Shanghai, 10 giu. - Partiamo dalla missione di sistema conclusasi qualche giorno fa. Organizzata congiuntamente da ABI, Confindustria e ICE, la missione, cui hanno partecipato ben 230 aziende per un totale di oltre 600 partecipanti, si è svolta in tre tappe: Chongqing, Shanghai e Pechino. A caldo, quali i risultati raggiunti, sia da una prospettiva istituzionale che imprenditoriale?
Innanzitutto desidero precisare che questa missione si inserisce in una strategia di lungo termine: la prima missione in assoluto – quella che ha dato il via al modello di cooperazione tra queste tre grandi organizzazioni (ABI, Confindustria e ICE) e al patrocinio istituzionale del Ministero delle Attività Produttive e del Ministero degli Affari Esteri – è nata proprio in Cina nel 2004, con la missione guidata dall'allora Presidente Carlo Azeglio Ciampi. A quella prima missione, ne è poi seguita una seconda nel 2006, guidata dall'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi. La missione chiusasi qualche giorno fa si iscrive in questa strategia, anche se, per numeri e articolazione del programma, è senza dubbio la più grande di tutti i tempi. Forse i partecipanti e lo stesso Paese non se ne accorgono, ma spostare una delegazione di 230 aziende e 600 partecipanti in tre tappe, alla presenza di ben tre membri di governo (il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, il vice ministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso e il sotto segretario Aldo Brancher con al seguito le rispettive delegazioni), della SIMEST e della SACE etc., richiede un grande sforzo organizzativo – sia dal punto di vista logistico che di match-making – e un grande impegno per 'fare sistema'. L'obiettivo fondamentale di queste grandi missioni è quello di fare incontrare i bisogni delle aziende italiane con i bisogni, le volontà, a volte anche le curiosità dei partner cinesi. Questo ha significato che le 230 aziende italiane hanno incontrato approssimativamente 400 imprese cinesi per circa 2000 incontri bilaterali nelle due tappe di Chongqing e Pechino. I B2B hanno avuto esito molto soddisfacente, ma è evidente che sperare di venire in Cina per fare degli incontri e l'indomani firmare un contratto o trovare un partner con cui iniziare una collaborazione è una chimera. Tuttavia, sulla base della mia esperienza di Cina – dove lavoro oramai da 6 anni – i frutti di questi incontri mirati matureranno nel tempo. La missione è stata altrettanto importante dal punto di vista istituzionale, perché è importante che membri di governo, soprattutto membri di governo che non si occupano costantemente di Economia e di Commercio Estero, come il ministro Sacconi o il sotto segretario Brancher, abbiano visto da vicino e dal di dentro realtà importanti come quella di Chongqing, Shanghai e Pechino, nonché la grande macchina organizzativa che l'Ambasciata assieme a ABI, ICE e Confindustria hanno saputo mettere in campo sul territorio.
Chongqing, Shanghai e Pechino, ci racconta il viaggio nelle sue tre tappe?
Le tre tappe hanno avuto dei contenuti diversi. Chongqing è stata la più 'misteriosa', perché gli imprenditori e gli stessi politici non sapevano cosa aspettarsi. Chongqing, infatti, sebbene sia molto conosciuta in Cina, è ancora poca nota in occidente. Tuttavia la città – attualmente guidata da un politico di punta come Bo Xilai – è la porta e il modello della Cina dell'Ovest e offre grandi opportunità. Si tratta di opportunità diverse da quelle delle città della costa, ma sicuramente di ottime opportunità per le materie prime, le infrastrutture, l'approvvigionamento, le tecnologie. Shanghai è stata la più 'inusuale' ed 'eccentrica' perché caratterizzata da due momenti non squisitamente di business: la celebrazione della Festa della Repubblica in terra di Cina e la visita all'Expo. Seppur non si siano svolti incontri bilaterali, gli imprenditori – abituati a fiutare e a percepire il clima dei luoghi che visitano – avranno sicuramente notato una città straordinaria, che si è rifatta il trucco per l'occasione (provvedendo, ad esempio, all'upgrading delle proprie infrastrutture) e non ha lasciato nulla al caso. A Shanghai, gli imprenditori hanno quindi potuto vedere cosa significa presentarsi al mondo e dare il meglio di sé nell'organizzazione di un evento di respiro internazionale che, nella sua prossima edizione, si svolgerà a Milano. Pechino è stata un po' la 'sintesi' di tutto il viaggio. Una grande città, estremamente sviluppata e aperta al mondo e quindi, per certi versi, simile a Shanghai, ma anche una città di potere, di politica, di grandi linee direttrici, di grande autorità e autorevolezza dove c'è stato modo di confrontarsi con un sistema politico economico e sociale diverso ma che, come imprenditori, industriali, politici, italiani è bene conoscere e analizzare.
Sono stati raggiunti e siglati degli accordi?
Sono stati firmati diversi accordi privati da parte di aziende italiane con controparti cinesi ma, per quanto riguarda quest'ultimi, rimanderei a quanto le singole aziende hanno comunicato. Da parte istituzionale sono stati firmati due accordi importanti: uno con il TDB (Trade Development Bureau), un ente omologo all'ICE, che è nostro partner istituzionale per rafforzare la cooperazione bilaterale in materia di commercio, investimenti reciproci e scambi economici; e un altro con il CATIS (China Association for Trade and Service) con lo scopo di sviluppare principalmente i servizi. La Cina ha un grande margine di sviluppo in molti settori, ma uno di quelli dove c'è più strada da percorrere è proprio quello dei servizi. Ad esempio, nel settore del commercio, la grande voglia di "Made in Italy" si scontra con la debolezza e l'immaturità del sistema distributivo, sia all'ingrosso che al dettaglio. Se si riuscisse a realizzare un sistema distributivo più moderno che si adatti meglio alle caratteristiche del "Made in Italy", si creerebbe una corsia preferenziale per i nostri prodotti.
Venendo ora all'Expo, l'appuntamento che vede Shanghai al centro dei riflettori internazionali, quali attività ha promosso l'ICE?
L'ICE ha agito in due tempi, curando progetti diversi a seconda del momento in cui è intervenuto. Sin dal 2006 l'ICE ha lavorato in strettissima collaborazione con il Commissariato Generale del Governo italiano per l'Expo per presentare al meglio l'Italia in questa manifestazione. Poiché Expo significa anche rifare completamente una città, moltissime sono state le opportunità d'affari createsi per trasformare l'area di 5 km quadrati – originariamente ospitante cantieri navali e acciaierie – nel parco espositivo. Nel 2007 abbiamo aperto un desk che ha fornito assistenza alle aziende per monitorare e cercare di cogliere tali opportunità. Abbiamo diffuso 2230 gare d'appalto, dato 1000 notizie riferite all'Expo, assistito circa 300 aziende italiane, di cui 60 hanno avuto incontri con le controparti cinesi all'Expo e diverse decine hanno concluso accordi grazie al nostro sostegno. Abbiamo quindi lavorato a monte, al fine di far partecipare il maggior numero possibile di imprese italiane a questo gigantesco business. E ora che l'Expo è iniziato, l'ICE è coinvolto direttamente nell'attività di promozione dell'immagine dell'Italia. Da una parte attraverso la mostra 'L'Italia delle città'– sottolineo che è la prima volta che l'ICE partecipa con un proprio spazio all'interno di un padiglione nazionale all'Expo –; dall'altra, attraverso l'organizzazione di seminari su alcuni temi specifici che mantengono tutti un legame con il tema "Better City, Better Life". Ospitata al secondo piano del padiglione, la mostra curata dal grande regista inglese Peter Greenaway vuole dimostrare come le città rappresentino la spina dorsale dello sviluppo non soltanto della cultura e della storia, ma anche dell'economia italiana, dato che il modello produttivo italiano parte dalle città per arrivare ai distretti industriali e presenta un forte legame con il territorio, la comunità e il vivere in comune che la città italiana rappresenta. Attraverso la mostra l'ICE ha attirato l'attenzione su questo tema, tema che sarà poi declinato nel corso dei sei mesi della manifestazione in sei sottotemi specifici: arredo e design, restauro, sanità e servizi per i disabili, sport & wellness, architettura e materiali per costruzione, ambiente e mobilità. Puntiamo a ritagliarci un pubblico specializzato e qualificato che possa dare delle risposte alle attese delle nostre imprese o alle attese di alcuni settori merceologici. Riassumendo, l'impegno dell'ICE nel contesto dell'Expo è stato quindi profuso in due tempi: prima per monitorare e distribuire opportunità d'affari e attualmente per fare azioni mirate verso un pubblico selezionato nei settori sopra citati. Abbiamo inoltre firmato accordi di collaborazione con i Padiglioni Bologna e Venezia e anche con la città di Milano, cui passerà il testimone nel 2015.
di Giulia Ziggiotti
© Riproduzione riservata