Pechino, 23 mag.- Kim Jong Il è volato in Cina da 'studente' per una lezione di economia impartita dal Dragone. A rivelare il motivo della visita del leader nordcoreano è stato lo stesso premier Wen Jiabao, impegnato in un summit in corso nella capitale giapponese che vede Seul, Pechino e Tokyo seduti al tavolo delle trattative. "Abbiamo invitato Kim Jong Il – ha riferito Wen al presidente sudcoreano Lee Myun-bak – affinché comprenda appieno le ragioni dello sviluppo economico cinese e di conseguenza possa servirsene per promuovere la crescita del Corea del Nord". Il Paese, infatti, paga ancora il prezzo della fallimentare riforma monetaria che l'anno scorso fu causa di una grave crisi che segnò il declino dell'economia del Paese.
Ed è con le dichiarazioni del premier che la Cina rompe il protocollo: secondo gli accordi, Pechino e Pyongyang danno di solito notizia della visita solo dopo che il leader nordcoreano abbia rimesso piede patria. Non solo. La mossa di Wen Jiabao mette in luce quelle che sono le difficoltà che Pechino si trova ad affrontare stretta ormai tra due fuochi: da un lato l'alleanza con Pyongyang, frutto della guerra fredda, e dall'altro le relazioni economiche con la Corea del Sud.
Allo stesso tempo la trasferta cinese di Kim – la terza in un anno – sembra evidenziare il bisogno di Pyongyang di rinsaldare l'appoggio del Dragone, principale alleato politico nonché rifornitore di carburante e cibo del regime nordcoreano. Gli altri due viaggi – effettuati rigorosamente in treno a causa della nota paura di volare del leader – risalgono a maggio e ad agosto del 2010. Quanto all'itinerario, secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, Kim Jong Il è arrivato domenica sera nella città di Yangzhou, nella provincia del Jiangsu. Una meta che per il dittatore nordcoreano ha una valenza simbolica: è in questa città, infatti, che 20 anni fa si tennero i colloqui tra Kim Il Sun (padre e predecessore di Kim Jong Il) e l'allora presidente Jiang Zemin. Ma al di là della memoria storica, secondo la Yonhap, Kim potrebbe aver deciso di fare tappa nella città per toccare con mano l'efficacia dei sistemi fotovoltaici che alimentano numerosi siti della zona.
Sabato il leader nordcoreano si era recato a Changchun, dove lo scorso agosto aveva incontrato il presidente cinese Hu Jintao assicurandogli massimo impegno da parte di Pyongyang nel processo di denuclearizzazione nelle modalità previste dagli accordi internazionali. Poi, a novembre, la rivelazione di un programma per l'arricchimento dell'uranio ad opera del regime di Kim (questo articolo). In particolare la Corea del Nord ammise di avere "migliaia" di centrifughe in un impianto di arricchimento dell'uranio e di aver già avviato la costruzione di un reattore nucleare ad acqua leggera. Una mossa che – sommata all'attacco di alcuni giorni prima contro l'isola di Yeonpyeong che costò la vita a quattro sudcoreani – ebbe il risultato di aumentare la sfiducia di Washington e di Seul riguardo la serietà di Pyongyang sulla questione nucleare e sulla volontà di quest'ultima di creare le condizioni per riaprire i Colloqui a Sei. Solo qualche giorno fa, inoltre, un dossier dell'Onu – la cui pubblicazione sembra sia stata bloccata dalla Cina – denunciava un traffico di missili e tecnologie nucleari tra Pyongyang e Teheran. Un traffico che avrebbe usato la Cina come crocevia (questo articolo).
E se in Cina è in corso una lezione sullo sviluppo economico, in Giappone i governi di Tokyo, Pechino e Seul si sono impegnati a firmare un accordo sul nucleare alla luce di quelle che sono le conseguenze del disastro della centrale di Fukushima. E per le tre potenze la parola d'ordine è ora "sicurezza": "l'energia nucleare resta una opzione valida, ma il prerequisito deve essere la sicurezza" si legge sulla dichiarazione congiunta diffusa dopo il forum. In particolare, i tre Paesi si impegnano nel rafforzamento della cooperazione per la gestione dei disastri che potrà contare su una condivisione di risorse, informazioni e dati. L'incontro ha visto inoltre Cina e Corea del Sud offrire il massimo sostegno al Giappone, impegnato nella fase di ricostruzione. A questo scopo un team di esperti cinesi e sudcoreani sarà inviato nel Sol Levante per condurre indagini sulle zone colpite e per lavorare alla realizzazione di sistemi preventivi. In base all'accordo, se uno dei tre Paesi sarà colpito da una catastrofe, gli altri due saranno obbligati a intervenire e fornire il massimo aiuto. Dal canto suo – si legge ancora nella dichiarazione – il Giappone 'ricambierà il favore' condividendo le esperienze acquisite dopo l'incidente di Fukushima.di Sonia Montrella
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