Calano gli investimenti diretti esteri, e il ministero del Commercio di Pechino annuncia nuove misure per attirare capitali stranieri freschi. In febbraio, secondo quanto reso noto dal portavoce del ministero Yao Jian, l'investimento diretto estero in Cina è sceso del 15.8% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, mentre il numero di nuove imprese straniere registrate è calato del 13%. I dati non includono gli investimenti operati da istituzioni finanziarie straniere, ma sull'onda della crisi globale testimoniano comunque un netto calo: nei primi due mesi del 2009, infatti, l'investimento diretto estero in Cina ha totalizzato 13.37 miliardi di dollari, ben il 26.23% in meno rispetto al gennaio e al febbraio del 2008. Pechino però non pare intenzionata a rinunciare a capitali e know-how che vengono da occidente: la settimana scorsa sono state annunciate alcune misure,entrate in vigore già dal 9 marzo scorso, con cui si punta a rendere più snelle ed efficienti tutte le procedure relative alle compagnie straniere che si stabiliscono in Cina, delegando alcune decisioni e incombenze burocratiche alle amministrazioni locali. Secondo le nuove norme tutte le compagnie straniere con un capitale sociale inferiore ai 100 milioni di dollari potranno espletare ogni cambiamento del proprio statuto richiedendo esclusivamente l'approvazione delle autorità della provincia in cui operano, senza dover attendere l'autorizzazione diretta del ministero del Commercio. Via libera ad aumenti di capitale molto più veloci, a patto che siano inferiori ai 100 milioni di dollari; mentre fusioni e acquisizioni al di sotto dei 100 (per chi opera nella categoria degli "investimenti incoraggiati") e dei 50 milioni di dollari (per le imprese nella lista degli "investimenti limitati") potranno essere autorizzate direttamente dai governi locali senza passare da Pechino. Tutte le imprese che impiegano almeno un 25% di investimenti stranieri in valuta estera, inoltre, potranno godere delle politiche preferenziali che comunemente venivano assegnate alle imprese straniere. Un rapporto diretto tra imprese straniere e amministrazioni locali, dunque, che ha suscitato reazioni contrastanti, tra chi auspica una burocrazia ancora più snella e chi teme la mancanza di controllo da parte delle amministrazioni provinciali, spesso disattente- o addirittura pressappochiste- rispetto al governo centrale. Ma in tempi di crisi, si sa, sono necessarie decisioni rapide.