Roma, 12 mag. – L'ha fatta franca per tre giorni prima di finire in manette l'uomo che, con un colpo da decine di milioni di dollari al Museo della Città Proibita, ha messo in imbarazzo la Cina. Shi Bokui – questo il nome del ladro – è stato arrestato mercoledì sera dalla polizia di Pechino mentre si trovava in un internet point di Fengtai, distretto meridionale della capitale cinese. Secondo quanto dichiarato dalla polizia, Shi - ventottenne proveniente dalla provincia dello Shandong - ha subito confessato il reato. Quanto alla refurtiva, due dei nove oggetti che mancano all'appello erano già stati ritrovati (lievemente danneggiati) sul pavimento del Museo lunedì mattina; gli altri sette, invece, sono stati trafugati, ma la polizia assicura di essere già rientrata in possesso di alcuni di essi. I cofanetti per la cipria di oro e argento decorati con gemme preziose e specchietti – uno dei quali risale agli anni '50 ed è firmato Tiffany - che costituiscono il bottino di questo Arsenio Lupen cinese, fanno parte della collezione di Peter Fung Yiu-fai custodita al Liangyi Museum di Hong Kong. I pezzi d'arte si trovavano nella capitale per una mostra temporanea che, assicurano gli addetti ai lavori, proseguirà comunque fino al 27 giugno.
Secondo una prima ricostruzione, il ladro si sarebbe nascosto nelle stanze del Palazzo dell'Astinenza del Museo domenica sera poco prima della chiusura per poi realizzare il furto prima della mezzanotte. Il portavoce del Museo del Palazzo Feng Nai'en ha però ammesso di non avere idea di come il ladro sia riuscito ad eludere tutti i sistemi di sicurezza, telecamere, staff e cani inclusi. Ma ieri il Beijing Evening News ha riportato le dichiarazioni di una fonte anonima secondo cui l'uomo sarebbe riuscito a tagliare i cavi elettrici e a mettere fuori uso il sistema di sorveglianza. Migliaia di telecamere poste all'interno dell'antica residenza dell'Imperatore sono però collegate direttamente agli uffici delle autorità per la sicurezza pubblica della città. Dalla polizia ancora nessuna ipotesi sulla dinamica del colpo. E se sulla ricostruzione i dubbi sono ancora molti, sulla 'preparazione' di Shi Bokui gli esperti del museo sono più che certi; in fatto di arte, il ladro non è certo uno sprovveduto: "Conosce bene il valore degli oggetti d'arte lo dimostra il fatto che ha tentato di rompere una teca in cui sono custoditi i pezzi più preziosi" ha dichiarato Wong Ha-hung curatrice del Liangyi. Arrestato il colpevole, recuperata parte della refurtiva, al Museo resta ora l'imbarazzo per aver permesso la realizzazione di un simile furto con una tale facilità. "E' una vergogna per il buon nome del Museo che si assume la completa responsabilità di ciò che è accaduto" aveva dichiarato ieri mattina in una conferenza stampa Feng. "Il Museo è già al lavoro per studiare e valutare la possibilità di istallare sistemi di sicurezza più efficaci e moderni". Intanto il vice-ministro della Pubblica Sicurezza Zhang Xinfeng ha annunciato una campagna nazionale di otto mesi per mettere un freno alla crescente ondata di furti di beni artistici e culturali. di Sonia Montrella
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