Pechino, 11 nov. – Inflazione a rotta di collo in Cina, dove nel mese di ottobre si è raggiunto il record degli ultimi due anni: secondo i dati pubblicati oggi dall'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino l'indice dei prezzi al consumo è salito del 4,4% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, un aumento consistente rispetto al risultato di settembre (+ 3,6%) e rispetto alle previsioni degli analisti, che ipotizzavano una crescita del 4%. Il risultato si situa ben al di là della soglia del 3,5% che il governo intende mantenere come media per la fine dell'anno, ed è stato diffuso giusto il giorno dopo una decisa manovra della Banca centrale cinese, che ieri aveva ordinato ai cinque principali istituti di credito del paese di aumentare dello 0,5% i propri requisiti di riserva obbligatoria. La decisione di People's Bank of China arriva a meno di un mese dal primo aumento dei tassi d'interesse negli ultimi tre anni.
Sempre ieri, sono stati pubblicati i risultati sul surplus commerciale, che nel mese di ottobre ha totalizzato il secondo miglior risultato del mese, totalizzando quota 27,15 miliardi di dollari (leggi questo articolo). La Cina che si presenta al G20 di Seoul iniziato oggi, insomma, è un gigante che deve preoccuparsi – insieme ad altre economie emergenti- che la forte ripresa dell'anno scorso non provochi ulteriore inflazione e bolle speculative, mentre le economie mature stentano invece a decollare di nuovo. Le recenti manovre americane – l'alleggerimento quantitativo da 600 miliardi di dollari deciso dalla Federal Reserve - non fanno che aumentare le preoccupazioni cinesi su un surriscaldamento del sistema economico, dato che un dollaro più debole potrebbe dirottare verso la Cina nuovi flussi di capitali speculativi. "La Banca centrale continuerà a tenere sotto controllo l'inflazione, – ha dichiarato la vice-governatrice di People's Bank of China Hu Xiaolian - ma la mossa della Fed sta contribuendo al rapido afflusso di capitali verso le economie emergenti".
di Antonio Talia
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