Il vassoio di Alessi rompe gli schemi e parla cinese
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Il vassoio di Alessi rompe gli schemi e parla cinese

Il vassoio di Alessi rompe gli schemi e parla cinese

DESIGN
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Cos'hanno in comune un Paese in profonda trasformazione come la Cina, un vassoio e Alessi?
Il dilemma è presto svelato: un metaprogetto. Per i meno avvezzi alle attività progettuali (e come recita la nota del celebre marchio), una sorta di ipotetico scenario socio-culturale nel l'ambito del quale nascono dei veri e propri nuovi progetti.
Insomma, come cambia il mondo? Come vorremmo che cambiasse? Ancora una volta Officina Alessi ha voluto esplorare nuove possibili strade di sviluppo combinando tra loro aspetti dell'architettura e del l'industrial design. Dopo i metaprogetti "Tea & Coffee Piazza" e "Tea & Coffee Towers", Alessi presenta la nuova sfida "(Un)Forbidden City", un progetto che vede impegnati otto celebri designer cinesi a reinventare uno degli archetipi del marchio: il vassoio. L'obiettivo, capire cosa si cela dietro a un oggetto e soprattutto confrontarsi sul ruolo dell'architettura partendo dalle tradizioni culturali dell'Oriente e dell'Occidente.
Il risultato della sfida sono otto diversi vassoi, per i quali i designer hanno utilizzato o unito materiali diversi. Per Chang Yung Ho, Wang Shu, Zhang Ke e Zhang Lei la scelta è caduta sull'acciaio inossidabile. Ma Yan Song ha giocato sul mix di mogano e acciaio, Liu Jia Kun su quello tra alluminio e acciaio, Gary Chang – uno dei 22 architetti che ha preso parte a "Tea & Coffee Towers" e il coordinatore di "(Un)Forbidden City" – su quello tra acciaio e melammina e solo melammina è stata la scelta di Urbanus.
Gli otto progetti saranno esposti fino al 31 ottobre in una mostra – curata da Chang – allestita al Aether Art Space Gallery di Sanlitun. In occasione della mostra "(Un)Forbidden City", lo spazio della galleria verrà trasformato in una tipica sala attrezzata per il gioco del mahjong, ambiente diventato famoso anche per aver fatto da sfondo a molti film di gangster cinesi. Al posto delle affollate e rumorose stanze verrà ricreato uno spazio surreale con dodici tavoli da mahjong.
Su ciascuno di questi verrà esposto uno degli 8 progetti di "(Un)Forbidden City" e le presentazioni del metaprogetto da parte di Alberto Alessi e di Gary Chang. Un tavolo illustrerà al visitatore la storia di Alessi e infine un vero tavolo da mahjong dispiegherà 144 tessere riproducenti altrettante icone di prodotti Alessi.
Gli otto vassoi saranno inseriti nel catalogo Officina Alessi e messi in produzione il prossimo anno all'interno della collezione primavera-estate 2012.
Un progetto, però, che va al di là del prodotto perché «così come i servizi da tè e caffè erano stati scelti come simbolo del paesaggio domestico per creare microarchitetture da tavola, ora il vassoio simbolizza una sorta di ponte tra due culture apparentemente distanti,con l'intento comune di innovare il paesaggio casalingo rivolgendosi ai talenti contemporanei del mondo dell'architettura».
Con il progetto "(Un)Forbidden City" Alberto Alessi si domanda, un po' provocatoriamente, se esista un confine tra il pensare e il produrre, cioè tra il designer e l'industria. Ambedue gli artefici, chi disegna e chi produce, non esercitano ognuno reciprocamente anche un'attività produttiva e un'attività di pensiero?
Gary Chang e i suoi sette colleghi proveranno a rispondere a questi interrogativi, sempre più centrali nella pratica delle fabbriche del design italiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

17/10/2011
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