Pechino, 2 mag.- In Cina il Purchasing Managers Index (PMI) - l'indicatore che registra il livello di produzione del settore manifatturiero - ha evidenziato una lieve flessione nel mese di aprile: secondo i dati diffusi da China Federation of Logistics, il mese scorso il PMI è sceso a quota 52.9 contro i 53.4 punti segnalati a marzo. Il Purchasing Managers' Index è un indice basato su diversi fattori (tra cui nuovi ordini, produzione, consegne, ecc.) che evidenzia una crescita del manifatturiero quando si attesta oltre i 50 punti e al di sotto di tale soglia segnala invece un mercato in contrazione. Le elaborazioni ufficiali della China Federation of Logistics sono basate su un campione di 820 società attive in 28 settori differenti, dal tessile alla lavorazione del greggio. Esiste inoltre una seconda misurazione del PMI cinese, indipendente, elaborata da HSBC Holdings su un campione di più di 430 società, secondo la quale tra marzo e aprile non si sarebbe registrata alcuna differenza.
I dati ufficiali di aprile sembrano dimostrare l'efficacia delle politiche varate dal governo del premier Wen Jiabao, da mesi impegnato a frenare una crescita dai ritmi troppo veloci, che ha condotto a continui rincari del costo della vita. Dall'ottobre scorso ad oggi, la Banca centrale cinese ha aumentato quattro volte i tassi d'interesse e ha innalzato ben nove volte il coefficiente di riserva obbligatoria delle banche, per evitare che gli istituti di credito continuassero a pompare liquidità nel sistema. Secondo l'Ufficio Nazionale di Statistica di Pechino, a marzo l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 5.4% anno su anno contro il +4.9% registrato nei mesi di gennaio e febbraio, un risultato ben al di là della soglia del 4% entro la quale il governo vuole contenerlo per il 2011. Ma Wen ha definito l'inflazione "una tigre" e molti osservatori indipendenti ritengono che la zampata del caro-vota sia ancora più feroce di quanto indicato dai dati ufficiali, mentre le famiglie della classe media cinese vedono considerevolmente ridursi il loro potere d'acquisto e spendono in generi alimentari circa la metà delle loro entrate.
"I nuovi dati mostrano un appropriato aggiustamento della crescita cinese - si legge nel comunicato diffuso dall'associazione di categoria - mentre la nazione prosegue sul cammino della ristrutturazione dell'economia. Gli ordini per le esportazioni sono cresciuti a un ritmo inferiore rispetto al mese precedente, mentre la produzione è rimasta sostanzialmente ai medesimi livelli di marzo". Fin dallo scoppio della crisi globale la leadership cinese insiste sulla necessità di rendere l'economia del Dragone meno dipendente dalle esportazioni per concentrarsi maggiormente sulla domanda interna.
di Antonio Talia
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