Pechino, 04 dic. - Alcune voci indicherebbero un ricambio ai vertici del Ministero dell'Agricoltura della RPC. A breve, Sun Zhengcai (l'ex Ministro) dovrebbe essere sostituito da Han Changfu, il cinquantacinquenne governatore della provincia di Jilin. Laureato all'Università del Popolo in economia agraria, autore del libro "Three Agricultural Issues in the Process of Modernisation", in passato Han ha fatto parte del Central Leading Group for Finance and Economics (FELG), contribuendo alla definizione della politica economica e finanziaria del periodo 1994-2001. La sostituzione non sembra essere dettata da una cattiva performance del Ministro "uscente" (nel corso del suo mandato la produzione cerealicola, forte dei sussidi governativi agli agricoltori, è costantemente cresciuta), quanto più dalla necessità di predisporre la "sesta generazione" di leaders che guideranno la Cina. Hu Jintao appartiene alla cosiddetta "quarta generazione" e, prima del pensionamento previsto per il 2012, vorrebbe aver fidelizzato alcuni giovani funzionari per assicurare la propria influenza all'interno del PCC anche durante il corso politico della "quinta generazione", che molti opinionisti vedono convergere nelle mani di Xi Jingping. La nomina non è ancora stata ufficializzata e già si delineano all'orizzonte le sfide che attendono Han Changfu. Nell'ultimo numero della rivista del PCC "Seeking Truth", Zheng Guoguang, dell'Amministrazione Meteorologica Cinese, ha affermato che "il Paese deve far fronte alle conseguenze potenzialmente disastrose dovute al cambiamento climatico; se non si adottano tempestivamente delle misure appropriate, la produzione cerealicola potrebbe crollare del 37% nella seconda metà del ventunesimo secolo". Sulla base di queste proiezioni, il meteorologo ha esortato Pechino a aumentare le scorte cerealicole, stimolare la produttività e salvaguardare i terreni arabili e le riserve d'acqua. All'interno del suo articolo, Zheng ha inoltre evidenziato che "qualora disastri climatici di portata estrema si verificassero più volte nell'intervallo di cinque anni, ad esempio una siccità prolungata, l'impatto sullo sviluppo sociale e economico della Cina sarebbe incalcolabile", concludendo che "il surriscaldamento globale è un dato di fatto. Per un grande paese in via di sviluppo come la Cina, è più pratico e urgente adattarsi piuttosto che rallentare il cambiamento climatico". La posizione del meteorologo appare in forte contrasto con gli impegni di riduzione alle emissioni di gas serra che il Consiglio di Stato aveva annunciato la settimana scorsa in vista del vertice di Copenaghen (tagli all''intensità carbonica' tra il 40 e il 45% entro il 2020 rispetto ai livelli di emissioni registrati nel 2005, ndr) ed è stata fortemente criticata da Yang Ailun di Greenpeace China. Quest'ultimo ha replicato che "per la Cina è sì cruciale adattarsi al cambiamento climatico ma, come più grande produttore di anidride carbonica al mondo, il Paese non può rinnegare il proprio ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni".
Giulia Ziggiotti