Roma, 20 mag.- Pechino trasforma la Mongolia interna in una cornucopia di metalli rari. La regione, ricca di giacimenti, è parte integrante di un progetto pilota ideato dal governo cinese che mira ad aumentare le riserve di metalli rari. Ad annunciarlo è stato un funzionario del Ministero delle Risorse territoriali, il quale ha spiegato che la Inner Mongolia Baoutou Steel Rare-Earth Group Hi-Tech co., uno dei maggiori produttori cinesi, costruirà dieci depositi di metalli rari nella città di Baoutou. L'azienda riceverà uno sconto sugli interessi di 30 milioni di yuan per due anni da parte della casa madre Baotou Steel Group e dei governi locali.
L'investimento cinese si presenta proficuo se si considera il largo impiego di questo tipo di materiali nei beni di consumo, quali ad esempio le batterie e i magneti utilizzati nei motori elettrici. La Cina, con un 'magazzino' dal valore di 52 miliardi di tonnellate (il 66% del totale mondiale), si piazza al primo posto nella classifica dei maggiori produttori. Il legislatore cinese non ha ancora definito una regolamentazione per le estrazioni di minerali; i vari tentativi promossi dal governo a partire dal 2007 non hanno generato un accordo fra le parti sui modelli di diversificazione dei metalli. La pianificazione delle estrazioni sembra essere ormai uno dei principali obiettivi del Dragone: qualche giorno fa il Ministero delle risorse territoriali ha ordinato alle amministrazioni locali di supervisionare le aree ricche di metalli e di porre freno alle attività illecite.
Quello delle riserve di metalli rari non è il primo tentativo della Cina di rendersi indipendente dalle importazioni delle materie prime: qualche mese fa il governo ha dato il via alla costruzione di una riserva di petrolio della portata di 5,4 milioni di metri cubi nella regione dello Xinjiang. Secondo Paese al mondo per il consumo di petrolio, la Cina importa dall'estero circa la metà dell'intero fabbisogno energetico. "Nel 2008 il valore delle importazioni ha raggiunto quasi i 179 milioni di tonnellate, registrando un aumento annuale del 9,6%. Seguendo questa tendenza, nel 2020 il Paese dipenderà dall'estero per il 60%" ha riferito la National Development and Reform Commission..
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