Il credito privato allarma la Cina
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Il credito privato allarma la Cina

Il credito privato allarma la Cina

Pechino. Monito dell'authority: 350 miliardi di euro di finanziamenti bancari girati dai beneficiari a terzi
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SHANGHAI. Dal nostro corrispondente
Un uomo d'affari del Fujian sparisce nel nulla lasciandosi alle spalle 300 milioni di yuan (35 milioni di euro) di debiti. Un altro imprenditore del Jiangsu, dopo aver accumulato un passivo di oltre 100 milioni di yuan, fa nottetempo le valigie e scappa in Indonesia. Hu Fulin, presidente di Zhejiang Center Group (uno dei principali produttori cinesi di occhiali), dopo aver rastrellato due miliardi di yuan di prestiti (230 milioni di euro), molla tutto e tutti e se la svigna alla chetichella negli Stati Uniti.
Di che stupirsi? In fondo, la Cina è il Paese con uno dei più elevati tassi di criminalità finanziaria del mondo. Nessuno, infatti, a Pechino si stupisce più di tanto dei buchi lasciati dai tre imprenditori fuggiaschi nelle ultime settimane. Molti, però, iniziano seriamente a preoccuparsi perché la stangata e fuga sta diventando una pratica sempre più diffusa tra gli uomini d'affari strangolati dai debiti. Una pratica che ora rischia di destabilizzare l'intero sistema finanziario cinese. Per una ragione molto semplice: che a restare con il cerino in mano sono soprattutto i creditori privati.
È una storia intricata e contorta tipicamente cinese. I creditori privati sono società, aziendine, botteghe, consorzi di amici, famiglie, privati, che prestano soldi. Tanti soldi. In due modi: prestando denaro proprio, oppure girando a terzi i quattrini presi a prestito in banca. Ovviamente, questi finanziamenti vengono erogati a tassi d'interesse molto più elevati rispetto a quelli bancari, se non addirittura a tassi di usura.
Nel Paese ci sono centinaia di migliaia creditori privati. Di tutte le taglie. «Un tempo erano soprattutto le aziende manifatturiere a improvvisarsi banchiere, ma oggi un po' tutti erogano credito privatamente, perfino le famiglie» spiega l'economista Guo Tianyong.
I fondi vanno prevalentemente a piccole e medie imprese, per le quali l'accesso al credito è sempre stato difficile (tutto il mondo è Paese) e negli ultimi tempi, complice la stretta monetaria varata un anno fa dalla People's Bank of China per contrastare l'inflazione, è diventato quasi impossibile.
In Cina non è un fenomeno nuovo. Fin dai tempi di Deng Xiaoping i crediti privati hanno rappresentato una sorta di secondo pilastro del sistema finanziario nazionale. Senza il sostegno di questo canale di finanziamento parallelo, il decollo delle piccole e medie imprese private e il conseguente boom economico delle province costiere sarebbe stato sicuramente più lento e problematico. Per questo motivo, sebbene sia teoricamente illegale, il Governo ha sempre chiuso un occhio sul credito privato consentendone lo sviluppo pressoché incontrollato.
Così i contorni di quest'area grigia (grey lending) si sono allargati sempre di più, coinvolgendo nell'attività di finanziamento sottobanco un numero crescente di soggetti. Ma ora, con un sistema di piccole e medie imprese sempre più a corto di liquidità che fatica a finanziarsi e deve fare i conti con un'inflazione galoppante, il fenomeno rischia di andare fuori controllo e di mandare in cortocircuito l'intera catena del credito cinese.
A lanciare l'allarme, un paio di settimane fa, è stato Liu Mingkang, il presidente della China Banking Regulatory Commission (l'organo di vigilanza del settore bancario). Circa 3mila miliardi di yuan (350 miliardi di euro) di finanziamenti erogati dalle banche cinesi nelle province costiere orientali di Jiangsu e Zhejiang sono stati canalizzati da creditori privati verso il mondo delle piccole e medie imprese, ha avvertito Liu. Che ha poi aggiunto un particolare che rende il quadro ancora più inquietante: 64 aziende non operanti nel settore finanziario quotate in Borsa hanno nei loro bilanci 17 miliardi di yuan (2 miliardi di euro) di crediti privati erogati a terzi.
«Il problema è che una porzione rilevante dei prestiti privati sono stati concessi a imprenditori che investono in settori ad alto assorbimento di capitale come l'immobiliare o il minerario» spiega Ba Shusong, economista dello State Council Development Research Center. Settori sui quali, da molto tempo ormai, grava una grossa bolla speculativa. Buona parte di quei finanziamenti, insomma, ha ottime probabilità di diventare inesigibile.
Che accadrà se, per sottrarsi dalla morsa dei debiti, anche solo una frazione delle decine di migliaia di piccoli di imprenditori che oggi hanno l'acqua alla gola dovesse decidere di cavarsi dai guai facendo stangata e fuga?
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Il trend del settore
A differenza del boom del grey lending, i dati forniti dalla People's Bank of China evidenziano un trend negativo dei prestiti concessi dalle banche cinesi nei mesi che vanno da aprile a giugno. E il quadro non appare in miglioramento: nella prima metà di settembre i prestiti concessi dai quattro principali istituti cinesi (Bank of China, Agricultural Bank of China, Icbc e China Construction Bank) hanno evidenziato un calo a 87 miliardi di yuan dai 186,7 di agosto. Parallela è anche la flessione dei depositi (molto meno redditizi rispetto ai prestiti effettuati tra privati) stimata - sempre per le quattro banche principali - in 420 miliardi di yuan nei primi 15 giorni di settembre

29/09/2011
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