Il Dragone giocherà la carta Pyongyang
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Il Dragone giocherà la carta Pyongyang

Il Dragone giocherà la carta Pyongyang

Pechino. La questione nordcoreana
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
La Cina si presenta al Dialogo strategico ed economico con un asso nella manica da giocare al tavolo di Washington: la crisi sul 38° parallelo. Pechino è la principale sostenitrice economica e finanziaria della Corea del Nord. La sopravvivenza del regime di Pyongyang è appesa totalmente alle robuste forniture e ai generosi sussidi cinesi.
Pechino ne è perfettamente consapevole. Gli Usa anche. Per questo l'amministrazione Obama chiederà nuovamente al governo cinese di intervenire direttamente nella crisi. Come? Facendo intendere chiaramente al regime nordcoreano che Pechino non è più disposta a tollerare colpi di testa come l'aggressione militare scatenata a metà novembre contro la Corea del Sud. La Cina, come da copione, nicchierà, promettendo che farà comunque del suo meglio per riportare Kim a più miti consigli.
Ma la mediazione cinese nella crisi coreana ha un prezzo. Dopo essere riuscita per ben due volte (ad aprile e a ottobre) a evitare che Washington la bollasse come una manipolatrice dei cambi a fini protezionistici, oggi la Cina deve convincere gli americani che la rivalutazione dello yuan potrà avvenire solo gradualmente tramite una politica dei piccoli passi.
La posizione di Pechino sul "giusto valore" del renminbi è quella di sempre. Sebbene abnorme, il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti della Cina è sopravvalutato. Per una semplice ragione: il trade deficit cinese nei confronti di Washington nella bilancia dei beni e servizi non è compreso nelle statistiche, quindi sfugge completamente anche alle valutazioni politiche delle relazioni commerciali tra le due superpotenze.
Non solo: Pechino sostiene che oggi la competitività del sistema industriale cinese nelle produzioni a basso valore aggiunto sia troppo superiore rispetto a quello americano. Prova ne sia, avverte la nomenklatura pechinese, che tra il 2005 e il 2008 lo yuan si è rivalutato di circa il 20% sul dollaro, ma ciò non ha ridotto il deficit commerciale Usa. E non ha impedito alla Cina di diventare il primo paese esportatore al mondo. Quindi la rivalutazione dello yuan non servirebbe a riequilibrare i rapporti di scambio tra Pechino e Washington.
La carta nordcoreana sarà molto utile alla delegazione del Dragone per convincere gli americani della bontà delle tesi cinesi.
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13/12/2010
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