In galleria mattoni e web sono le strategie vincenti
Il mercato dell'arte stimola anche altri settori: nel 2010 sono stati spesi 11 miliardi di euro in servizi quali marketing (2,1 miliardi), assicurazioni, conservazione e restauro. Solo nella Ue sono stati spesi 3,8 miliardi e impiegati 113mila lavoratori. In particolare nel bilancio dei galleristi è cresciuta la voce «fiere d'arte internazionali», per le quali sono stati spesi 1,6 miliardi di euro. La partecipazione alle fiere è centrale nella strategia di business dei galleristi che registrano durante questi eventi la gran parte delle vendite. Sono sempre più in calo, invece, le vendite in galleria, in alcuni casi rappresentano solo il 5% del volume d'affari. Fortemente contrastate dalle vendite all'asta. Per questo in fiera c'è la necessità di allearsi per ricreare quell'«eccitazione da sala d'asta» che nasce quando vari acquirenti si trovano a competere in un unico ambiente. I galleristi poi tendono ormai sempre più a specializzarsi, ma ciò comporta un aumento del rischio. Per ridurlo cercano di espandersi sul piano internazionale: il 28% ha registrato la metà delle vendite al di fuori dei confini nazionali; un altro 11% addirittura i tre quarti. Mentre Stati Uniti, Germania e Italia rimangono più legate al mercato interno con rispettivamente l'81%, 80% e 86% delle vendite, Francia e Gran Bretagna tendono al commercio internazionale (52% e 62%), guardando agli altri paesi Ue, agli States e all'Asia.
Che cosa ci prospetta il futuro? Sicuramente una crescita delle transazioni online, oggi rappresenta solo il 3-8% del commercio globale, ma si prevede che la vendita al dettaglio sul web andrà a sostituire la vendita tradizionale nel 2020 (stima Goldman Sachs 2010) e ciò si ripercuoterà anche sul commercio d'arte. Già ora il sito e la mail sono fondamentali per i galleristi; il modello di business vincente sarà la strategia "bricks and clicks" (mattoni e click), che unisce contatto diretto e presenza online.
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20/08/2011