Un'indagine del Wto (Organizzazione mondiale del commercio) per valutare la legittimità delle restrizioni sulle importazioni di prodotti di pollame: questa volta non sono Europa e Stati Uniti ad accusare la Cina di protezionismo tanto da richiedere l'intervento del Wto, ma viceversa. Causa del braccio di ferro tra Cina e Stati Uniti è il ''comportamento discriminatorio degli Stati Uniti che danneggia il commercio cinese e costituisce una violazione di tutti gli accordi commerciali internazionali'', spiega una nota dell'agenzia Xinhua. Le restrizioni americane sulle importazioni di polli cinesi risalgono al 2004 e furono poste a seguito del rischio epidemia generato dalla febbre aviaria. Nonostante il cessato allarme, Washington continua a considerare la carne di pollo cinese poco sicura per i consumatori americani. La Cina intende continuare la sua battaglia. Dopo l'ennesimo rifiuto dell'indagine da parte degli Stati Uniti, alla prossima richiesta il Wto sarà infatti costretto a formare un panel di esperti. Bene invece il versante delle importazioni verso la Cina, che l'anno scorso ha acquistato dagli Stati Uniti 580 mila tonnellate di pollame, pari al 75 per cento dell'import totale nel settore. Lo scorso 7 luglio si è tenuta a Pechino la conferenza sino-europea 2009, organizzata dall'associazione governativa China animal agricolture con l'obiettivo di rafforzare lo scambio bilaterale e la cooperazione nell'industria del pollame.