di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 25 set. - Parte con un annuncio sulla lotta alle emissioni da parte di Pechino la prima visita ufficiale del presidente cinese Xi Jinping a Washington, dove ieri ha avuto una cena di lavoro alla Blair House con il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Il clima rappresenta uno dei punti di intesa tra le due sponde del Pacifico, ma gli impegni delle prossime ore si concentreranno soprattutto sulle differenze tra i due Paesi e sui sospetti reciproci.
L'arrivo a Washington è stato tra i più accoglienti anche se Xi Jinping è arrivato nella capitale a solo poche ore dal termine della visita di Papa Francesco, trasmessa live dalle maggiori emittenti televisive Usa. La sua presenza nella capitale federale rischia di passare in secondo piano a livello mediatico, anche se secondo l'ex responsabile per l'Asia della Casa Bianca, Kurt Campbell "sono passati decenni da quando un incontro tra Cina e Stati Uniti è stato più importante" di quello in corso in queste ore.
Per Xi, la visita negli Stati Uniti dovrà servire a forgiare "un nuovo modello di relazioni tra Paesi maggiori", una definizione da lui stesso coniata per descrivere il rapporto tra Cina e Stati Uniti, ma per Obama a contare saranno soprattutto le divergenze tra le due sponde del Pacifico, a cominciare dallo spionaggio informatico. La Casa Bianca ha reso noto nelle scorse ore che l'opzione di imporre sanzioni alla Cina per i furti informatici a danno di aziende ed enti governativi Usa non è ancora stata scartata. Washington ritiene che dietro gli atti di pirateria informatica ci siano hacker sponsorizzati dal governo cinese.
Fin dall'inizio del suo viaggio negli Usa, cominciato tre giorni fa a Seattle, Xi Jinping ha cercato di placare i timori statunitensi affermando l'estraneità della Cina ai cyber-crimini subiti da Washington e la necessità di combattere insieme questo fenomeno che colpisce anche Pechino.
Cina e Stati Uniti sono però divise da una profonda diffidenza: lo scorso anno la Cina aveva disertato un meeting congiunto con gli Usa dopo che un tribunale statunitense aveva giudicato colpevoli di cyber-spionaggio cinque militari dell'esercito cinese, e i rapporti tra Washington e Pechino si sono incrinati ancora di più a giugno, quando il Washington Post aveva svelato il furto di dati sensibili di quattro milioni di funzionari ed ex funzionari governativi statunitensi da parte di hacker che gli Usa ritengono vicini, se non sponsorizzati, dal governo centrale cinese. Per evitare un'escalation della tesione, nelle ultime ore si è parlato di una possibilità di accordo di "no first use" tra i due Paesi, anche se servirà un impegno comune maggiore sul tema. "Non si tratta di una lieve irritazione - aveva definito nei giorni scorsi il problema il consigliere per la Sicurezza Nazionale Susan Rice - E' una preoccupazione economica e di sicurezza nazionale per gli Stati Uniti".
Sul piano commerciale, la visita di Xi negli Usa ha già dato vita all'accordo per l'acquisto di 300 Boeing, per un valore complessivo di 38 miliardi di dollari, e la stessa azienda americana sta progettando il primo stabilimento al di fuori dei confini statunitensi proprio in Cina, una scelta che negli Usa l'ha portata a dovere affrontare critiche per un possibile disimpegno in casa. Gli scambi bilaterali tra i due paesi ha raggiunto quota 555 miliardi di dollari lo scorso anno e la Cina punta ad attrarre maggiori investimenti dagli Usa, soprattutto nel settore dei prodotti ad alta tecnologia. Dall'altra parte gli Stati Uniti temono i segnali di rallentamento di Pechino e un'ulteriore svalutazione dello yuan, finora esclusa ufficialmente dal governo cinese e dallo stesso Xi in un'intervista rilasciata al Wall Street journal prima della partenza per Seattle.
Altro punto di frizione saranno i colloqui sul Mare Cinese Meridionale, che Pechino ritiene quasi per intero parte integrante delle proprie acque territoriali. L'atteggiamento assertivo della Cina è motivo di forte risentimento e di dispute con altri Paesi della regione per la sovranità su alcune isole disabitate ma rivendicate dalla Cina e su cui sono stati compiuti lavori di ampliamento a fini militari. Nonostante le promesse di agosto sulla fine degli ampliamenti, pochi giorni fa immagini aeree americane avevano mostrato nuove costruzioni per una pista di atterraggio su un'isola contesa con le Filippine. Pechino aveva sfoggiato la potenza del proprio arsenale il 3 settembre scorso durante la grande parata per i settanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, uno spettacolo visto anche al Pentagono, che solo poche ore prima dell'inizio aveva annunciato la presenza di cinque navi da guerra cinesi nello stretto di Bering, di fronte all'Alaska, dove proprio in quelle ore si trovava Obama in visita. Alla provocazione ne ha fatto seguito un'altra, pochi giorni dopo l 15 settembre: un caccia cinese, aveva riferito di nuovo il Pentagono, si era avvicinato in volo sopra il Pacifico a un aereo spia statunitense, sfiorando l'incidente aereo.
Il clima tra Cina e Usa è più rilassato, invece, sui punti di comune accordo tra Cina e Usa. L'impegno comunque di Washington e Pechino sulla lotta ai cambiamenti climatici ha già portato a un primo annuncio da parte di alcuni funzionari della Casa Bianca sullo schema cap-and-trade che Pechino intende estendere a livello nazionale entro il 2017 per limitare le emissioni inquinanti: il nuovo piano ha già ottenuto i primi giudizi positivi da parte delle organizzazioni ambientalisti americane e cinesi e segna un nuovo passo verso la conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici di dicembre prossimo. Il consenso tra le due potenze è atteso anche sul versante dell'impegno contro la proliferazione del nucleare: Obama e Xi discuteranno anche degli ultimi sviluppi sull'accordo di Vienna sul programma nucleare iraniano e sulla minaccia proveniente dalla Corea del Nord.
25 settembre 2015
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