In sordina, arriva il « Buy Chinese»
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In sordina, arriva il « Buy Chinese»

In sordina, arriva il « Buy Chinese»

Federalismo neoprotezionista. Barriere asiatiche
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Luca Vinciguerra
SHANGHAi. Dal nostro corrispondente
In tempi di crisi come di prosperità, la Cina si conferma il Paese dei paradossi. Dopo aver criticato la campagna del "buy american" rispolverata dall'Amministrazione Obama, Pechino riesce a fare perfino di peggio promuovendo (in sordina) la campagna del "buy local".
L'imperativo categorico ad acquistare materie prime, semilavorati e prodotti di prima necessità sul mercato domestico non viene dal Governo centrale, ma dalle Province. Che di fronte al ritorno a casa di eserciti di emigrati rimasti senza lavoro hanno varato una serie di disposizioni per utilizzare al meglio le risorse locali (non quelle dell'intera Cina, ma della sola Provincia) e minimizzare le importazioni. L'iniziativa più clamorosa è quella annunciata dall'Anhui. Questa povera Provincia, serbatoio di braccia a basso costo per le industrie manifatturiere di Shanghai e del Jiangsu, ha da poco annunciato un pacchetto di misure per proteggere i grandi gruppi locali dalla concorrenza straniera.
Da marzo, recita la disposizione del Governo dell'Anhui, le aziende meccaniche, elettromeccaniche e di costruzioni dovranno utilizzare l'acciaio prodotto da Maanshan Steel, cioè dall'industria siderurgica locale. Da aprile, invece, tutti i produttori di energia saranno tenuti a «cooperare strettamente» con le miniere di carbone locali. E da maggio le due case automobilistiche, Chery Automobile e Jianghuai Auto, riceveranno una serie di incentivi per aumentare le loro vendite sul territorio; inoltre, le autorità governative e le compagnie di taxi locali saranno obbligate ad acquistare veicoli prodotti dai due gruppi automobilistici della provincia.
Ma l'Anhui non è l'unica regione cinese ad aver ceduto alle tentazioni neo-protezionistiche. Approfittando del Capodanno Lunare, altre province hanno approvato misure a sostegno dell'industria locale. Nella città di Changchun, provincia di Jilin, le autorità governative dovranno comprare auto del gruppo cinese Faw e verranno date agevolazioni ai consumatori che sceglieranno queste autovetture. Nella provincia di Hainan i Governi locali e le società di taxi dovranno comprare auto prodotte nella regione da Haima. A Pechino nessuno ha avuto niente da obiettare, sebbene in Cina il "protezionismo locale" sia vietato ormai da quasi una decina d'anni.

19/02/2009
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