Incidente miniera nel Guangxi, a rischio acqua potabile
Pechino, 27 gen.- Sono oltre tre milioni e mezzo i cinesi che rischiano di rimanere a corto di acqua potabile a causa di un nuovo allarme ecologico: secondo quanto ha reso noto venerdì l'agenzia di stampa di stato Xinhua, un impianto minerario ha riversato enormi quantità di cadmio nelle acque del fiume Liujiang, nella provincia meridionale del Guangxi.
L'incidente sarebbe avvenuto circa due settimane fa, quando le prime tracce della sostanza cancerogena sono state individuate attorno all'impianto della Guangxi Jinhe Mining Co., ma non è ancora chiaro per quanto tempo la società abbia scaricato il cadmio nel fiume né in quali quantità. Le autorità sono corse ai ripari aprendo le chiuse di quattro stazioni idrogeologiche situate su un affluente del Liujiang per diluire il cadmio e immettendo nelle acque centinaia di tonnellate di sostanze diluenti al fine di neutralizzare l'impatto inquinante.
Ma venerdì il cadmio ha raggiunto il principale centro della regione: sono stati riscontrati elevati livelli nella città di Liuzhou, a oltre 130 chilometri dal luogo dell'incidente, che ospita 3.7 milioni di abitanti e la cui fonte principale di acqua potabile è proprio il fiume Liujiang.
"Stiamo effettuando test ogni due ore e l'acqua rientra ancora negli standard nazionali di sicurezza" ha dichiarato Gan Jinglin, a capo dell'agenzia ambientale locale. Tuttavia, filtrano informazioni contraddittorie e la situazione appare confusa: le autorità hanno anche intimato agli abitanti della zona di non bere l'acqua "proveniente dalle zone inquinate del fiume" e l'agenzia Xinhua riferisce che ancora nella giornata di venerdì "centinaia di residenti della zona vicina all'incidente possono bere esclusivamente acqua imbottigliata perché i pozzi dell'area risultano contaminati". Secondo l'agenzia di stato si sarebbero verificati incidenti nella corsa all'acquisto delle scorte di acqua in bottiglia e il governo è alla ricerca di fonti alternative per garantire l'approvvigionamento, nel timore che altri tratti del fiume possano essere contaminati.
Come spesso avviene in questi casi, i cinesi si scatenano sul web: "La gente non crede alle autorità- scrive su Sina Weibo (il "Twitter cinese) un utente che si firma Liangjiang Tao- ci hanno detto che dobbiamo stare tranquilli e che non corriamo rischi, ma la gente si è riversata nei supermercati a comprare bottiglie di acqua minerale. Al rischio contaminazione si accompagna la perdita di credibilità delle istituzioni".
Quello della Guangxi Jinhe non è certo il primo incidente che un impianto industriale cinese tenta di tenere nascosto: nel 2005, ad esempio, un incidente in uno stabilimento della China National Petroleum Corp. nella provincia del Jilin aveva riversato nel fiume Songhua oltre 100 tonnellate di prodotti tossici, che avevano raggiunto la città di Harbin lasciando quasi 10 milioni di cinesi senza acqua corrente per diversi giorni.
di Antonio Talia