Inflazione in aumento al 4,1% a gennaio

di Sonia Montrella

 

Roma, 9 feb.- Dopo la frenata di dicembre, l'inflazione cinese è tornata a salire attestandosi a gennaio al 4,5%. La stime elaborate dall'Ufficio nazionale di statistica e pubblicate giovedì, in ritardo rispetto a causa dei fattori di distorsione dovuti al Capodanno cinese, mostrano un rialzo rispetto al 4,1% registrato a dicembre: periodo in cui la "tigre" che ha agitato i sonni dei leader cinesi per tutto il 2011 aveva spinto il piede sul freno, attestandosi al livello più basso degli ultimi 5 mesi di trend in calo e al minimo degli ultimi 15 mesi. Il dato si è rivelato superiore alle previsioni degli analisti secondo cui l'indice dei prezzi al consumo si sarebbe mantenuto a gennaio attorno al 4,1% in linea con il risultato di dicembre.

 

A trainare l'impennata, è sopratutto il settore alimentare il quale grava per circa un terzo del paniere di riferimento: il prezzo del cibo è cresciuto del 3,29% rispetto allo scorso mese e del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Complice soprattutto i festeggiamenti per il Capodanno lunare in vista del quale si registra tradizionalmente un aumento stagionale dei consumi e un forte rallentamento della produzione generato dalla sospensione di gran parte delle attività. A gennaio infatti il prezzo della produzione è aumentato dello 0,7%, raggiungendo il minimo da dicembre 2009. Un dato, questo, che va però messo in relazione anche con il calo della domanda da parte dei Paesi dell'eurozona colpiti dal crisi del debito sovrano e con il declino del prezzo delle commodity, sostengono i ricercatori di BBVA research.

 

Tuttavia, l'aumento non deve destare troppe preoccupazioni, si legge nel rapporto di BBVA. "E' l'effetto del Capodanno cinese durante il quale la domanda di generi alimentari cresce in modo vertiginoso". "Avevamo già ipotizzato un aumento dell'inflazione dovuto a fattori stagionali, e riteniamo che già a febbraio l'indice dei prezzi al consumo ricominci a scendere". Una discesa che per gli analisti di BBVA, e non solo, si attesterà attorno al 3% verso la metà dell'anno permettendo a Pechino di mantenere una politica fiscale rilassata.

 

Il rincaro del costo della vita, che ha svuotato sopratutto le tasche della classe media, aveva spinto il governo ad aumentare ben sei volte il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche dall'inizio del 2011 con l'obiettivo di drenare l'eccesso di liquidità in circolazione. Poi, il 30 novembre scorso, il cambio di rotta con l'annuncio di People's Bank of China di aver tagliato le riserve obbligatoria per tornare a guardare alla crescita. E su questa scia, sono in molti coloro che si aspettano ulteriori tagli nei prossimi mesi. "E' molto probabile che la Banca Centrale mantenga quella che è la sua attuale politica monetaria. Dovrebbe aspettare i dati di febbraio per decidere quale sarà la prossima mossa" ha dichiarato Wang Jin analista al Guotai Junan Securities di Shanghai.

 

"Nei prossimi mesi ci aspettiamo politiche più rilassate a sostegno della crescita" si legge ancora nel rapporto BBVA. "Abbiamo assistito a una delusione dei mercati dovuta al ritardo del prossimo taglio dei requisiti di riserva, specialmente dopo l'inaspettata espansione del manifatturiero di gennaio. E gli ultimi dati sul caro vita hanno già generato le aspettative su un ulteriore ritardo. Ad ogni modo, prevediamo ulteriori tagli nei prossimi mesi".

 

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