di Emma Lupano* e Silvia Pozzi*
«Non credo che questo Nobel cambierà la vita dei cinesi». Yu Hua, scrittore impegnato, autore tra gli altri di Brothers e Arricchirsi è glorioso (Feltrinelli), commenta così, a caldo, l'assegnazione del Nobel per la pace al dissidente cinese Liu Xiaobo. L'8 ottobre 2010, giorno dell'assegnazione del premio, Yu Hua ha ricevuto la notizia dalla sua traduttrice italiana, Silvia Pozzi. «Sono in viaggio nel sud della Cina, scopro ora dalla tua e-mail che Liu Xiaobo ha vinto il Nobel – è sua la prima reazione –. Ho appena finito di navigare nella rete e non ho trovato alcun accenno alla notizia, evidentemente il governo ne ha proibito la divulgazione», ha aggiunto l'autore, che vive a Pechino. Secondo i "cinguettii" apparsi su Twitter nelle ore successive all'assegnazione, il Dipartimento centrale di propaganda del Partito comunista cinese ha infatti ordinato immediatamente ai media di non trattare il tema, proibendo persino il classico e "sicuro" copia e incolla del dispaccio dell'agenzia di stampa governativa Xinhua.
Pozzi, evitando accuratamente di citare il nome del neo Nobel nel testo e nel titolo del suo messaggio di posta elettronica, ha confezionato la sua e-mail come se si trattasse di un semplice invio di "materiale tradotto". Una precauzione necessaria, per evitare che il suo testo fosse fermato da server allertati a intercettare e bloccare ogni messaggio che citasse Liu Xiaobo. Yu Hua ha risposto subito alle domande della traduttrice, accettando di correre il rischio di "stimolare" le antenne della censura.
Yu Hua, che effetto avrà sui cinesi questo riconoscimento?
La stragrande maggioranza della gente ignora l'esistenza di questo dissidente rinchiuso in una prigione. Ciò dipende dalla censura operata in Internet e dai mezzi d'informazione riguardo qualsiasi notizia legata a Liu Xiaobo. Per questo motivo non credo che questo Nobel cambierà la loro vita.
Crede che la notizia circolerà in Cina, in un modo o nell'altro?
Al momento, in Cina non c'è alcuna reazione al Nobel di Liu Xiaobo, qui sono ormai le 23.30 [dell'8 ottobre, ndr] e nessuno mi ha telefonato. Mi sa proprio che nessuno dei miei amici immagina che cosa sia accaduto oggi. In ogni caso, non è possibile operare un controllo totale della rete e credo che la notizia si diffonderà per gradi, e lentamente verranno a saperlo sempre più persone.
Cosa pensa lei del Nobel a Liu Xiaobo?
Mi auguro che questo riconoscimento porti quanto prima al rilascio di Liu Xiaobo. Non posso accettare che un uomo sia detenuto per divergenze politiche in un Paese come la Cina che si sta aprendo sempre di più. Tuttavia, non credo che la notizia cambierà l'atteggiamento del governo nei confronti degli intellettuali, intendo dire che la loro situazione non subirà dei peggioramenti, né registrerà dei miglioramenti. Soprattutto perché, nel mio Paese, l'influenza degli intellettuali è davvero limitata.
Con questo riconoscimento, l'Occidente torna a reclamare il rispetto dei diritti umani in Cina. Cosa pensa di questa posizione?
A mio avviso la critica dei media occidentali sulla situazione dei diritti umani in Cina è sempre condotta in un'ottica politica. Da scrittore che da sempre vive nella Repubblica Popolare di Cina, io sono più attento alla condizione in cui versano i poveri del mio paese, gente che ha perso moltissimo. Ma chi si occupa dei loro diritti? In altre parole, la mia visione dei diritti umani in Cina parte da un'ottica sociale, più che politica.
L'altra grande aspettativa di Europa e Usa è che la Cina diventi un Paese democratico. Si tratta di una speranza realistica?
Nella Cina di oggi, accade sempre più di frequente che il potere prenda il posto della legge, pertanto la questione fondamentale è quando la Cina riuscirà davvero a diventare uno stato di diritto e non uno stato autoritario. Mai come ora il processo di democratizzazione diventa importante ed essenziale.
Sarà una democratizzazione "con caratteristiche cinesi"?
È irrealistico pretendere che la Cina diventi tutto d'un colpo una democrazia sul modello di quelle occidentali: il nostro passato è completamente diverso dal passato dell'Occidente, di conseguenza anche il nostro oggi non può che essere diverso dal vostro.
*Emma Lupano, giornalista professionista e dottoranda di ricerca sui media cinesi, cura per AgiChina24 una rassegna stampa bisettimanale volta a cogliere pareri autorevoli di opinionisti cinesi in merito a temi che si ritengono di particolare interesse per i nostri lettori.
*Silvia Pozzi, traduttrice di Brothers (2008) e Arricchirsi è glorioso (2009)