INFLAZIONE +4.1% AI MINIMI DA 15 MESI

INFLAZIONE +4.1%  AI MINIMI DA 15 MESI

Pechino, 12 gen.- La frenata dell'inflazione, la bestia nera che ha turbato i sonni dei funzionari cinesi per tutto il 2011, arriva finalmente a dicembre: secondo i dati ufficiali pubblicati giovedì, nel mese scorso l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 4.1%, in discesa rispetto al +4.2% registrato in novembre e ai livelli più bassi degli ultimi 15 mesi.


"Si tratta di uno sviluppo incoraggiante, che fornisce maggiore spazio per ulteriori manovre espansive in aggiunta a quelle che le autorità stanno già adottando a causa del rallentamento della crescita" commentano gli analisti di BBVA Research in una nota.


"L'inflazione è una tigre" commentava alcuni mesi fa il premier Wen Jiabao, quando il costo della vita aumentava inesorabilmente fino al culmine del +6.5% del luglio scorso, record assoluto degli ultimi tre anni.


Adesso il contesto è cambiato tanto in Cina che a livello internazionale, e i due scenari si mostrano sempre più collegati. Nel trimestre luglio-settembre l'economia cinese è cresciuta del 9.1% contro il +9.6% dei tre mesi precedenti: calano le esportazioni sull'onda della crisi del debito pubblico europeo e della stasi dell'economia americana, ma la crescita rallenta anche per fattori interni, come le misure restrittive applicate al credito durante tutto il 2011, decise proprio al fine di contenere un'inflazione insostenibile per le famiglie cinesi.


L'indice dei prezzi al consumo di dicembre è ancora al di sopra del tetto del 4% che il governo aveva fissato come traguardo per il 2011, e i dati disaggregati mostrano ancora diversi punti critici: l'inflazione sui generi alimentari – che costituisce ormai più della metà della spesa mensile delle famiglie più povere - è comunque cresciuta del 9.1% rispetto al +8.8% di novembre a causa di un aumento dei prezzi della carne di maiale (la più consumata dai cinesi) e del grano.


Ma dopo aver aumentato ben sei volte i requisiti di riserva delle banche nel corso dello scorso anno, già a dicembre People's Bank of China ha adottato una misura di segno completamente opposto e ha tagliato le riserve obbligatorie, segno che l'era della lotta all'inflazione a tutti i costi sta tramontando e che bisogna tornare a concentrare l'attenzione sulla crescita.

Cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi? Gli analisti sottolineano come i dati sull'inflazione relativi al primo mese del 2012 saranno necessariamente condizionati dal Capodanno Cinese, che ricorre il 23 gennaio prossimo e rappresenta il tradizionale picco dei consumi.  La Cina si è già preparata all'evento: la Banca centrale ha sospeso le operazioni di mercato fin dall'inizio del mese, mossa che di fatto ha immesso nel sistema liquidità per 73 miliardi di yuan (circa 9 miliardi di euro). Dopo gennaio in molti si aspettano nuove manovre espansive: "Riteniamo che si assisterà a un ulteriore taglio di 150-200 punti base complessivi nel corso della prima metà del 2012, con la prima manovra di questo genere che arriverà probabilmente nel giro di uno o due mesi - scrivono ancora gli analisti di BBVA - e ci attendiamo anche un taglio dei tassi d'interesse fino a 50 punti base nel secondo o terzo trimestre dell'anno".


La Cina torna quindi a concentrarsi sulla crescita, ma nello stesso tempo non può perdere di vista gli aumenti del costo della vita. E intanto occhi puntati sul 17 gennaio prossimo, quando il governo pubblicherà i dati economici complessivi relativi al 2011.


di Antonio Talia

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