Il Padiglione Italia resta in Cina
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Il Padiglione Italia resta in Cina

Il Padiglione Italia resta in Cina

Dopo l'Expo. A fine mese l'accordo con le autorità locali per la conservazione degli stand che hanno conquistato il pubblico
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Il Padiglione italiano allestito per l'Expo 2010 resterà a Shanghai.
«Il governo cinese ha appena dato via libera all'operazione e a fine mese firmeremo l'accordo con le autorità shanghainesi», annuncia Beniamino Quintieri, commissario generale del governo italiano per l'Expo 2010.
Disegnato dall'architetto Giampaolo Imbrighi e realizzato con materiali innovativi rigorosamente made in Italy, dall'inizio di maggio alla fine di ottobre il Padiglione tricolore ha ospitato oltre 7 milioni di visitatori, risultando uno dei più gettonati dal pubblico. «La scelta dei cinesi è il risultato di questo gradimento: il nostro Padiglione è piaciuto tanto e così Shanghai vuole tenerselo per sempre», spiega Quintieri.
I contratti siglati a suo tempo dai 168 paesi partecipanti parlano chiaro: entro sei mesi dal fischio finale dell'Expo 2010, i padiglioni vanno smantellati e l'area sottostante va riportata a prato verde. Con qualche eccezione, ovviamente a totale discrezione dei cinesi, per le strutture più belle. «Ancora non c'è niente di definito, ma oltre al nostro resteranno in piedi solo altri 2 o 3 padiglioni. È un bel risultato di cui andare fieri», aggiunge il commissario.
All'interno del Padiglione dovrebbero restare le strutture più grandi e imponenti che in questi mesi sono diventate i nuovi simboli dell'Italia in Cina, come il Palladio, l'Orchestra e la Cupola. Gran parte del resto degli allestimenti, invece, sarà trasferita su esplicita richiesta del Comitato Organizzatore nel Museo Permanente dell'Expo che sarà inaugurato nel 2012.
Ma al di là della soddisfazione per la scelta cinese, la permanenza del Padiglione italiano a Shanghai potrebbe avere delle concrete ricadute per l'attività del Sistema Italia oltre la Grande Muraglia. «L'Italia fa molte cose in Cina di cui, però, spesso non si accorge quasi nessuno perché si tratta di iniziative un po' frammentarie e poco visibili per il pubblico locale - osserva Quintieri -. Ora la presenza di un punto di riferimento fisso nella capitale economica del paese potrà essere utile per dare maggiore visibilità alla nostra promozione economica, commerciale e culturale. E potrà essere utile anche per captare l'attenzione dei media cinesi, che in questi sei mesi hanno seguito numerosi con grande attenzione e curiosità le attività del Padiglione».
La permanenza del Padiglione Italia a Shanghai, dunque, è una grande opportunità per il Sistema Italia. «Ma per sfruttarla servirà l'impegno e lo sforzo di tutti - avverte il Commissario dell'Expo 2010 -. Imprese, associazioni, istituzioni pubbliche, Regioni dovranno subito mobilitarsi per organizzare un programma di attività da proporre nel Padiglione».
Già perché d'ora in poi il palazzone da 7.800 metri quadrati che ha ospitato la kermesse tricolore di italiano avrà solo nome, natali e paternità. A gestirlo saranno i cinesi: per conservare i diritti di "semi-esclusiva" sull'attività della struttura (l'accordo potrebbe prevedere qualcosa del genere), quindi, l'Italia dovrà riempirlo di iniziative e contenuti che consentano al Padiglione di continuare a vivere nel segno del made in Italy.
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Nel corso dei sei mesi di apertura, l'Esposizione universale di Shanghai ha registrato 73 milioni di visitatori (97% cinesi)

Il Padiglione italiano ha ospitato oltre 7 milioni di visitatori, risultando uno dei più gettonati dal pubblico

Secondo stime l'evento avrebbe attivato circa 45 miliardi di investimenti, la stessa cifra spesa per le Olimpiadi di Pechino

Il padiglione italiano ha avuto un costo stimato totale di 19 milioni: 12 milioni i costi vivi di realizzazione, 7 milioni il valore delle sponsorizzazioni

19/11/2010
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