I pericolosi focolai di guerre commerciali
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I pericolosi focolai di guerre commerciali

I pericolosi focolai di guerre commerciali

LE TENSIONI TRA WASHINGTON E PECHINO
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Anche se l'attenzione di tutti è ora rivolta a Roma e a una crisi dell'eurozona da disinnescare, è bene non perdere d'occhio altri importanti focolai di tensione permangono e possono perturbare l'economia globale. Le frizioni riemerse tra il presidente americano Barack Obama e il cinese Hu-Jintao all'incontro a Honolulu ne sono una prova lampante. Obama ha rimproverato a Pechino il passo lento delle riforme e il mancato apprezzamento dello yuan. E ha usato toni fermi. Anche perché è alla vigilia di un anno elettorale e viene pressato dai repubblicani che hanno promosso e già votato al Senato una proposta di legge per permettere alle aziende americane di imporre dazi se provano di essere danneggiate dalla concorrenza di Pechino. Sebbene abbia appena lanciato un'iniziativa per liberalizzare gli scambi nell'area pacifica (dall'Australia al Cile, dalla Nuova Zelanda a Singapore), Obama è sensibile alle imprese Usa del solare in crisi che reclamano protezione, ritenendo impari la lotta con la concorrenza cinese sovvenzionata. Hu non si è però scomposto più di tanto e ha ribattuto a Obama che un apprezzamento dello yuan non risolverebbe i problemi americani. Ma la propensione di entrambi, a guardare prevalentemente agli interessi di casa propria dimenticando il bene comune di una libera e leale concorrenza globale, non può che preoccupare.

14/11/2011
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