In squadra con i campioni emergenti
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In squadra con i campioni emergenti

In squadra con i campioni emergenti

Accordi globali. Le aziende italiane che guardano a nuovi mercati possono puntare su potenziali alleati-chiave perché già radicati sul territorio
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C'è Indorama, il più grande produttore al mondo di Pet per le bottiglie di plastica. C'è Sappi, tra i maggiori trasformatori di cellulosa in risme di carta di ogni varietà. E c'è Sinohydro, che ha in mano la metà di tutti i contratti per la realizzazione di impianti idroelettrici a livello globale. Cos'hanno in comune queste tre società? Tre cose: la prima è che sono nomi poco noti. La seconda è che sono nate nei paesi emergenti: rispettivamente, in Thailandia, in Sudafrica e in Cina. La terza è forse la più importante: sono tutte aziende in grado di tenere testa per tassi di crescita e per potere di mercato alle nostre grandi aziende occidentali.
Sono le multinazionali di domani. Colossi ben radicati nella loro regione di appartenenza, con cui le nostre aziende votate all'internazionalizzazione devono fare i conti. Come concorrenti di tutto rispetto, in primo luogo, ma anche e soprattutto come potenziali alleati per assicurarsi uno sbarco di successo nei mercati emergenti ad alta crescita.
I consulenti di Boston Consulting Group chiamano queste aziende emergenti i global challengers, gli "sfidanti" dei mercati globali, e da cinque anni cercano di stilarne la classifica. Indorama, Sappi e Sinohydro fanno parte delle new entry dell'ultima edizione, accanto ad altre 20 società emergenti (l'elenco completo nell'infografica).
Alcune di queste sono già famose in occidente: la cinese Zoomlion, ad esempio, è ben nota in Italia per aver acquisito la Cifa. Altre potrebbero diventarlo, come è successo a molte delle società che sono entrate nella prima classifica, cinque anni fa appunto. La messicana Cemex è ormai un colosso noto, così come Grupo Bimbo - stessa nazionalità - è diventato il più grande produttore di pane confezionato al mondo.
I 100 sfidanti dell'edizione 2011 possono vantare tassi di crescita annui in media del 18 per cento. Entro il 2020, tutti insieme, saranno in grado di generare un fatturato di 8mila miliardi di dollari: esattamente quanto fanno oggi le società della classifica S&P 500.
Più alleati, dunque, o più competitor, questi global challengers, nei confronti delle aziende italiane che puntano sui mercati emergenti? Burak Tansan, partner di Boston Consulting Group a Istanbul, non ha dubbi: «Le imprese italiane, Pmi incluse, devono considerarle soprattutto come potenziali partner strategici. In primo luogo, perché essendo ben radicate nel loro mercato nazionale, sono ben presenti anche nelle aree e nelle città periferiche, quelle cosiddette di seconda fascia: sono le meno raggiunte dalle aziende occidentali, eppure sono quelle a più alta crescita sia dei redditi che dei consumi».
Il secondo motivo che rende la partnership allettante è strettamente collegato e ha sempre a che fare coi consumi: «Molte di queste aziende emergenti – sostiene Tansan – hanno saputo individuare nicchie di mercato vincenti e ci si sono specializzate. Conoscono inoltre i gusti dei connazionali, e in questo possono insegnare molto agli occidentali».
La questione dei consumi non è da sottovalutare. Fra dieci anni, la classe media nei paesi emergenti conterà per ben il 30% del totale della popolazione mondiale. Un mercato potenziale immenso. Vale la pena allearsi con la brasiliana Natura, ad esempio, una catena di cosmetici che già oggi sta studiano da vicino i gusti dei sudamericani e può contare su quasi 900mila punti vendita. Potrà rivelarsi redditizio stipulare un contratto per distribuire i propri prodotti sugli scaffali dei supermercati cileni Falabella: il management del gruppo ha appena annunciato che entro il 2014 aprirà in tutta l'America latina 180 nuovi punti vendita, più sette centri commerciali.
Ribaltiamo la questione: che interesse potrebbe avere una di queste società rampanti, con tassi di crescita invidiabili e con quote dominanti del mercato domestico, ad allearsi con una Pmi italiana? Sul piano dimensionale, il rapporto sarebbe parecchio sbilanciato. «Eppure queste aziende sono interessate anche ad alleanze di questo tipo – ribatte Tansan – le imprese italiane, comprese quelle piccole, possono mettere sul piatto due elementi di peso: da un lato un brand di successo, e dall'altro la conoscenza di come si fa ad espandersi all'estero. Un tipo di know how, quest'ultimo, che queste società emergenti, così concentrate sul mercato domestico, spesso non possiedono».
Nell'elenco 2011 le 100 società emergenti da tenere d'occhio provengono per la maggior parte da Cina, India, Brasile, Messico e Russia. I soliti noti, fra il gruppo di testa dei Bric. Ma altri paesi in corsa si sono ormai affacciati all'orizzonte, dal Sudafrica alla Thailandia.
Dove nascerà il prossimo leader, fra i global challengers? «Personalmente scommetto sulla Turchia, sulla Corea del Sud o sull'Indonesia», dice Burak Tansan. Ma guardando a un orizzonte più ampio, diciamo di almeno 6-7 anni, allora si potrebbe pensare di cercare quest'azienda anche in uno dei paesi del Nordafrica. Nonostante la cronaca di questi giorni faccia credere il contrario.
micaela.cappellini@ilsole24ore.com
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Marchi che saranno famosi
Nei paesi emergenti ci sono 100 aziende capaci di tenere testa alle multinazionali occidentali. La classifica viene aggiornata ogni anno dagli esperti di Boston Consulting Group, che per questa edizione hanno introdotto 23 new entry. Dalla Cina - che fa la parte del leone - alla Thailandia, dal Sudafrica all'Arabia saudita, ecco i nomi e i profili di questi sfidanti. Aziende poco conosciute da noi ma già leader di mercato nella regione in cui operano: concorrenti con cui le nostre imprese devono fare i conti, ma anche potenziali alleati per assicurarsi uno sbarco di successo in questi mercati ad alta crescita

Auto targate Hangzhou
È uno dei maggiori produttori d'auto della Cina
L'affare Volvo
L'anno scorso acquistò la casa svedese per 1,8 miliardi $
Petrolio thailandese
La società vanta un fatturato da 46 miliardi di dollari
Investimenti record
Stanziati per i prossimi 10 anni oltre 100 miliardi $
Un big dell'acciaio cinese
La società fattura oltre 15 miliardi di dollari
Top ten mondiale
È tra i primi dieci produttori di acciaio al mondo

Thailandese il re della Pet
È il maggior produttore al mondo di questa plastica
Presenza globale
Ha fabbriche in Asia, Europa
e anche negli Stati Uniti
Oltre il petrolio in Arabia
L'azienda saudita è un grande produttore di fertilizzanti
Fatturato in crescita
Gli incassi di Sabic si aggirano sui 27 miliardi di dollari
Telefonia made in India
Colosso delle tlc mobili,
ha 200 milioni di abbonatit
Crescita record
Negli ultimi 5 anni il fatturato è cresciuto in media del 38%
Gli aerei secondo Lima
Leader per i collegamenti all'interno del Sudamerica
Maxi-fusione
Nel 2010 si è fusa con Tam, la maggiore compagnia barsiliana
Sudafricana la miglior carta
Sappi è fra i maggiori produttori al mondo di carta
Sulla rotta occidentale
Possiede fabbriche anche in Europa e Nordamerica
Conglomerata sudafricana
Spazia dalla distribuzione alimentare alle auto al cargo
Primato quasi mondiale
È il più grande distributore alimentare al di fuori degli Usa
La Cina cresce nel solare
È il maggior produttore al mondo di wafer multicristallini
Nell'export la sua forza
Il 75% del suo fatturato deriva dalle vendite all'estero
Carburanti sintetici
È sudafricano uno dei più grandi produttori al mondo
Bilanci di tutto rispetto
Fattura oltre 16 miliardi $, per la metà generati all'estero
Perla nera dell'Indonesia
È tra i maggiori produttori
al mondo di carbone
Fatturato record
Ai mercati esteri deve il grosso dei suoi 3,2 miliardi $
Big Pharma parla indiano
La società produce farmaci generici e a marchio proprio
Campagna acquisti
Ha fatto shopping in Germania, Australia, Giappone e Sudafrica
Ascensori made in China
È uno dei maggiori produttori al mondo e fattura 8 miliardi $
Molte alleanze nel paniere
Conta oltre 50 joint ventures, tra cui Siemens e Mitsubishi
Costruzioni targate Cina
La compagnia fattura oltre 22 miliardi di dollari l'anno
5mila progetti in cantiere
Sono oltre cento i paesi in cui la società opera
Elettrodomestici messicani
Possiede 18 stabilimenti produttivi nelle Americhe
Le alleanze stategiche
Mabe fa gioco di squadra
con Ge e Fagor
Esperti di idroelettrico
Suoi la metà dei contratti mondiali per nuovi impianti
I mercati nel mirino
L'azienda cinese punta su Africa, Asia e Medio Oriente
Il solare brilla su Pechino
Chint group scommette sulle tecnologie per le rinnovabili
Core business
Al centro della sua attività
ci sono i componenti elettrici
Nei materiali refrattari
La società brasiliana è la terza più grande al mondo
Gli impianti produttivi
Ne ha 28 sparsi fra Europa, Sudamerica e Stati Uniti
La Cina sbarca in Australia
La società ha acquisito le miniere Felix Resources
Quotata a New York
È la prima società mineraria cinese sbarcata a Wall street
Lo sfidante egiziano
Produce apparecchiature elettriche, cavi e trasformatori
Peso massimo in Africa
In molti paesi africani, è
il leader di mercato
La Russia regina del nickel
È il maggior produttore al mondo anche di palladio
Il fatturato 2009
Le vendite in 20 paesi hanno generato 10,2 miliardi $
Sbarco in Italia nel 2008
Il gruppo cinese comprò la Cifa per 500 milioni di euro
Macchinari per l'edilizia
È tra i maggiori produttori al mondo; cresce del 60% dal '92

14/02/2011
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