla fine di quest'anno eguagliare o superare il record registrato nel 2008. Insomma, le lancette avrebbero potuto girare ancora meglio in questo 2011, ma già così il quadro è positivo.
Le cifre di fine ottobre sull'export, rese note dalla Fédération de l'industrie horlogère suisse (FH), mostrano che il ritmo resta elevato, nonostante il fattore valutario e nonostante il rallentamento della crescita economica in molti Paesi sviluppati. Altri settori dell'industria svizzera hanno cominciato a sentire maggiormente gli effetti negativi del franco forte, ma gli orologi elvetici – che rappresentano il 50-60% del fatturato mondiale del settore e che vengono al 90% circa esportati – continuano invece ad avere una velocità marcata. Merito, secondo molti esperti, della qualità dei prodotti e dei servizi; della ormai massiccia presenza anche su mercati trainanti come quelli asiatici; del crescere dell'effetto bene-rifugio attribuito agli orologi di gamma alta da una parte dei consumatori e degli investitori, tanto più in una fase come questa di incertezze sui mercati finanziari.
Nel solo mese di ottobre di quest'anno, l'export elvetico è stato da primato, cioè di 1,9 miliardi di franchi (1,5 miliardi di euro), il 18,6% in più rispetto allo stesso mese del 2010. Le esportazioni hanno registrato in valore una crescita in tutti i segmenti di prezzo, ma il balzo più forte (+24,9%) è stato quello degli orologi sopra i 3mila franchi (prezzo all'export).
Gli orologi in acciaio, che rimangono il comparto più consistente, in ottobre hanno visto aumentare di oltre il 10% il valore delle vendite. Per il segmento oro-acciaio l'incremento è stato di più del 29% e per il segmento degli orologi in oro l'aumento è stato di oltre il 30%. Per quel che riguarda la quantità dei pezzi esportati, quasi tutti i segmenti hanno registrato aumenti. Nel complesso sono stati esportati nel mese 2,8 milioni di orologi, con un aumento del 4,7%.
Tra i maggiori mercati principali di sbocco, la Cina ha avuto in ottobre il rialzo maggiore per il valore dell'import di orologi elvetici, seguita quanto ad incrementi da Germania, Italia, Singapore, Regno Unito, Emirati Arabi, Giappone, Hong Kong, Usa, Francia. La Germania (+36,4%) e l'Italia (+36%) guidano la classifica dei rialzi in ottobre all'interno della top ten dell'import, seguite da Regno Unito (+21,9%) e da Francia (+5,9%).
Ma, quanto a classifiche, è interessante prendere in considerazione l'intero arco dei primi dieci mesi del 2011. Tra gennaio e ottobre, l'export elvetico di orologi è salito a 15,3 miliardi di franchi (12,4 miliardi di euro), cioè +19,5% rispetto allo stesso periodo del 2010. Se questo ritmo continuasse sino a fine anno, l'export annuo raggiungerebbe o supererebbe appunto i livelli record del 2008, cioè quota 17 miliardi di franchi. Ecco nell'ordine i dieci maggiori mercati di sbocco, nei dieci mesi: Hong Kong con 3,1 miliardi di franchi (+27,9%), Usa 1,6 miliardi (+19,2%), Cina 1,2 miliardi (+50,6%), Francia 1 miliardo (14,5%), Singapore 901 milioni (+24,9%%), Italia 837 milioni (+12,2%), Germania 719 milioni (+13,3%), Giappone 710 milioni (+13,3%), Emirati Arabi 550 milioni (+ 21%), Regno Unito 531 milioni (+11,1%).
Jean-Daniel Pasche, presidente della FH, ha confermato che in effetti il record del 2008 è a portata di mano per l'industria elvetica degli orologi. Essendo riuscita la Banca nazionale svizzera a tenere da settembre nella forbice 1,20-1,24 il rapporto euro/franco, la situazione valutaria ora è più distesa, ha detto Pasche. Anche se un cambio a 1,30 sarebbe decisamente preferibile per l'export svizzero, ha aggiunto. Tuttavia, anche se il franco per ora ha fermato la sua ascesa, resta molto forte sia sull'euro che sul dollaro e dunque l'effetto valutario, che porta ad un restringimento dei margini per le imprese svizzere, resta una delle preoccupazioni degli esportatori elvetici, insieme al rallentamento economico internazionale. Di nuovo, pur ammettendo questi timori Pasche ha comunque ribadito che il 2011 sarà probabilmente molto buono e che per il 2012 vi sono attese positive, anche se non sarà facile proseguire ai ritmi attuali. Prima o poi, vuoi per il cambio vuoi per le battute d'arresto nella crescita economica globale, anche l'industria elvetica delle lancette dovrà rallentare. Per ora, lo Swiss Made si gode comunque un'avanzata che non tutti avevano previsto, non almeno in questi termini.
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06/12/2011
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