Di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 25 set. - Non ti fidare degli americani. Il popolo della rete avverte il presidente cinese in questi giorni in visita ufficiale negli Stati Uniti, dove nella serata di ieri, ora di Washington, ha cominciato la seconda (e più impegnativa) parte del viaggio, quella nella capitale federale, dove è stato ricevuto dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. I pareri dei netizens cinesi sui primi giorni di visita negli Stati Uniti di Xi, raccolti dall'agenzia Bloomberg, sono tra i più diversi e salaci. Uno di loro non nasconde la diffidenza verso la cucina americana. "Persino il capo di un villaggio mangia meglio di te - scrive rivolgendosi a Xi - che miserabili!". Qualcun altro ironizza invece sul prezzo da pagare per le cene, 38 miliardi di dollari, il costo dei 300 Boeing che la Cina comprerà per aumentare la flotta di aerei.
La spavalderia dei netizens cinesi contrasta con i toni concilianti usati da Xi Jinping nei giorni scorsi.Prima dell'arrivo a Washington aveva incontrato i grandi industriali americani a Seattle e nelle riunioni avute con loro aveva toccato i temi sensibili che dividono Cina e Stati Uniti, per rassicurare la platea sulle intenzioni di Pechino. Xi non ha mai mancato di citare gli aspetti positivi della cooperazione bilaterale con Washington, e di spiegare, alle platee che si è trovato davanti, lo stato di salute dell'economia cinese e l'impegno cinese nel contrasto al fenomeno del cyber-spionaggio, il punto dolente di queste ore nei rapporti tra Pechino e Washington.
Molto meno politically correct, invece, i lettori dei media cinesi più famosi, come Il Quotidiano del Popolo e il China Daily - che da giorni parlano della visita di Xi negli Usa (unanimemente definita "storica") - che chiedono a Xi Jinping di non cadere nelle trappole di Obama e dei suoi, che lo assalirebbero "come un branco di iene", anche se alla fine di questo "teatro politico" rimarranno solo "molte promesse vuote, come spesso accade". Altri, ancora più drastici, dicono che la visita a Seattle è stato un errore: non si possono fare patti con gli americani, soprattutto nei settori sensibili, come quello dell'alta tecnologia. "Non bisognerebbe cercare accordi in settori strategici come il cyberspazio - afferma un lettore del Quotidiano del Popolo, organo ufficiale del partito - specialmente con i nemici".
Lo scetticismo nei confronti del gigante americano traspare anche dai dati dei dati. Solo il 17,1% dei cinesi, secondo un sondaggio condotto dalla Communication University of China ritiene Washington un partner responsabile per Pechino. Eppure, Xi Jinping ci ha provato con forza a convincere gli americani delle buone intenzioni dei cinesi. Il presidente cinese ha usato spesso le parole "amici" e "cooperazione" nei suoi discorsi. Lo sviluppo cinese è sempre "pacifico" e le intenzioni di Pechino non sono mai "ostili". Xi non ha mancato di citare alcune icone della cultura americana, da Hemingway a Mark Twain, fino alla serie tv "House of Cards" per riferirsi alla lotta alla corruzione che sta conducendo da fine 2012 capo segretario generale del Partito Comunista Cinese. Proprio quest'ultima citazione ha fatto inarcare il sopracciglio degli osservatori più attenti. "Dove lo hanno visto! - afferma un netizen che si finge sorpreso - sono riusciti a bypassare la censura?".
25 SETTEMBRE 2015
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