Il gioco dello yuan: Tokyo acquista bond cinesi

 

di Antonio Talia
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Pechino, 13 mar.- Da Pechino semaforo verde per Tokyo: il Giappone acquisterà 65 miliardi di debito pubblico cinese (7.8 miliardi di euro, o 10.3 miliardi di dollari), a conferma dell'accordo stretto tra i primi ministri delle due nazioni il 25 dicembre scorso.  "Abbiamo ricevuto l'ultima autorizzazione per l'acquisto dei bond- ha reso noto martedì il ministro delle Finanze nipponico Jun Azumi - e riteniamo che la cifra sia appropriata per raggiungere il comune obiettivo di un rafforzamento nella cooperazione economica tra Cina e Giappone".

 

Nel memorandum d'intesa siglato a dicembre, Wen Jiabao e Yoshiko Noda si impegnavano a ridurre l'impiego del dollaro negli scambi bilaterali e Tokyo confermava l'intenzione di aggiungere per la prima volta il renminbi al suo portafoglio di riserve in valuta estera. 

 

Azumi ha aggiunto che il Giappone inizierà con investimenti di lieve entità, per poi aumentare le sue quote cadenzando gli acquisti anche in base  ai possibili impatti sul mercato. Pechino, da parte sua, ha reso noto lunedì che continuerà ad acquistare debito pubblico giapponese, ma riducendo le quote in presenza di aumenti del valore dello yen per non accrescere le difficoltà di Tokyo nell'export.

 

Al centro del patto ci sono due temi di grande attualità: la diversificazione delle riserve in valuta straniera, che i due Paesi asiatici perseguono da tempo per affrancarsi da un dollaro troppo volubile, e l'internazionalizzazione dello yuan cinese.  Tokyo si è affrettata a confermare la sua fiducia nel biglietto verde, ma in passato Cina e Giappone - rispettivamente il primo e il secondo Paese al mondo per riserve in valuta estera - avevano espresso disappunto per la manovra di alleggerimento quantitativo decisa dalla Fed nel dicembre del 2010, con la quale gli Usa avevano di fatto ridotto il valore degli investimenti degli asiatici.



Pechino, inoltre, continua a lanciare manovre per  aumentare gli scambi in yuan sui mercati internazionali.
Lo yuan/renminbi, com'è noto, non è completamente scambiabile e i flussi sono sottoposti a stretti controlli del governo cinese. Dal 2009, quando ha avviato un programma pilota, la Cina ha iniziato a fissare in yuan parte degli scambi con partner come Malaysia e Argentina.



Secondo gli analisti, l'entità del patto Tokyo-Pechino ammonta a circa l'1% del totale delle riserve nipponiche e quindi non condurrà a grandi cambiamenti. Ma l'entrata del Giappone nel circolo ristretto degli investitori che acquistano debito pubblico cinese è un segno dei tempi: i due Paesi, spesso separati da tensioni nazionaliste, sono sempre più legati sul fronte commerciale.

 

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