Shanghai, 03 Mag. - Intervista di AgiChina24 a Giancarlo Basili
Di professione scenografo, prima teatrale e poi cinematografico. Come è arrivato a occuparsi della scenografia del padiglione italiano?
In effetti nasco come scenografo teatrale, occupazione cui mi dedico da oltre 20 anni. Dopo il teatro è venuto il cinema. Ho lavorato con grandi registi del cinema italiano e internazionale, quali Ferreri, Bellocchio, Pupi Avati, Nanni Moretti, Lucchetti, Abbas Kiarostami, Mazzacurati, Diritti e oramai sono già 10-12 anni che considero il cinema come la mia attività principale. Non mi limito però al solo mondo cinematografico. In questi anni ho infatti realizzato una decina di progetti per la Triennale di Milano. Si trattava sempre di allestimenti di grandi dimensioni e il rapporto che si è instaurato nel corso degli anni con la Triennale è molto particolare. Per questo, quando la Triennale si è aggiudicata la realizzazione del padiglione italiano, il direttore Davide Rampello mi ha chiesto se desideravo curarla personalmente. Nonostante all'epoca fossi già parecchio impegnato nella realizzazione di diverse sceneggiature cinematografiche (tra la fine del 2008 e il 2009, ho lavorato a ben quattro film: "L'uomo che verrà" di Giorgio Diritti, "Un'altra volta" di Lucchetti, "Copia Informe" di Abbas Kiarostami, e "La passione" di Carlo Mazzacurati), ho accettato. A luglio 2009 ho presentato un progetto (non definitivo) e nei mesi successivi mi ci si sono dedicato e applicato totalmente.
"Le Città dell'Uomo" e l'Italia: come ha concepito questa scenografia del padiglione?
Fin dall'inizio le intenzioni del Commissariato italiano erano quelle di realizzare all'interno del nostro padiglione non tanto uno spazio fisico, quanto un percorso di sensazioni. Questa volontà di base è stata pienamente rispettata: forte delle mie esperienze cinematografiche, ho concepito l'idea di proporre un percorso espositivo che si ispira ad una successione di fotogrammi cinematografici. Il visitatore (come lo spettatore) riesce a captare immediatamente il messaggio grazie alle immagini visive, che in questo specifico caso diventano una 'percezione visiva che si può toccare con mano'. Abbiamo bocciato a priori l'idea di avvalerci esclusivamente o principalmente di proiezioni, volevamo mantenere un contatto più diretto con il visitatore e per questo abbiamo fatto invece ampio uso di immagini tridimensionali. Ecco quindi la quinta scenografica del Teatro Olimpico di Vicenza (in legno e vetro resina, scala 1:2), la Cupola del Brunelleschi (che, di dimensioni 1:5, si erge su colonne rivestite da specchi dando così l'idea di essere sospesa nel vuoto durante le ore notturne), l'ingrandimento del quadro di De Chirico, la grande orchestra che cade a perpendicolo sul pavimento (simbolo della lunga e ricca cultura musicale italiana), i 4 manichini vestiti dalle più grandi firme della moda italiana (che, come dei personaggi in carne e ossa, vivono lo spazio della piazza), il soffitto a campo di grano e l'albero di olivo che si staglia al centro della sala dedicata alla tradizione agroalimentare, la stanza dell'artigianato (che, come in un 'set dal vero' permette di raccontare il lavoro che sta alle spalle dei prodotti di eccellenza italiani).
Quando afferma "avete bocciato a priori l'idea di avvalerci esclusivamente o principalmente di proiezioni", le proiezioni presenti all'interno dell'esposizione di Studio Azzurro al primo piano sono un eccezione? Come le avete concepite?
Sono state concepite per integrare l'esperienza visiva e si differenziano dalla tradizionale proiezione bidimensionale perché permettono al visitatore di interagire con il video. Inoltre, tutte le proiezioni dell'esposizione "Sensitive City" sono state curate da un artista del calibro e dell'esperienza di Giorgio Diritti (il suo prossimo film, L'uomo che verrà, è candidato a ben 16 David di Donatello).
Ha avuto l'opportunità di visitare altri padiglioni? Quali e quali le sue impressioni a caldo?
Proprio stamattina mi sono addentrato nei padiglioni francese e tedesco; e a breve dovrei spostarmi, se riesco, in quello spagnolo e in quello statunitense. Non mi permetto di dare giudizi di valore, tuttavia durante la mia visita in mattinata, ho riscontrato che il padiglione francese, ad esempio, ha fatto ampio uso delle proiezioni, diversamente da noi.
In sostanza, dal padiglione italiano, quale messaggio di italianità ha voluto trasmettere ai visitatori?
Sono in molti a chiedermi "Ma i cinesi che Italia vedono?". Ad essere sincero, vedono l'Italia che vedo io, frutto delle mie personali impressioni. L'Italia dei grandi artisti e dei grandi pittori, l'Italia degli incantevoli paesaggi; forse un'immagine un po' falsata rispetto all'Italia di oggi. Questo è un punto su cui si potrebbe discutere, ma al contempo è raccontata una storia di italianità che non può essere messa in discussione.
Ha potuto lavorare liberamente al progetto?
Sì, ho goduto di massima libertà nel creare questo percorso visivo. Non è stata esercitata nessuna pressione di nessun tipo, e questa è una cosa di cui vado molto fiero. Tutto quello che vedete e che è stato messo qui è frutto di una mia idea".
Il teatro Olimpico di Vicenza, il teatro Massimo di Palermo, gli arazzi del Paliotti, Canaletto e Bimbi … come avete stabilito 'presenti e assenti' nell'esposizione? Quale la logica alle spalle delle vostre scelte?
Non c'è nessuna logica particolare. Quello che assolutamente volevamo evitare era di cadere nello stereotipo, nelle immagini classiche dell'Italia che risiedono già nell'immaginario collettivo. Forse, da questo punto di vista, presentiamo un'Italia insolita rispetto a quanto si può conoscere. Allo stesso tempo, non volevamo ricreare una 'fiera'; bensì dare l'idea che ogni elemento fosse un'opera d'arte. Nessuna scelta è stata casuale, tutto è stato appositamente studiato. Al mio fianco, per le scelte artistiche, c'è sempre stato Davide Rampello.
Si parlava di un Caravaggio. Arriverà? In caso dove lo disporrete?
Sinceramente non sto seguendo il caso personalmente. Nel caso arrivasse farebbe parte della stanza 'A bite of Italy'. I due Bimbi sarebbero spostati su un'altra parete e il Caravaggio ne prenderebbe il posto.
Una domanda a riguardo della realizzazione: chi ha fatto cosa, e dove sono state realizzate le varie componenti della scenografia?
Una parte dell'appalto per gli interni è stato vinto da Eurostand; un'altra parte da Meccane. Meccane, che vanta una lunga esperienza in realizzazione di scenografie teatrali e cinematografiche, ha curato la realizzazione del teatro del Palladio, della cupola del Brunelleschi, del campo di grano. Un progetto così ambizioso non sarebbe stato possibile senza un team esperto. La realizzazione è avvenuta quasi interamente in Italia, i vari pezzi sono stati spediti piano piano e io ne ho supervisionato l'assemblaggio, trasferendomi qui dal 1 aprile.
Come sta andando? Quali i primi riscontri?
C'è un gran via vai, un flusso costante. Non conosco i dati precisi, ma si parla di circa 70000 visite nei primi due giorni, ben oltre quelle previste. I primi riscontri avuti dalle delegazioni italiane che sono venute in questo weekend sono state tutte positive.
di Giulia Ziggiotti