Pechino, 24 mag.- Una missione di importanza fondamentale, frutto di un lavoro durato anni, che rischia di essere messa a repentaglio dalle mancanze della politica: mancano sei giorni esatti alla missione di sistema delle imprese italiane in Cina, organizzata da ICE (Istituto per il Commercio Estero), Confindustria e ABI (Associazione Bancaria Italiana) sotto l'egida del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero degli Affari Esteri, che si snoderà tra Chongqing, Pechino e Shanghai. Ma con le dimissioni del ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola – e soprattutto in assenza di una veloce sostituzione – il pericolo è che la Cina riveda al ribasso i componenti della sua delegazione. Per le complesse liturgie del Partito Comunista Cinese si tratta praticamente di una questione algebrica: in assenza di una guida di rango ministeriale, il ministro del Commercio non è tenuto a partecipare. Così, mentre a Pechino prosegue un intenso lavoro diplomatico per garantire alle centinaia di imprese italiane in partenza una copertura adeguata, gli occhi sono puntati su Roma, dove il Consiglio dei Ministri in programma domani dovrebbe designare il sostituto di Scajola. Ma potrebbe essere già troppo tardi: "Si tratterebbe di un duro colpo, dal quale ci vorrebbero un paio d'anni per riprendersi" commentano fonti diplomatiche. Un ritardo che l'Italia rischia di pagare caro, in un terreno di scontro rappresentato dall'economia col tasso di crescita più alto del mondo. A tutto vantaggio dei paesi concorrenti.