L'antica pratica del prestito informale si è trasferita sul web e, tra i milioni di internauti cinesi, sono in aumento quelli che ricorrono a Internet per risolvere i propri problemi di soldi. Se per privati e piccole aziende ottenere prestiti è sempre stato problematico, lo è ancor di più in questo periodo di crisi, in cui le istituzioni bancarie sono meno disposte a fare credito. E allora ci si rivolge ad apposite compagnie, come la cinese CreditEase che, dalla sua fondazione nel 2006, ha svolto il ruolo di tramite per operazioni di credito che ammontano a un totale di 22 milioni di euro. La compagnia mette in contatto imprenditori o studenti, che necessitano di piccoli prestiti compresi tra i 120 e i 12000 euro, con i creditori, che ricevono profitti annui del 12%. I beneficiari del prestito pagano alla CreditEase una commissione variabile dal 3 al 10% del prestito. Tang Ning, direttore generale della compagnia, spiega che coloro che chiedono prestiti sono sottoposti a minuziosi controlli e il denaro dei creditori è 'spalmato'su diverse operazioni di credito. "Siamo solo una piattaforma di consulenza" continua Tang, "fungiamo da tramite e ci occupiamo dei controlli del credito". I casi di insolvenza vengono gestiti dal tribunale. Il successo della CreditEase è, a differenza di analoghe compagnie statunitensi, determinato anche dall'appoggio dei governi locali e dalla legge cinese che permette prestiti tra privati. Quello del prestito al di fuori delle istituzioni bancarie è una pratica diffusissima in Cina, e va dal prestito tra compagnie a quello informale tra famiglie e amici, fino ai casi di prestiti a pegno e usura pesante. Secondo alcuni studi il tasso di 'prestito informale' rappresenta il 10-20% del totale e molte sono le voci di dissenso verso queste pratiche e verso lo scarso sostegno delle banche ai privati. Yuan Gangming, economista presso l'Accademia cinese delle scienze sociali, ha infatti dichiarato che "il governo ha annunciato numerose misure, ma non è stato fatto alcun progresso".