INFLAZIONE: COLPITI ZUCCHERO E ARACHIDI
Pechino, 29 lug.- Scende il prezzo della carne di maiale, alle stelle quello di zucchero e arachidi. Dopo che la carne preferita dai cinesi ha raggiunto il suo prezzo record - aumentando del 57% dallo scorso ottobre - nel centro della spirale inflattiva che da tempo svuota i portafogli dei cinesi, sono finiti i prodotti agricoli. Giovedì a Nanning, capitale della regione autonoma del Guangxi da cui proviene il 60% della produzione totale, il prezzo dello zucchero si è attestato a 7.660 yuan (circa 750 euro) a tonnellata, toccando il suo massimo storico. Secondo quanto riportato dal sito web China Sugar Association (CSA), il costo è aumentato del 30% da ottobre.
Quanto agli arachidi - essenziali per la produzione di olio da cucina - nelle due principali province produttrici dello Shangdong e dell'Henan il prezzo oscilla tra gli 11mila e il 12mila yuan a tonnellata (110 – 120 euro circa), quasi il doppio rispetto a un anno fa.
Le cause dell'impennata del prezzo dello zucchero è da ricercare nella scarsa produzione degli ultimi tre anni. "I rifornimenti vanno esaurendosi man mano che il governo immette riserve sul mercato" spiega Gao Wang, analista del Beijing Orient Agribusiness Consultant (BOABC). "A livello globale, la produzione è crollata in Russia e Australia rendendo più costose le importazioni".
Secondo le proiezioni della CSA, quest'anno il Dragone produrrà 10,45 milioni di tonnellate di zucchero che dovranno far fronte a una domanda interna pari a 13 milioni di tonnellate. Fonti doganali riferiscono che nella prima metà dell'anno il Paese ha già importato 52mila tonnellate di zucchero del valore di 400 milioni di dollaro (circa 287 milioni di euro). E mentre il volume delle importazioni è cresciuto 'appena' del 27% rispetto allo scorso anno, il suo valore è aumentato del 67%.
L'impennata dei prezzi delle materie prime avrà delle ripercussioni anche sui derivati alimentari, sottolinea Lina Chen, analista della BOABC. Lo sa bene la Commissione nazionale per le Riforme e lo Sviluppo che ha finanziato cinque aziende leader nella produzione dell'olio da cucina proprio per aiutarli a tenere a freno i prezzi, riferisce ancora Chen.
Tian Renli general manager della Jiusan Oils and Grain Industries Group, azienda agricola dell'Heilongjiang, precisa però che da Pechino ha ricevuto solo materie prime e non denaro: "Il governo ci ha offerto fagioli di soia e olio di semi di soia provenienti dalle scorte nazionali in base al volume delle nostre vendite, ma è davvero troppo poco" ha riferito Tian.
Intanto prosegue senza tregua la lotta all'inflazione del Dragone. E per bloccare la crescita dei prezzi la Banca centrale cinese ha aumentato a varie riprese il tasso d' interesse e la percentuale di riserve obbligatorie delle banche. Il 6 luglio scorso la PBoC aveva annunciato un nuovo rialzo dei tassi d'interesse, il terzo dall'inizio dell'anno e il quinto da ottobre, una misura decisa sull'onda dei timori relativi a un nuovo aumento dell'inflazione nel mese di giugno.
di Sonia Montrella
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